“L’amore non uccide”. È questo lo slogan che accompagnerà la fiaccolata in programma per oggi alle ore 20.30 a Vigonza, in provincia di Padova, per ricordare Giada Zanola, la 33enne morta precipitando da un cavalcavia dell’A4 lo scorso 29 maggio. A volerla è stato il sindaco Gianmaria Boscaro.
Oggi a Vigonza una fiaccolata per ricordare Giada Zanola, uccisa dall’ex compagno
Riunirsi e passeggiare per le vie del centro sarà, per i cittadini, un modo per onorare il ricordo della 33enne ma anche per riflettere su ciò che le è accaduto e mostrare vicinanza alla sua famiglia. I fatti risalgono al 29 maggio scorso.
La donna, madre di un bambino di tre anni, è stata trovata senza vita sulla carreggiata dell’autostrada A4 alle prime luci del mattino. Il sospetto è che sia stata gettata dal cavalcavia soprastante dall’ex compagno Andrea Favero, che da qualche giorno è in carcere con l’accusa di omicidio.
Sembra che vivessero da separati in casa dopo aver annullato il matrimonio già fissato per settembre e che Zanola avesse intrapreso una relazione con un altro uomo: a breve avrebbe anche iniziato a lavorare nel suo distributore di benzina.
Secondo alcune sue amiche, le liti, tra loro, si erano fatte frequentissime: si pensa che il 39enne, camionista di professione, non accettasse la sua decisione di costruirsi una nuova vita e avesse paura di essere allontanato dal figlio.
Un movente che, se fosse confermato, ricorderebbe quello di altri delitti simili, di altri femminicidi: solo in Veneto, negli ultimi mesi, se ne sono registrati quattro. Oltre a quello di Vigonza, quelli di Vigonovo, Riese Pio X e Bovolenta. I nomi delle vittime sono purtroppo noti: Giulia Cecchettin, Vanessa Ballan e Sara Buratin.
La ricostruzione dei fatti
Agli inquirenti che lo hanno fermato Favero avrebbe prima raccontato di non essersi neanche accorto dell’uscita della compagna, facendo intendere che si fosse allontanata mentre lui dormiva (in effetti, attorno alle 7 del mattino, le aveva scritto il seguente messaggio: “Sei andata al lavoro?”).
Poi, cambiando versione, avrebbe ammesso di aver litigato con la stessa, sostenendo di riuscire a ricordare soltanto che si trovavano nei pressi della ringhiera del cavalcavia e che lei gli “sbraitava addosso” dicendo che gli “avrebbe tolto il figlio”. Una delle prime ipotesi era che potesse averla già colpita in casa, gettando il suo corpo nel vuoto in un secondo momento per poi provare a depistare le indagini.
L’autopsia, però, lo avrebbe escluso. Si aspettano, per maggiori dettagli, i risultati degli esami tossicologici eseguiti sui tessuti prelevati dal cadavere allo scopo di capire se Zanola possa essere stata drogata. Solo così si spiegherebbe come abbia fatto il 39enne a sollevarla di peso al di là degli oltre due metri della ringhiera del cavalcavia: se fosse stata cosciente, si sarebbe dimenata, rendendo il tutto più complicato.
Tanti ancora gli elementi da chiarire
Gli elementi da chiarire sono ancora molti, ma Favero, intanto, resta in carcere: lo ha deciso il gip sulla base dei “gravi, precisi e concordanti indizi di colpevolezza” che sarebbero emersi a suo carico. “Per noi era un ragazzo a posto”, ha dichiarato nelle scorse ore, parlando anche a nome del resto dei familiari, la sorella della vittima al Corriere della Sera.
E ha aggiunto: “Non abbiamo mai sospettato nulla, altrimenti saremmo andati subito a denunciare”. Ora si aspettano solo che venga fatta giustizia. Stando a quanto riportano diversi quotidiani locali, parteciperanno anche loro alla fiaccolata di stasera.