Si chiama Francesco Putortì ed ha 48 anni il macellaio arrestato negli scorsi giorni per aver accoltellato due uomini sorpresi a rubare all’interno della sua abitazione di Rosario Valanidi, a Reggio Calabria, uccidendone uno e ferendo l’altro: è accusato di omicidio e di tentato omicidio e, stando alle ultime notizie, dovrà restare in carcere.

Chi Francesco Putortì, il macellaio accusato di aver accoltellato due ladri a Reggio Calabria

Ieri, 30 maggio, il gip Giovanna Sergi ha interrogato l’uomo in presenza dei suoi avvocati difensori, Maurizio Condipodero e la collega Giulia Dieni, nel carcere di Arghillà, dove era stato portato lunedì notte dopo il fermo: stamattina, 31 maggio, ne ha disposto la custodia cautelare. Lo riporta l’Agi.

È accusato di omicidio e di tentato omicidio. Stando a quanto ricostruito finora, nel corso di una colluttazione avrebbe colpito i due uomini che aveva sorpreso a rubare all’interno della sua abitazione di Reggio Calabria – Alfio Stancampiano, di 30, e Giovanni Bruno, di 46, entrambi originari di Catania – con un coltello, uccidendo il primo (trovato senza vita nel parcheggio dell’ospedale Morelli, dove i suoi complici lo avrebbero lasciato durante la fuga) e ferendo gravemente il secondo (ricoverato all’ospedale di Messina).

Agli inquirenti ha detto di aver agito per difendersi, impugnando l’arma dopo che loro lo avevano aggredito. “Speriamo che il reato venga derubricato (ad eccesso colposo di legittima difesa, ndr)”, ha dichiarato ieri, dopo l’interrogatorio, uno dei legali che lo assistono al quotidiano locale Reggio Today, ventilando addirittura l’ipotesi che le ferite riportate dall’uomo morto possano essere riconducibili a un momento successivo alla rapina, magari quello della spartizione del bottino tra i vari membri della banda.

Stando alle sue parole, in casa dell’indagato non sarebbero state trovate, infatti, “tracce di sangue“. La vittima, del resto, sarebbe riuscita a scappare dall’abitazione correndo “lungo la strada”, come mostrerebbero i filmati di alcune telecamere di videosorveglianza. Saranno le indagini a confermare o a smentire questa ricostruzione.

Omicidio o eccesso colposo di legittima difesa?

Bisognerà chiarire se Putortì si sia scagliato contro i due uomini perché realmente preoccupato per la sua incolumità e quella dei suoi familiari o se invece abbia cercato di farsi giustizia da solo. A tal fine gli inquirenti avrebbero già eseguito tutti i dovuti accertamenti all’interno della sua abitazione, sequestrandola insieme all’arma bianca che avrebbe usato per accoltellare i ladri.

Ma è stata sequestrata anche l’auto di questi ultimi, abbandonata durante la fuga nei pressi di Villa San Giovanni, la località di mare salita alla ribalta delle cronache per il tragico ritrovamento di un neonato morto abbandonato tra gli scogli (vicenda per cui è finita in manette la nonna). Tra gli elementi da chiarire, anche il motivo per cui la banda avesse scelto proprio quella zona della Calabria per tentare il colpo.

Putortì, incensurato, lavorerebbe nel reparto macelleria di un supermercato dell’area. “Sta pagando un mutuo per quella casa, i soldi che hanno rubato erano quelli ricevuti dal figlio per il suo diciottesimo compleanno, da poco festeggiato”, ha spiegato l’avvocato Condipodero sempre a Reggio Today.

Il caso di Pavone Canavese

Il suo caso ricorda, per certi versi, quello di Franco Iachi Bonvin, il tabaccaio di 71 anni che nella giornata di ieri è stato condannato a cinque anni di reclusione per aver sparato a un uomo sorpreso a rubare nel suo negozio, uccidendolo. Inizialmente l’uomo era indagato per eccesso colposo di legittima difesa; alla fine è stato riconosciuto colpevole di omicidio volontario. Ecco perché.