Abbiamo recentemente pubblicato la prima parte di questa intervista al prof. Enrico Ferri sugli elementi che ritroviamo in regimi autoritari diversi, nonostante le matrici ideologiche a volte assai differenziate. Elementi ricorrenti sono la mancanza di consenso o forti condizionamenti sulla formazione dello stesso, attraverso la coercizione e il controllo degli strumenti con cui esso si forma, come l’educazione ed i media, Il consenso è assente o, di fatto, viene estorto. Altro elemento fondamentale è la riduzione del potere a strumento di una minoranza, di un partito o di un’oligarchia, che ne impedisce la circolazione fra la comunità dei cittadini e ostacola trasformazioni e ricambi. Il potere si “fissa” nelle mani di pochi, si “stabilizza” e non tollera un’opposizione reale o, semplicemente, che esso sia trasformato e gestito da altri. In questa seconda parte dell’intervista, cercheremo di confrontare, dal punto di vista ideologico e storico, comunismo e fascismo, per evidenziare ciò che li accomuna e li separa.

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Prof. Enrico Ferri (Unicusano)

Comunismo e Fascismo, somiglianze e differenze

D) Comunismo e Fascismo sono due regimi autoritari che si equivalgono?

R) Bisogna considerare almeno due piani diversi: quello teorico, ideologico, programmatico e quello storico, operativo: le due filosofie politiche e le realizzazioni storiche,  il “Comunismo reale” e il “Regime fascista”. Nel Comunismo vediamo una assai netta differenza fra la teoria filosofica, fra il comunismo pensato da un Marx o un Gramsci,  e la sua realizzazione storica, prima in Russia, poi in altri paesi europei o non europei come la Cina e Cuba. Il Fascismo e il Nazional-socialismo, non furono il tentativo di realizzare un’ideologia di un teorico o di una corrente filosofica, ma videro prima l’affermarsi di un movimento politico e poi la messa a punto di un’ideologia che lo rappresentasse. Basti pensare al fatto che i due capisaldi teorici del movimento nazional-socialista furono il Mein Kampf che Hitler scrisse in carcere dopo il fallito Pusch di Monaco, e Il Mito del XX° Secolo, di Rosenberg, una rilettura della storia dell’umanità attraverso i postulati del razzismo nazista. Un testo che, fra l’altro, già nel titolo si richiama all’opera razzista di Chamberlain, Il Mito del XIX secolo. Il testo di Rosenberg è una reinterpretazione della storia, fatta da uno pseudo-storico attraverso una pseudo scienza quale fu il razzismo.

D) Vediamo dapprima quali sono le differenze sul piano teorico fra comunismo e fascismo.

 R) Il comunismo, ma possiamo parlare anche e meglio di socialismo nelle sue varie articolazioni, fu un movimento filosofico, politico, sociale, sindacale e in senso lato culturale, assai differenziato. Si sviluppò in Europa a partire dalla seconda metà dell’Ottocento attraverso teorici come Fourier, Proudhon, Weitling, Marx, Bakunin, Kropotkin e vide la sua data di nascita sul piano storico con la prima internazionale, nel 1864 a Londra. Il comunismo, come il nome sta ad indicare, considera tutti gli uomini uguali, con una stessa natura, stessi bisogni, uno stesso destino, stessi diritti e stessi doveri morali, personali e sociali. Il comunismo come filosofia politica cerca di porre le basi teoriche su cui fondare un  movimento sociale, economico e politico capace di realizzare un mondo nuovo e una nuova umanità di persone libere ed uguali, in una società dove c’è giustizia sociale e solidarietà umana. Il socialismo, come riconobbero molti dei suoi stessi teorici, si poneva come obiettivo la piena realizzazione, cioè anche sul piano socio-economico, dei principi di libertà, uguaglianza e fraternità che caratterizzarono la Rivoluzione Francese. L’idea di uguaglianza è fondamentale: tutte le persone sono uguali, a prescindere dalla loro provenienza, dal colore della loro pelle, da qualsiasi carattere culturale o di altra natura. Da questa uguaglianza strutturale deriva la rivendicazione di stessi diritti e di una doverosa solidarietà fra tutti gli uomini, che deve mirare alla soddisfazione dei bisogni umani fondamentali, primo fra tutti quello ad una vita libera e dignitosa. Il fine del comunismo, nelle sue varie articolazioni, è quello di un nuova umanità di liberi ed uguali, senza confini, eserciti e guerre. Un’umanità di individui che interagiscono fra di loro su basi solidali, fondate sul mutuo appoggio.

D) Alcuni potrebbero dire che questo programma è più onirico che reale, che fa parte del libro dei sogni.

R) Era un programma considerato realizzabile, a partire dai grandi progressi della scienza, della ricerca, dallo sviluppo industriale, della medicina e dalle grandi conquiste dell’umanità, tutti fattori che rendevano plausibile la crescita del benessere materiale e spirituale dell’umanità nel suo complesso e una sua diffusione fra tutti gli uomini.

D) Quali furono, invece, le caratteristiche  ideologiche e programmatiche del fascismo e del nazional-socialismo?

Mussolini nel novembre 1914 fondò il Popolo d’Italia, che portava l’iscrizione “Quotidiano socialista” e che poi divenne l’organo del Partito fascista. Fino al mese prima, Mussolini era stato direttore del quotidiano del partito socialista, “L’Avanti”. I nazisti si definivano nazional-socialisti, combinando due fattori assai lontani: il nazionalismo, che si riferisce ad una comunità specifica sul piano geografico, storico, linguistico e culturale, con il socialismo che viene però declinato solo sul piano nazionale, diversamente dalla visione ecumenica dei “veri” socialisti. Questo per ricordare come fascismo e nazional-socialismo siano state due ideologie dove sono confluite componenti molteplici e differenziate.  Tanto il primo che il secondo, ma questo vale per tutti i movimenti fascisti del secolo scorso, come di oggi, sono caratterizzati da un radicale nazionalismo, da una visione gerarchica della società e delle relazioni internazionali, da una spiccata xenofobia, che spesso sconfina con il razzismo, dall’idea di un ordine mondiale che rifletta i presunti primati della “razza bianca”o dei popoli (indo) europei, per non parlare dello spiccato antisemitismo che li caratterizza.

D) Quali erano gli obiettivi politici del Nazional-socialismo e del Fascismo?

Entrambi si proponevano di ridefinire l’ordine politico dell’Europa e del mondo, secondo la nozione politica e strategica di “Reich”, di “Impero”, che di fatto riguardava, ad esclusione delle Americhe, quattro continenti, considerando che ad Oriente l’alleato giapponese, “L’Impero del Sol Levante”, aveva a sua volta un progetto egemonico che mirava a stabilire un nuovo ordine politico in Asia, ovviamente a guida giapponese.

D) In che modo la costituzione dell’Impero si saldava con i principii del Nazional-socialismo e del Fascismo?

Il razzismo è la forma più radicale di anti-egualitarismo, perché considera naturali, ineliminabili e strutturali le differenze fra le diverse “razze”, classificate su una scala gerarchica, su piani diversi di valore. Esiste una gerarchia fra le razze e ai vertici ci sono gli ariani, gli Europei. Paradossalmente, per motivi di opportunità politica, anche i Giapponesi furono considerati ariani. Il programma nazional-socialista era di riunificare in un unico Stato tutti i tedeschi, sotto la guida di Hitler: Ein Reich, ein Wolk, ein Führer. Poi assicurare a questo popolo lo “spazio vitale”, Lebensraum,   per il suo sviluppo nel presente e nel futuro. Questo spazio vitale si trovava ad Est, ovviamente. Per l’Italia, vista la diversa collocazione geografica e storica, si trattava di “restaurare” la parte mediterranea dell’Impero Romano, almeno buona parte del Nord Africa e del Mediterraneo orientale. L’attacco all’Unione Sovietica della Germania e all’Albania e alla Grecia, da parte dell’Italia, con il tentativo nel Nord Africa di spingersi fino all’Egitto, erano funzionali a questo programma. La guerra era imprescindibile per realizzarlo.

D) Se per i comunisti i valori principali sulla cui base realizzare il loro programma erano l’uguaglianza e la solidarietà, forse un po’ meno la libertà, per i fascismi europei quali erano i valori di riferimento?   

R) Non bisogna identificare il socialismo e il comunismo con il marxismo e le sue realizzazioni storiche tout court. Esiste una componente socialista, libertaria e con molte altre declinazioni dove la libertà ha un ruolo fondamentale. Ma nello stesso marxismo, almeno nella prospettiva marxiana, il fine ultimo è una società di persone uguali, solidali, libere dal bisogno, senza stato, prigioni, eserciti e guerre. Del tutto diversi i valori alla base dei fascismi europei, a partire dal regime di Mussolini: una comunità nazionale per un verso esaltata, il vecchio nazionalismo che ora si chiama sovranismo, ma governata in modo dittatoriale, cioè privata di libertà fondamentali, come quella di informarsi, di esprimersi, di scegliere i suoi governanti, se non nei limiti ristretti loro consentiti dal regime. L’obiettivo era creare un mondo diviso fra ariani e non ariani, colonizzatori e colonizzati, razze padrone e razze serve. Un mondo dove i liberi erano solo i capi, dove uguali, seppure per motivi assai diversi erano i carnefici da una parte e gli asserviti per un’altra.

D) Ma sul piano delle realizzazioni storiche, ad esempio fra regime nazional-socialista e comunismo, molte di queste differenze di valori, di idee e di programma sono venute meno. Sono diventate delle realtà simili, a questo si riferiscono, ad esempio, i politici di destra quando accomunano “tutti i totalitarismi”?

R) Certo, senza considerare che è ancora una volta un modo per eludere il giudizio storico ed ideologico sul Fascismo.

D) Ma cosa hanno in comune sul piano storico, cioè come regimi storicamente realizzati, il Fascismo e il Comunismo?

R) Quello di cui parlavo nella prima parte dell’intervista, a proposito dei caratteri distintivi di tutti i regimi autoritari: soppressione delle libertà individuali, monopolio del potere da parte di una minoranza, che tende a conservarlo, inibendo in modo più o meno esteso ogni possibilità di dissenso e di alternativa. Controllo sistematico di tutti i gangli vitali della società: scuola, economia, l’informazione e la cultura in tutte le loro articolazioni: media, televisione, cinema, editoria, stampa. Controllo delle persone a volte persino nella loro mobilità e dei loro orientamenti sessuali o religiosi.

D) Quindi, quando Giorgia Meloni pone sullo stesso piano fascismo e comunismo sostenendo che bisogna condannarli entrambi e ricordare tutte le vittime di tutti i totalitarismi esprime un giudizio storicamente fondato?

R) Non mi sembra che Giorgia Meloni abbia mai condannato il Fascismo. Se lo avesse fatto non avrebbe nessuna difficoltà a dichiararsi antifascista. Sul tema c’è un divieto di fare domande ed una sequela di non risposte. Il Fascismo e il Comunismo sono due ideologie diverse, che hanno intenti opposti. Da questa prospettiva non possono certo mettersi sullo stesso piano: un mondo organizzato come una caserma e fatto di padroni e servi, di colonizzatori e colonizzati e un’umanità di liberi ed uguali. Sul piano delle realizzazioni storiche, i comunismi, per ragioni molteplici, sono tutti o quasi divenuti delle dittature, assai simili per le conseguenze sulle libertà individuali ai regimi autoritari di destra. Ma anche su questo piano ci sono state differenze non di poco conto. Ad esempio, i regimi comunisti hanno garantito uno stato sociale che ha salvaguardato, in campi come l’istruzione, l’occupazione e la sanità, tutta la popolazione. Ma non vanno certo enfatizzati questi aspetti. In molti casi hanno solo garantito una dignitosa povertà condivisa, fatta eccezione per la nomenklatura del regime, del partito, dell’esercito e del governo, che ha goduto di privilegi in molti campi.