Se ieri era stato Ripple Labs ad aggiungere 25 milioni di dollari al super PAC (Political Action Committee) Fairshake, oggi è stato il turno di A16z per mettere altro fieno in cascina, in vista della battaglia campale che attende la criptosfera.

Anche in questo caso si tratta di ben 25 milioni di dollari, destinati a foraggiare la campagna elettorale dei candidati pro-criptovalute. Risorse che si sono già dimostrate preziose per sconfiggere una candidata considerata ostile al settore, Katie Porter, nelle primarie democratiche per il Senato della California.

Fairshake, la sua potenza di fuoco potrebbe rivelarsi determinante nella contesa elettorale

Com’è ormai noto, le aziende operanti nel settore dell’innovazione finanziaria hanno deciso di non poter restare a guardare in vista delle prossime elezioni. A spingerle in tal senso l’evidente ostilità dell’amministrazione Biden, esplicitata tramite una serie di mosse le quali hanno avuto il semplice risultato di alienare al presidente uscente ogni simpatia da parte del mondo blockchain.

Lo strumento scelto per reagire a tale ostilità è Fairshake, un super PAC verso il quale sono state convogliate massicce risorse provenienti da grandi aziende del settore. Oltre a Andreessen Horowitz e Ripple Labs, infatti, si sa che partecipano anche Coinbase, Gemini e ARK Invest.

Una vera e propria coalizione che ha destato non poco allarme nel partito democratico. Tanto da spingere lo stesso Biden a denunciare il massiccio appoggio di aziende crypto e “baroni” del petrolio a Donald Trump. Una denuncia la quale sembra fatta apposta per mantenere alta la tensione, invece di cercare di abbassare i toni.

Sono già 136 i milioni di dollari racimolati dal Super PAC

Con i 25 milioni apportati da Andreessen Horowitz, Fairshake ha già collezionato 136 milioni di dollari nei suoi capienti forzieri. Peraltro, da quanto è filtrato a margine del finanziamento, si può già affermare che il flusso di denaro verso la politica è destinato a proseguire nel corso dei prossimi anni.

Ad affermarlo a chiare note è stato Chris Dixon, il leader di a16z Crypto, prima di salire sul palco dell’evento Consensus 2024 organizzato da CoinDesk. Queste le sue parole, al proposito: “Questo è uno dei nostri numerosi sforzi politici e lo consideriamo uno sforzo a lungo termine. Saremo coinvolti – per molti anni – in questa politica. Penso che questa sia la nuova normalità.”

Peraltro, Fairshake rappresenta solo la punta di lancia di un fenomeno sempre più vistoso. Coi propri PAC Defend American Jobs (dedicato ai candidati repubblicani) e Protect Progress (rivolto a quelli democratici) ha già inondato con milioni di dollari le campagne congressuali dei due partiti. I candidati sponsorizzati dai PAC pro-crypto hanno vinto molte delle sfide in programma.

Un fiume di denaro che comporta non pochi problemi

Il vero e proprio fiume di denaro che le aziende blockchain stanno riversando sulle elezioni, a gioco lungo potrebbe rappresentare un problema di non poco conto. E non solo per la politica, ma anche per il settore dell’innovazione finanziaria.

Se è vero che le lobbies sono una tradizione di vecchia data negli Stati Uniti, tanto da essere regolamentate, Fairshake rischia di tramutarsi ben presto nel classico elefante all’interno della cristalleria. A renderlo tale il fatto di non avere contrappesi reali, a livello di pubblica opinione. In pratica, chi si oppone alle criptovalute non pensa di eliminarle, tranne poche isolate eccezioni, bensì di dare vita ad un quadro di regole in cui le stesse dovrebbero immergersi.

Chi ha provato a farlo, come Elizabeth Warren, è stato però bollato all’istante come un nemico. Il rischio, in queste condizioni, è che gli asset digitali possano continuare a esistere in una sorta di Far West, in cui vige la legge del più forte. Una nuova frontiera in cui i consumatori, però, potrebbero diventare semplice carne da macello.