Riparte ufficialmente il cantiere di riforma delle pensioni del 2025. Dopo mesi di silenzio sul fronte della previdenza e le restrizioni operate dalla legge di Bilancio 2024 sulle misure già in vigore, domani 31 maggio si riunirà il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) che dovrà elaborare un documento di proposte condivise da consegnare al tavolo del governo in vista della Manovra 2025. Il cronoprogramma impone tempi ristretti: le previsioni di preparazione dei report parlano di luglio prossimo, prima della pausa estiva.
Ma bisognerà accelerare anche perché gli ambiti di riforma delle pensioni sui quali punterà il governo sono quattro. Non si tratterà di misure ponte per avvicinare i lavoratori alla pensione o a canali di uscita anticipata, come la quota 41 – tanto attesa da chi abbia iniziato a lavorare in età adolescenziale – ma di strumenti previdenziali che possano rappresentare una riforma organica delle norme sulla previdenza, dalla contribuzione alle regole dei lavoratori professionisti che versano alle proprie Casse previdenziali, dalla previdenza obbligatoria ai fondi pensione e alla previdenza complementare.
Pensioni riforma 2025, quota 41 ancora fuori dalle discussioni: quali novità in arrivo?
Riprende da domani, 31 maggio, il tavolo di riforma delle pensioni per la Manovra 2025. Il cronoprogramma prevede la partecipazione del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) che dovrà elaborare un documento di proposte di riforma da consegnare al governo entro il prossimo mese di luglio. Dunque, sui report dell’organo presieduto da Renato Brunetta si dovranno fare le opportune valutazione su ciò che dovrà rientrare tra le norme della legge di Bilancio 2025, in tempo per la prossima stagione autunnale.
Quella del Cnel sarà una proposta di riforma dell’intero sistema previdenziale per arrivare a una legge organica che contenga le disposizioni su come i lavoratori, autonomi e dipendenti, possano andare in pensione e di come funzioni il sistema contributivo e quello complementare. Non si prevede, dunque, di discutere di singole misure e canali di pensione anticipata, come la quota 41, attesa al banco di prova della spesa previdenziale per la sua attuazione entro la fine di questa legislazione.
Le previsioni, visti anche gli ultimi sviluppi in materia di previdenza della legge di Bilancio 2024, sono per un ulteriore rinvio della quota 41 ai prossimi anni. E, probabilmente, anche le questioni aperte delle conferme di opzione donna, quota 103 e Ape sociale saranno rimandate al prossimo autunno, dopo aver presentato la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef).
Pensioni integrative, contributi, Casse previdenziali, previdenza obbligatoria: ecco cosa cambia nel 2025
Il lavoro che parte domani al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) si incentrerà su quattro novità fondamentali nell’ambito dell’attesa riforma delle pensioni. Da un punto di vista pratico, l’organo dovrà elaborare quattro distinti documenti da presentare al governo che dovranno contenere le proposte di modifica relativi:
- alla contribuzione;
- alle Casse di previdenza dei liberi professionisti;
- alle pensioni integrative e alla previdenza complementare;
- alla previdenza obbligatoria.
È probabilmente nell’ultimo punto che potrebbero rientrare nuove proposte di modifica dei principali canali di uscita attualmente in vigore, pur sempre nel contenimento della spesa pubblica per la previdenza e nella consapevolezza che, in questo momento, la questione pensionistica non sembra essere in cima all’agenda del governo guidato da Giorgia Meloni.
Proposta di riforma delle pensioni in arrivo a luglio 2024
Il primo appuntamento, quello di domani 31 maggio con inizio alle ore 9:30, vedrà la riunione del Gruppo di Alta qualificazione della Previdenza, coordinato da Domenico Garofalo, presso l’Aula I della Commissione, con l’audizione dei presidenti della Casse previdenziali. Dai singoli quattro documenti che si elaboreranno nelle prossime settimane, il Cnel dovrà essere in grado di unire in un report unico il lavoro delle commissioni, fornendo al governo un’unica proposta di legge per riformare la previdenza italiana.