Basta un gol di El Kaabi, al 116esimo minuto, a decretare la vittoria del l’Olympiacos in Conference League. La Fiorentina esce sconfitta, ancora una volta, tra la delusione dei tifosi viola presenti ad Atene e di tutti coloro che l’hanno seguita dall’Italia e in giro per il mondo. Dalla squadra di Italiano ci si aspettava di più e invece il tecnico incassa la terza sconfitta su tre finali (Coppa Italia, Conference 2023 e Conference 2024) nel giro di due stagioni. Il mister avrebbe voluto terminare questa esperienza con un trofeo, soprattutto per dedicarlo a Joe Barone, prematuramente scomparso quest’anno, e invece purtroppo non ci è riuscito e ha chiuso il ciclo tra le lacrime di molti dei protagonisti in campo e sugli spalti. Per commentare la sconfitta in finale di Conference per la Fiorentina, Lorenzo Amoruso, ex calciatore e tifoso viola, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Conference, la Fiorentina perde in finale: Amoruso a Tag24
La maledizione da finale colpisce ancora la Fiorentina che anche quest’anno chiude la stagione senza trofei. Ad Atene, contro l’Olympiacos, dopo aver perso l’ultimo atto della Conference appena un anno fa contro il West Ham, la squadra di Italiano ieri sera partiva con i favori del pronostico. Negli ultimi minuti del secondo tempo supplementare però, quando tutto faceva pensare ai calci di rigore, i greci hanno trovato il gol decisivo, che ha beffato la viola. Dai toscani ci si aspettava una partita diversa e più determinazione, considerando anche l’esperienza già vissuta. Invece la partita è filata piùttosto liscia, senza grandissime emozioni da entrambe le parti. Peccato, perché la Coppa avrebbe rappresentato il perfetto epilogo con cui chiudere il ciclo Italiano. Per commentare la sconfitta in finale di Conference per la Fiorentina, Lorenzo Amoruso, ex difensore che ha giocato con la viola per 2 stagioni, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
La Fiorentina perde l’ennesima finale: hanno sbagliato l’approccio alla gara?
“Non credo, l’approccio è stato buono, nel primo tempo direi ottimo. La Fiorentina ha creato anche quattro o cinque palle gol, ma purtroppo non è riuscita a trasformarle. Quel che non mi è piaciuto è stato il secondo tempo, in cui qualcosa è cambiato, ma non so cosa. Non vivo all’interno dello spogliatoio, ma non sono tornati in campo con lo stesso piglio. Davanti mi son sembrata inconcludenti e non c’è stata quella intensità che avevo visto nella prima frazione di gioco. Mantenere quel ritmo è sicuramente difficile, ma una squadra europea, abituata a giocare questo tipo di partite, non può abbassare così il livello”.
Cosa ti ha deluso di più
“Quello che delude più di tutto, è la mancanza dei giocatori di rilievo di questa squadra. Nico Gonzales, Arthur, in parte Bonaventura, sono stati praticamente assenti e sono scomparsi dal campo. I sostituti hanno provato a fare qualcosina, ma senza entusiasmare. Ho l’impressione che a un certo punto siano affiorati i ricordi negativi dello scorso anno e che la squadra si sia lentamente spenta”.
Ha un certo punto si sono adagiati addirittura all’idea di poter arrivare ai calci di rigore?
“Evidentemente sì, ma anche lì, nell’occasione del gol, mi sono arrabbiato molto. La squadra si è fermata per protestare, ma l’arbitro ha arbitrato dall’inizio alla fine utilizzando lo stesso metro di giudizio sia da una parte che dall’altra. A livello europeo non si può commettere un errore simile. Mentre la Fiorentina protestava, l’Olympiacos è andata avanti e ha trovato il gol. Stiamo parlando di una squadra che ormai dovrebbe avere esperienza internazionale e giocatori abituati a questo tipo di palcoscenici. In quei secondi così concitati, alla difesa non era messa bene, e la squadra ha preso gol mentre dovevano lasciar quantomeno terminare l’azione. Mi è sembrato di vedere un continuo scontro fisico, ma piuttosto regolare”.
Niente da contestare all’arbitro quindi?
“L’arbitro ha fatto la sua partita e a mio avviso l’ha condotta piuttosto bene. Ci potevano essere addirittura gli estremi per un calcio di rigore contro la Fiorentina, ma poi non lo sono andati neanche a rivedere. Martinez Quarta aveva il braccio lungo il corpo. Credo che l’atteggiamento, nella seconda parte di gara, alla lunga abbia danneggiato la viola. Questa squadra era già reduce dalla doppia delusione dello scorso anno e avrebbe dovuto curare i dettagli in maniera più approfondita, senza lasciare nulla al caso”.
A proposito di questo, pensi che anche Italiano, con le tre finali perse, abbia dimostrato di essere ancora acerbo per i match importanti?
“Se andiamo ad analizzare il percorso di Italiano dobbiamo partire dal momento in cui ha preso la Fiorentina e la crescita è innegabile. La viola lottava praticamente per non retrocedere e con lui ha fatto due finali europee e una finale di Coppa Italia. Non vedere però miglioramenti della squadra, non solo nelle finali, ma anche nel percorso in campionato, è chiaro che mi lascia pensare. Questa mancanza va condivisa anche con gli acquisti non fatti a gennaio da parte della società. Questa squadra era quarta in classifica, poi sappiamo tutti com’è andata. Dall’allenatore però mi aspetto che possa migliorare ciò che non funziona all’interno della squadra”.
E cos’è che non ha funzionato e che andava migliorato?
“La fase difensiva è stata disastrosa nel corso di tutto il campionato. E poi la Fiorentina ha sempre avuto grossa difficoltà a fare gol, anche se questa è una cosa che ci siamo ritrovati, anche in maniera inaspettata. In estate eravamo tutti convinti che Nzola e Beltran fossero degli acquisti buoni, e lo pensavo anch’io. Per quello che avevamo visto, pensavo fossero due ottimi profili, capaci di segnare con facilità. Poi, probabilmente per il sistema di gioco o per l’ambiente di Firenze, non so che dire, ma le cose sono andate diversamente”.
Palladino il post Italiano?
Il ciclo di Italiano si è concluso, senza il tofeo in cui tutti speravano. Palladino è il nome giusto per sostituirlo?
“Sembrerebbe proprio di sì. Sicuramente non cambierà molto, soprattutto dal punto di vista tattico, nell’atteggiamento della squadra. Questa mi sembra una cosa positiva perché questi giocatori sono abituati ormai da tre anni a questo tipo di lavoro. È chiaro che però adesso bisognerà capire quali saranno gli obiettivi con cui eventualmente Palladino arriverà a Firenze. Dovrà gestire il mercato, sia in entrata che in uscita, e soprattutto rivitalizzare i delusi che rimarranno e che potrebbero avere l’autostima sotto le scarpe, dopo la partita di ieri”.