Sapori, nostalgia e verità. L’iconico ristorante “Dal Bolognese”, che si trova al civico 1 di Piazza del Popolo a Roma, conosciuto per essere una meta prediletta da star, intellettuali e politici, ha recentemente cambiato proprietari.

La gestione della sede romana è stata ceduta a giovani imprenditori, mentre quella milanese rimane sotto la gestione della famiglia Tomaselli. Ma quali sono i veri motivi della vendita del locale? Ingenti debiti? Le condizioni per molti invivibili della città eterna?

Sebbene negli ultimi giorni siano uscite dichiarazioni dei titolari che riguardavano il “degrado di Roma” e una preferenza per Milano, con un’intervista esclusiva allo storico proprietario del ristorante, Alfredo Tomaselli, Tag24.it ha voluto approfondire la notizia e ha scoperto che le motivazioni sono di tutt’altra natura.

Roma, Alfredo Tomaselli titolare Dal Bolognese svela i motivi: “Ecco perché ho ceduto l’attività.” Non è per i debiti

Tutto comincia con le dichiarazioni del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che è stato recentemente intervistato da Tag24.it per discutere di alcune problematiche chiave quotidianamente affrontate dalla città: degrado e mancanza di sicurezza.

Come esempio emblematico della situazione della capitale, il nostro inviato, Thomas Cardinali, ha riportato all’attenzione del sindaco la decisione della famiglia Tomaselli di cedere la gestione del celebre ristorante “Dal Bolognese” a Piazza del Popolo, attribuita proprio alle condizioni indecorose di Roma.

Gualtieri ha voluto chiarire la sua posizione, sostenendo che la vendita dell’iconico ristorante è stata motivata principalmente da problemi finanziari della famiglia Tomaselli piuttosto che dal contesto della capitale.

D: Ieri siamo stati ad una  riunione con il sindaco Gualtieri che ha convocato la stampa e ci siamo concentrati sul tema della sicurezza e sul degrado a Roma. 

Abbiamo chiesto al sindaco di commentare il fatto che anche il ristorante “Dal Bolognese” abbia  deciso di  lasciare Roma per Milano.

La risposta è stata che ha lasciato la capitale non per degrado e mancanza di sicurezza, ma perché ha un debito di più di 800 mila euro con il fisco. Quali sono le vere motivazioni?

R: La prima motivazione è “intima” . Ho perso mia moglie da due anni e sono cresciuto con lei in quel ristorante. Con mio figlio era tutto molto malinconico. 

E’ vero che con il Covid siamo stati in  difficoltà come tutti, abbiamo avuto debiti col fisco, ma se il sindaco guardasse gli ultimi bilanci, scoprirebbe che nel 2022 abbiamo guadagnato 650 mila Euro e nel 2023 quasi 300 mila, quindi non era quello il problema principale.

D: E’ vero che sono 800 mila euro di debito?

R: Si, i dati sono tutti veri, è tutto pubblico nei bilanci, ma non è questa la ragione per cui abbiamo venduto.

Perché se un ristorante guadagna in due anni quasi 900.000 euro, non ha paura di un debito rateizzato di 800.000. 

Era più per una questione di tristezza. Per ciò che riguarda il degrado, ho soltanto detto che la piazza non era usata (Piazza del Popolo) nei modi migliori, ma non per questo è stato venduto il locale. L’ho fatto perché mi sono stufato di fare “avanti e indietro” senza sosta.

I miei figli, inoltre, si sono voluti trasferire.

Mia figlia infatti, per lavoro sta  a Milano, per mio figlio è lo stesso tra amici e ristorante. Io da solo a Roma non ce l’avrei fatta alla mia età.

D: In riferimento a quello che ha detto su Piazza del Popolo, bisogna pur dire che Roma è cambiata.

R: Il mondo è cambiato, non soltanto Roma, anche Milano è cambiata da quando vent’anni fa ci sono andato io. Il mio non era un discorso contro il sindaco, è stato più una tristezza, perché lascio la mia città e il mio cuore: io sono cresciuto a Via dell’Oca.

Andavo a scuola a Via Ripetta dalle monache. A dicembre farò 69 anni. Sono 50 anni che sono in quel ristorante, sono stanco. Adesso sto prendendo aria, vado a pesca, sto con il cane e non avrei potuto gestirlo a Roma da solo con i miei figli a Milano.

In più, ho trovato dei ragazzi carini e per bene che l’hanno comprato, è stata tutta una coincidenza astrale.

L’amore dei clienti e le cattiverie sui social

Noi siamo lì dal 1960, quindi magari un pochino più di rispetto sarebbe gradito.

D: Da chi? 

R: Quando noi siamo andati via, i clienti ci hanno mandato messaggi bellissimi e poi su Facebook c’è stata la solita valanga di cattiveria, chiaramente da anonimi, senza coraggio di firmare con il proprio nome.


“Ristorante vecchio, ristorante in cui  si mangiava male”, commenti per i quali ti fa male leggere, dopo 60 anni che sei lì.”

Chi sono i personaggi famosi che sono stati “Dal Bolognese” a Roma? Tutte le curiosità: da Brad Pitt a Gheddafi

D: Parliamo di un ristorante molto frequentato, anche da personaggi famosi. Chi erano i più assidui clienti? Raccontaci qualche aneddoto.

R: Gli attori. Sono venuti tutte e tre le volte che hanno fatto film qui a Roma sia Brad Pitt che George Clooney con Matt Damon.

L’hanno dichiarato anche in una conferenza stampa: Brad Pitt dichiarò che avevano deciso di fare il seguito di Ocean’s 11, perché così tornavano a mangiare “Dal Bolognese”. Poi c’erano tanti politici, ma noi eravamo un po’ fuori dalla zona di Montecitorio.

Francesco Cossiga, Cirino Pomicino, ma soprattutto c’erano presidenti, capi di Stato. Da Michail Gorbačëv  a Nicolas Sarkozy, a Schröder, ad Aznar.

Era militarizzato tutto il ristorante quando è venuto Gheddafi, c’erano le tende, con i tiratori scelti al primo piano. E’ stata un’esperienza.

“Il Bolognese” per me è stata una bella avventura e la mia vita. 

D: E il cliente più esigente?

R: La nostra forza è sempre stata quella di avere una cucina semplice. Un cliente a Milano ha fatto un bel complimento: “finalmente un menù che riesco a capire” 

Noi siamo un ristorante semplice, non abbiamo chef, abbiamo cuochi. Se un cliente vuole un’insalata con l’uovo e il tonno, noi la facciamo perché si deve sentire a casa.

D: Qualcuno dei clienti che l’ha colpita particolarmente tra i personaggi famosi?

R: Lo scienziato Stephen Hawking mi ha commosso. E’ voluto andare due volte di seguito e si è fatto una foto con noi. Poco dopo è venuto a mancare. Lì mi sono detto che con un uomo con una mente del genere, che aveva voglia di mangiare da noi, abbiamo preso il “bollino di qualità”. Di certo non aveva bisogno di fama.

E’ chiaro ora che, nonostante le difficoltà e le critiche, il ristorante ha lasciato un segno profondo nella sua storia e in quella di Roma, grazie all’amore e alla dedizione della famiglia Tomaselli.