“Sono stato inghiottito da un vuoto che non guarda in faccia nessuno. Mi sentivo soffocare ma non trovavo il modo di venirne fuori”, così Fagioli si sfoga sull’anno appena vissuto a seguito della squalifica che lo ha tenuto lontano dalla Juventus e che ora, tornato in carreggiata, potrebbe portarlo fino in Nazionale.
Fagioli si apre tra Juventus e Nazionale
Nicolò Fagioli è tornato ed è pronto a riprendersi la sua Juventus e la Nazionale italiana: un percorso che parte proprio dal reintegro in squadra dopo la squalifica e dalla convocazione da parte del Ct Spalletti in vista di Euro24.
Il tecnico ha stilato la lista dei pre-convocati, inserendo il giocatore nonostante abbia vissuto uno stop importante negli ultimi mesi e abbia ripreso a giocare soltanto da qualche settimana. Un’iniezione di fiducia che ora Fagioli non vuole sprecare:
“Non mi aspettavo la convocazione, ma ci speravo. Ora voglio dare la vita per essere nella lista per l’Europeo. Se non dovessi riuscirci, tiferò per gli azzurri. A sedici sono andato via di casa perché la Juve mi ha chiamato. Ho lasciato i miei genitori che mi hanno sempre seguito. Ora li immagino felici e vorrei fossero orgogliosi di me con la maglia azzurra”.
Parole mature per un ragazzo di 23 anni: Nicolò, infatti, è cosciente della possibilità di non essere convocato fino in fondo per Euro24, una scelta comprensibile che lo porterebbe a tifare per la maglia azzurra anche da casa.
L’orgoglio di essere stato chiamato, però, resta ed è importante per la ripresa di un giocatore che ha dimostrato di poter dare tanto e di avere una tecnica sopraffine ma che avrà bisogno di tempo per rientrare a pieno ritmo.
Lo stesso ritmo che aveva vissuto le sue prime crepe durante la stagione precedente con la maglia della Juventus quando, per sua stessa ammissione, era solito anteporre il gioco al lavoro e al calcio nonostante la consapevolezza di aver intrapreso una strada sbagliata:
“Ho perso completamente il controllo di me stesso nel gennaio 2023. Giocavo male, mi allenavo peggio. La testa era altrove. Mi faceva schifo quello che stavo vivendo, ma non potevo farne a meno. Il centro della mia vita erano le scommesse, non più il calcio. Mi sentivo capovolto. Se sbagliavo un passaggio, mi dicevo che la colpa era di quell’ossessione. Lo svelamento di tutto è stata una liberazione: quel tornado, che mi ha sbattuto con le spalle al muro, mi ha costretto a diventare adulto o comunque più responsabile”.
La rivelazione su quel pianto a Reggio Emilia e il ritorno alla Juve
Fagioli nell’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport ha poi ammesso di aver vissuto le sue prime crepe durante le ultime uscite stagionali con la maglia della Juventus. Famoso quel finale di partita contro il Sassuolo, dopo la sconfitta subita per 4-2 dagli emiliani, e quel pianto che oggi sembra più uno sfogo per una situazione pesante che per la singola prestazione negativa:
“Quando sono scoppiato a piangere, nella partita con il Sassuolo, non era solo per aver messo in difficoltà la mia squadra, ma perché in quel momento è scesa una cappa nera, tutto mi sembrava negativo, tutto scuro. Avevo sbagliato un pallone, ma il mio errore più grave era dentro di me. Il problema è che non ero più padrone di me stesso. Il gioco mi aveva divorato la vita, era diventato un assillo, un incubo. Lo so che sono un ragazzo fortunato, che ci sono miei coetanei in condizioni più drammatiche della mia, che non ho titolo per invocare comprensione. Ma non voglio neanche essere ipocrita. Sono stato inghiottito da un vuoto che non guarda in faccia nessuno, non distingue per classe sociale, non premia né assolve in base al talento. Mi sentivo soffocare ma non trovavo il mondo di venirne fuori”.
Periodo ormai messo alle spalle. Il centrocampista bianconero, infatti, ha già giocato i suoi primi minuti dopo la squalifica dando prova di essere in forma sia con il Bologna che con il Monza e ora è pronto per la stagione che verrà:
“Avevo una gran voglia di rivincita. Più su me stesso che sugli altri. Dal giorno dopo la squalifica ho cominciato ad allenarmi. Sono stati sette mesi di agonia, contavo i giorni. La mia vita è qui, su questi campi verdi, a vincere o perdere in ragione del talento mio e della mia squadra, non a buttare le giornate e centinaia di migliaia di euro, tanto ho perso, rovinandomi e sentendomi in colpa. Ora mi sento pronto. La Juventus ha davanti cinque competizioni. Sarà bellissimo giocare ogni tre giorni. È quello che piace a me. E il prossimo anno il nostro obiettivo, come sempre per la Juve, è vincere lo scudetto”.