L’ansia colpisce sempre più giovani, quasi il 50% nella fascia di età tra i 18 e i 25 anni. Un rapporto pubblicato dal Censis, ha lanciato l’allarme sui disagi giovanili, in aumento soprattutto nel post pandemia Covid.
Un problema che troppo spesso non viene riconosciuto in tempo dalle famiglie e che può aggravare il rischio di sviluppare patologie correlate e malesseri psichici come la depressione e l’isolamento. Come fare per individuare i primi segnali e cosa fare per supportare la persona che soffre di disturbi psicologici legati all’ansia.
Ansia, colpisce il 50% dei giovani tra 18 e 25 anni
Allarme ansia e disagio psichico tra i giovani. Quasi il 50% soffre di patologie correlate ad un malessere mentali e allo stress, che poi sfociano molto spesso in problemi più seri come depressione, disturbi alimentari, isolamento sociale e dipendenze da droga o alcol.
Dalle statistiche che sono emerse in base alle interviste condotte nelle scuole, nell’ambito del progetto “Mi vedete?” realizzato da Lundbeck Italia e Your Business Partner, i genitori la maggior parte delle volte non si accorgono della gravità della situazione.
Più frequentemente invece sono i docenti delle scuole che capiscono quando qualcosa non va e provvedono ad informare le famiglie. Per prevenire questa condizione bisogna riconoscere i sintomi iniziali, prima che compaiano segni più importanti.
Il rapporto Censis
L’istituto di ricerche sociali Censis, ha pubblicato un rapporto nel quale vengono mostrati i dati relativi ai disturbi psicologici più frequenti nei giovani. Tra questi il principale è l’ansia, seguita dalla depressione e dall’isolamento. Un problema che è emerso soprattutto durante la pandemia ed i vari lockdown per contenere i contagi da Covid.
In questi specifici periodi infatti, il 50% degli intervistati ha dichiarato di aver sofferto di una o più di queste condizioni. Secondo quanto emerge dallo studio inoltre, il 62% dei ragazzi ha dichiarato di aver cambiato la propria visione del futuro. Per questo motivo, il Ministero ha avviato campagne di prevenzione ed ascolto direttamente nelle scuole.
Un piano d’azione a livello nazionale che interverrà sul piano della salute mentale, a partire dall’età dell’adolescenza. Una emergenza che va affrontata in tutta Europa, visto anche il numero di persone che soffrono di malattie mentali, e dei suicidi di giovanissimi, aumentato proprio a partire dal 2020, come ha stabilito l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Le cause
Secondo lo studio effettuato nelle scuole, le cause principali dell’ansia nei giovani sono da attribuire quasi a pari merito tra l’ambito scolastico e quello familiare. Il 71% dei ragazzi intervistati ha dichiarato di aver sofferto o di soffrire attualmente di disagio psichico.
Un problema del quale i docenti sono pienamente consapevoli, visto che il 100% degli intervistati dice di accorgersi della situazione e molto spesso di aver denunciato alla famiglia la condizione. I genitori invece, sembrano sottovalutare questo stato di tensione e sofferenza psicologica dei figli, minimizzando anche il rischio di possibili conseguenze.
Tra le famiglie, solo il 31% ha dichiarato di aver effettivamente notato un problema per il quale intervenire. E anche quando riconosciuto uno stato d’ansia, spesso si tende ad attribuire la causa soltanto al sistema scolastico e a situazioni vissute nell’ambito della vita da studenti e del rapporto con professori e compagni.
Quali sono i segnali di disagio
I primi segnali del disagio e dell’ansia possono essere vari e non facilmente riconoscibili. Può infatti manifestarsi come:
- Stanchezza
- Malessere generale
- Disturbi psicosomatici
- Nausea o diarrea
- Mal di testa
- Insonnia e risvegli notturni
Fino ad arrivare sviluppare abitudini scorrette che poi potrebbero sfociare in depressione. Per questo motivo, è molto importante parlare con i propri figli dei problemi e delle paure che possono colpire improvvisamente.
Anche l’ascolto, è fondamentale per cercare di capire quali sono le situazioni che il ragazzo sta vivendo. Un percorso di comprensione può aiutare a gestire il disturbo, anche con l’aiuto di uno specialista quando necessario.