Si chiamava Giada Zanola la donna di 33 anni morta dopo essere precipitata da un cavalcavia dell’A4 nei pressi di Vigonza, in provincia di Padova: nelle scorse ore il compagno Andrea Favero è stato fermato con l’accusa di omicidio. L’ipotesi degli inquirenti è che l’abbia spinta nel corso dell’ennesima lite mentre viaggiavano in auto per raggiungere la loro abitazione. Tre anni fa avevano avuto il loro unico figlio.

Chi era la donna morta dopo essere precipitata da un cavalcavia a Vigonza, nel Padovano: si chiamava Giada Zanola

Il corpo della donna, originaria di Brescia, era stato trovato senza vita sulla carreggiata dell’A4 in direzione Padova all’alba di ieri, 29 maggio. Si era subito pensato a un caso di suicidio: l’ipotesi era che la 33enne si fosse buttata da un’altezza di circa dieci o quindici metri volontariamente.

Gli accertamenti effettuati nelle scorse ore dagli inquirenti lo hanno escluso, portando all’arresto del compagno di 39 anni, che era con lei al momento dei fatti: Andrea Favero, questo il suo nome, l’avrebbe spinta dal cavalcavia nel corso dell’ennesima lite.

Sembra che tra loro i rapporti si fossero deteriorati da tempo. “Non ho parole per descrivere quello che provo ora. Non è giusto, non doveva finire così”, le parole che un amico della donna ha scritto sui social dopo aver appreso gli ultimi sviluppi delle indagini relative alla sua morte.

Le riporta LaPresse, che cita anche il commento del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia: “Un delitto che ci lascia sconvolti. Il nostro pensiero va al piccolo (il figlio di tre anni della coppia, ndr), ai familiari e agli amici di questa giovane donna, uccisa in modo barbaro”. L’accusa per l’uomo fermato è di omicidio volontario aggravato.

Una storia che riporta alla mente quella di Anna Lucarini

La storia di Giada Zanola ricorda quella di Anna Lucarini, la vigilessa di 58 anni che la sera del 9 ottobre del 2022 morì dopo che l’auto sulla quale stava viaggiando insieme al marito rimase coinvolta in un grave incidente stradale a Pietrasanta, in provincia di Lucca.

La vettura, in pratica, finì fuori dalla carreggiata, andando a sbattere contro un albero e prendendo fuoco. Quando i soccorsi arrivarono sul posto e riuscirono ad estrarre il corpo della donna dalle lamiere, per lei non c’era già più niente da fare.

Di recente la Procura che stava indagando sul caso è arrivata alla conclusione che non fu un evento accidentale: che il marito della donna, dopo aver bevuto, si mise alla guida e poi, al culmine di un litigio, dirottò il veicolo contro un albero per farla finita. Sul tratto di strada interessato dal sinistro non c’erano, infatti, segni di frenata.

E due testimoni presenti al momento dei fatti avevano espresso subito i loro sospetti, facendo notare agli inquirenti che il guidatore – stando a ciò che avevano visto – aveva sterzato volontariamente. Al termine dell’udienza preliminare il gup ha chiesto per l’uomo, fermato con l’accusa di omicidio volontario aggravato, il rinvio a giudizio.

L’ipotesi è che non accettasse la decisione della donna di separarsi da lui e che, provocando l’incidente, sperasse di uccidere entrambi e non solo lei. Sembra che alla figlia avesse lasciato un biglietto con su scritto “Ti voglio bene” e circa 500 euro in contanti: lo aveva rivelato lei stessa a “La vita in diretta”, parlando anche di un vecchio incidente in auto avuto dall’uomo quando la donna con cui aveva una relazione prima di conoscere la madre gli aveva detto di volerlo lasciare.