Luca Palamara, promuove la riforma per la separazione delle carriere, fulcro della più ampia riforma della giustizia del ministro Carlo Nordio che, ieri 29 maggio 2024, è stata varata dal Consiglio dei Ministri e che nei prossimi mesi passerà al vaglio del Parlamento. 

L’ex magistrato, oggi candidato con Alternativa Popolare alle Elezioni Europee 2024, nel suo libro “Il Sistema” racconta dall’interno le ‘criticità’ della giustizia in Italia e si fa promotore della necessità di portare avanti un “percorso riformatore coraggioso” della magistratura.

Palamara è candidato – capolista nella circoscrizione Centro – alle Europee dell’8 e 9 giugno con il partito del sindaco di Terni, Stefano Bandecchi e – intervistato da Tag24 – si dice pronto “una goccia alla volta a riempire il bicchiere”, ovvero, a cambiare il ‘sistema’ anche in Italia e in Europa.

Riforma della giustizia, Palamara: “La separazione delle carriere una battaglia di civiltà giuridica”

D: Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato la separazione delle carriere in magistratura nell’ambito del ddl Nordio sulla giustizia, è d’accordo?

R: Attendiamo di leggere compiutamente il testo, ma penso che sia una battaglia di civiltà giuridica e lo dico dopo aver sostenuto nella mia carriera da magistrato le ragioni del no alla separazione delle carriere. Oggi penso, però, che il diritto di difesa possa essere maggiormente garantito con le carriere del giudice e del pubblico ministero separate.

D: Cosa le ha fatto cambiare idea?

R: Nei fatti la separazione esiste già. Dall’Osservatorio del Csm si può facilmente evincere come le carriere già siano separate. Inoltre penso che, durante i processi, l’immagine e l’idea di un giudice terzo rispetto alle parti sia quella che maggiormente attua i principi dell’Art.111 della nostra Costituzione, che richiama i principi del giusto processo. Di fronte alle vicende processuali che riguardano la vita e la libertà delle persone, avere un giudice che non sia appiattito sulle ragioni dell’accusa, maggiormente garantisce il cittadino.

“Alta corte disciplinare? Può garantire maggiore controllo, ma evitare una ‘magistratura sulla difensiva’”

D: Altro elemento di scontro tra il Governo e il Csm è rappresentato dall’Alta Corte disciplinare che avrà il compito di dirimere le controversie disciplinari a carico dei magistrati. È favorevole alla sua introduzione?

R: È un tema particolarmente sensibile. Io penso che tutte le categorie professionali, compresa quella dei magistrati, debbano essere assoggettate a controlli. Spesso la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura è stata caratterizzata da una “gestione domestica”, cioè che tende in qualche modo a tutelare chi fa parte della categoria, salvo naturalmente eccezioni. Da questo punto di vista l’idea che la sezione disciplinare sia esterna al Csm può garantire maggiormente questa necessità di controllo. Ma è chiaro che sono argomenti che vanno maneggiati con cura perché bisogna evitare che si possa determinare una magistratura sulla difensiva che per evitare sanzioni disciplinari non faccia più nulla.

Palamara: “Serve un percorso riformatore coraggioso per superare le criticità che riguardano la magistratura”

D: Antonio Di Pietro in una recente intervista rilasciata a Radio Cusano Campus ha dichiarato: “un magistrato che vuol fare il suo dovere, grazie alla Costituzione, nel nostro Paese ha un potere enorme ma può essere fermato solo in due modi: con un quintale di tritolo o da un altro magistrato”. È d’accordo con questa affermazione?

R: Antonio Di Pietro ha ragione. Funziona così. L’ho raccontato in un libro, e poi c’è purtroppo la storia italiana che ce lo insegna. Voglio, però, sottolineare che questi discorsi non devono mai mettere in discussione l’operato dell’intera magistratura perché questo non sarebbe giusto e non corrisponde alla realtà, ci sono degli aspetti che riguardano la gestione del potere che come dice Di Pietro implicano queste chiavi problematiche. Basti pensare alla Palermo degli anni ’90 e al cosiddetto ‘Palazzo dei veleni’ per capire come quelle storie in qualche modo si sono reiterate. Penso che il percorso riformatore debba essere un percorso coraggioso per superare anche queste criticità che hanno riguardato la magistratura e che non si può permettere queste situazioni.

Palamara: “La mia battaglia per risentimento contro la magistratura? Mai stato così”

D: Quindi lei considera positivo il percorso riformatore che si sta compiendo in Italia?

R: Personalmente da quando è uscito il libro “Il Sistema” mi batto per un percorso riformatore che chi non ha voluto vedere ha catalogato come un discorso che veniva da chi aveva risentimento contro la magistratura, non è stato mai così. Adesso continuerò a battermi come capolista nel partito di Alternativa Popolare per fare in modo che ci sia coraggio per fare una riforma non contro la magistratura ma nell’interesse di tutti i cittadini.

D: Quindi nel complesso promuove la riforma della giustizia che sta portando avanti il Governo?

R: La separazione delle carriere è sicuramente un punto di partenza importante per arrivare a questo, quindi da questo punto di vista promuovo la riforma che però deve costituire un punto di inizio di un intero percorso riformatore che riguarda il mondo della giustizia.

Caso Toti, è stata giustizia ad orologeria? Palamara: “La storia d’Italia ci insegna che l’orologeria si è già verificata”

D: Con lo scoppio del caso Toti in Liguria e le dichiarazioni a caldo del Ministro della Giustizia Nordio, nel dibatto politico si è ritornato a parlare di giustizia ad orologeria. Esiste questo problema?

R: Bisogna sempre usare prudenza perché i processi poi si fanno nelle aule di giustizia. Detto questo però, sulla base degli atti che oramai sono venuti fuori, penso che l’inchiesta di Genova ponga due chiavi problematiche: la prima riguarda il cosiddetto reato e accordo elettorale e i termini di prescrizione di quella tipologia di reato, mentre la seconda riguarda il finanziamento della politica in Italia.

Chi finanzia la politica in Italia? È un problema di natura collettiva. Un dato certo è che la politica si alimenta in un certo modo in Italia che è previsto dalla legge e se, poi, la magistratura entra in campo in qualche modo altera quelli che sono gli ordinari schemi della politica. Finché, però, non ci sarà il divieto per gli imprenditori di finanziare la politica funziona così. Il reato di corruzione poi si concretizza se vengono integrati i requisiti di legge e questo, poi, sarà lo sviluppo dell’indagine a chiarire se ci sono stati atti contrari ai doveri d’ufficio che – fino a questo momento – almeno da quello che è emerso, non appare siano venuti fuori.

D: Quindi c’è stata giustizia ad orologeria?

R: Non bisogna avere paura di utilizzare la parola ‘orologeria’, perché poi la storia d’Italia ci insegna che l’orologeria si è verificata in alcune situazioni se pensiamo ad esempio a Berlusconi nel 1994. È ovvio che siamo in prossimità delle elezioni ed è vero che per quanto riguarda i reati elettorali l’indagine era iniziata nel 2021, ognuno poi può fare la considerazione che vuole. I dati però sono questi.

Elezioni Europee 2024, Palamara: “Alternativa Popolare? Uno schema di rottura della politica attuale. Una goccia alla volta riempiremo il bicchiere”

D: Manca una settimana alle Elezioni Europee. Che sensazione ha per il voto dell’8 e 9 giugno?

R: È ovvio che già c’è stato un risultato di partenza molto importante, il simbolo del Partito Popolare Europeo all’interno di Alternativa Popolare e il fatto che il partito possa concorrere in tutta Italia con il suo simbolo. Questo è un punto di partenza importante. E’ ovvio che trattandosi di un’ elezione occorre il riscontro dei cittadini, ma bisogna anche essere consapevoli che sforzi importanti sono stati fatti e penso che sia l’inizio di un percorso importante. Penso che una goccia alla volta riempiremo il bicchiere, confidando che gli italiani, anziché rinunciare al voto, vorranno dare fiducia ad una forza politica che vuole rappresentare uno schema di rottura rispetto al quadro che spesso caratterizza il mondo della politica e su questo possiamo garantire il nostro impegno.