Lo scorso 23 maggio è uscito al cinema “Vangelo Secondo Maria”, terzo film del regista sardo Paolo Zucca tratto dall’omonimo romanzo di Barbara Alberti. Troviamo Benedetta Porcaroli nel ruolo della Vergina Maria e Alessandro Gassman nella parte di San Giuseppe.
“Vangelo Secondo Maria”, recensione
Maria (Benedetta Porcaroli) è giovanissima e ribelle. Vive a Nazareth nel I secolo a. C. e passa le sue giornate scappando dalle ire dei suoi genitori e correndo selvaggia a piedi scalzi tra i boschi e le campagne brulle. Trascorre molto tempo da sola, immergendosi nell’acqua gelida dei ruscelli, fantasticando di fuggire via lontano e di conoscere il mondo: sogna L’Egitto, la Grecia, di andarsene dalla Galilea per non farvi mai più ritorno. In lei si agita, vivace, una sete incontrollata di conoscenza; vorrebbe studiare, imparare a leggere e scrivere, ed essere capace di osservare il cielo di notte e riconoscerne le costellazioni. Purtroppo a quei tempi la legge vietava alle donne la possibilità di ricevere un’istruzione, costringendole a vivere sotto il volere dell’uomo e in funzione della vita matrimoniale. Ma Maria detesta tutto questo e sfrutta anche la più piccola delle occasioni per imparare qualcosa: finanche quando va al Tempio per ascoltare la predica del pastore tiene a mente tutte le città che vengono nominate durante il sermone. Proprio non riesce a rassegnarsi al suo destino, dovendo pagare l’amara condanna di nascere donna in un sistema di leggi fatto dagli uomini per gli uomini soltanto.
Ma il padre ha già deciso che verrà data in sposa al ragazzo più in vista di Nazareth, obbligandola a tessere per se stessa un corredo da fare invidia a chiunque. Lei però è caparbia e riesce a sabotare l’unione, scampando a quel matrimonio che volevano imporle a tutti i costi. Una mattina incontra per caso un tale buono, gentile, che la consola nel pianto pur non conoscendola. Quel signore si chiama Giuseppe (Alessandro Gassman) e nonostante sia molto più vecchio di lei possiede comunque un fascino irresistibile dato dal garbo e dall’istruzione. Giuseppe, difatti, prima di essere un falegname è un uomo assai colto, che ha viaggiato percorrendo terre e mari in lungo e in largo esplorando proprio quei luoghi nei quali Maria vorrebbe tanto perdersi. Una settimana dopo i due scopriranno che lei è la sposa che il padre ha promesso a Giuseppe, quest’ultimo venendo a sapere che ella non voleva maritarsi, inizialmente si rifiuta di procedere. Lei però ha un’idea: accettare di convolare a nozze mantenendo però un matrimonio casto e di facciata, quando in realtà lei sarà l’allieva di Giuseppe e lui il suo maestro. Lui approva e decide di prepararla al viaggio che lei spera di intraprendere, facendola studiare e dandole i mezzi necessari per affrontare il deserto da sola.
Giorno dopo giorno tra i due si instaurerà un profondo legame, che renderà il loro rapporto sempre più sentito fin dentro le viscere. Giuseppe, nella sua pacata e rispettosa eleganza, non può però non notare la bellezza di Maria: benché sia magrolina e minuta, come un cucciolo abbandonato che non ha da mangiare, il suo corpo è attraente e femmineo. Il suo viso, splendido, è incorniciato da lunghi capelli castani e illuminato dai suoi occhi azzurri come i mari che lui ha navigato. Il suo sguardo è talmente penetrante, che ogni volta che lei l’osserva si sente trafitto dritto al cuore. Ma anche lei comincia a provare una certa attrazione, benché lui abbia più del doppio della sua età. Ha la fronte rigata da solchi profondi che sottolineano la sua grande saggezza, una chioma folta di capelli neri e una barba grigia a incorniciargli proprio quella bocca con la quale le spiega la storia e la geografia, la grammatica e l’astronomia. È alto e ha il fisico imponente, ma che non incute terrore. Maria tra le sue braccia si sente protetta, amata, considerata come un essere umano e non una merce di scambio.
Così decide di non voler più andare via, ma di voler consumare quel loro rapporto lasciandosi andare a un’incandescente voluttà. Ma poco prima che ciò avvenga, un angelo sceso dal cielo viene a farle visita per comunicarle che Dio ha scelto lei per far nascere suo figlio. Dunque i due devono rinunciare nuovamente alla loro unione carnale, costretti a superare quest’ulteriore prova.
Riuscirà Giuseppe a resistere accogliendo il volere di Dio? E Maria sarà in grado di portare avanti questa enorme responsabilità, abbandonando il suo desiderio di esplorare le terre lontane a lei sconosciute?
“Vangelo Secondo Maria”, critica
Tratto dall’omonimo romanzo, del 1979, scritto da Barbara Alberti, “Vangelo Secondo Maria” è il terzo lungometraggio del regista cagliaritano Paolo Zucca. Interpretato da Benedetta Porcaroli e da Alessandro Gassman nei ruoli dei protagonisti, questo film dipinge la figura della Madonna come una ragazza ribelle e affamata di sapere, in una sorta di femminismo che precorre i tempi risalendo alla Nazareth dell’a.C.
Non si può certo dire che questa opera non possegga una notevole fotografia, o che al cast non appartenga una buona capacità interpretativa, né che non ci siano dei reali momenti di spettacolo godibile. Annovero, ad esempio, come nota di spicco la scena in cui Giuseppe racconta una fiaba a Maria, tramite un gioco di ombre riflesse su di una parete, utilizzando una sorta di marionette e la luce di una candela. Purtroppo però non posso neanche nascondere il fatto che parecchi dialoghi risultino alquanto ridicoli, o che ci sia una certa lentezza che rende il tutto abbastanza soporifero.
Purtroppo ci sarebbero parecchie cose da riscrivere e rifare in quest’opera che si basa su una sceneggiatura dagli spunti interessanti ma, ahimè, mal elaborati.
Due virgola cinque stelle su cinque.