Sarebbe capace di intendere e di volere il giovane di origini cingalesi finito a processo con l’accusa di omicidio aggravato per aver accoltellato, uccidendola, l’amica 17enne Michelle Causo a Primavalle e aver vilipeso e occultato il suo cadavere. È quanto emerge dalla perizia psichiatrica che il tribunale per i Minori di Roma aveva disposto nei suoi confronti su istanza della difesa.
La perizia psichiatrica sul killer minorenne di Michelle Causo, uccisa a Primavalle il 28 giugno 2023
Gli esperti che hanno sottoposto il 17enne agli accertamenti hanno escluso, in pratica, ogni seminfermità, stabilendo anche che potrà sostenere il processo. A riportarlo, citando i risultati della perizia psichiatrica disposta nei suoi confronti dal tribunale per i Minori, è Il Messaggero.
I genitori della vittima e i loro legali non avevano dubbi. “Siamo certi che l’esito sarà quello di pieno possesso della capacità di intendere e di volere”, aveva detto a Tag24 l’avvocata Claudia Di Brigida, che assiste la madre di Michelle, lo scorso 28 febbraio, data del conferimento dell’incarico ai professori Stefano Ferracuti e Giuseppe Sartori.
Il giovane è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, di vilipendio e occultamento di cadavere: stando alle ricostruzioni, avrebbe accoltello l’amica all’interno dell’appartamento che condivideva con la madre – assente al momento dei fatti – al culmine di una lite.
La ricostruzione dell’omicidio
Il movente dell’omicidio non è mai stato ricostruito. Quando ha confessato, O.D.S. – queste le iniziali del nome del minorenne – ha detto agli inquirenti di aver colpito la giovane per paura, dopo che lei lo aveva minacciato con una pistola (che solo in seguito avrebbe scoperto essere finta) per convincerlo a restituirle le poche decine di euro (20 o 30) che le doveva per una compravendita di droga.
Alla sua versione, però, non ha mai creduto nessuno: la pistola di cui ha parlato nel corso dell’interrogatorio secondo la Procura era sua. Comparirebbe, non a caso, in dei video che il 17enne, nei mesi prima, aveva pubblicato sui social. Si atteggiava a trapper, mostrandosi in pose “da strada” tra banconote, gioielli e vestiti eccentrici.
L’accusa è convinta che il 28 giugno del 2023 diede appuntamento alla giovane con il preciso intento di ucciderla: la sera prima su Internet aveva cercato “come accoltellare punti vitali“. Dopo aver colpito Michelle, secondo le ricostruzioni, uscì di casa e si procurò dei sacchi neri per l’immondizia e un carrello della spesa, abbandonando il cadavere dell’amica vicino a dei cassonetti, con la speranza, forse, che i netturbini lo portassero via.
Era stato un passante a dare l’allarme, dopo averlo notato camminare in strada con i vestiti sporchi di sangue. I carabinieri, percorrendo la scia lasciata sul marciapiede dal carrello, erano arrivati fino a casa sua, in via Giuseppe Benedetto Dusmet, traendolo in arresto: sembra che stesse cercando di ripulire la scena del crimine.
Voglia di verità e giustizia
Tra gli ementi che nel corso del processo dovranno essere chiariti c’è quello che riguarda alcune telefonate che il giovane avrebbe fatto dopo l’omicidio: l’obiettivo è capire se qualcuno possa averlo aiutato a disfarsi del cadavere dandogli dei suggerimenti.
I familiari e gli amici della vittima si aspettano che venga condannato al massimo della pena prevista. “Che lo mettano in carcere a vita”, ha dichiarato all’Adnkronos, qualche tempo fa, il padre Gianluca. “Che buttino la chiave”, ha aggiunto. La madre, dal canto suo, ha sempre dichiarato di auspicare che il giovane, pur se minorenne, venga giudicato come “un adulto”.