L’Unione Europea ha stabilito nuove normative per le bottiglie di plastica, imponendo che tutti i tappi siano attaccati alle bottiglie entro il 2024. Questa decisione ha come obiettivo quello di ridurre la dispersione della plastica nell’ambiente, un passo rilevante verso una gestione più sostenibile dei rifiuti. Questa normativa ha sollevato diverse reazioni, con risposte contrarie a questa nuova abitudine per la scomodità di certe azioni, tant’è che è stata ripresa anche dalla Lega per la sua campagna elettorale. Quella stessa Lega che però risulta anche responsabile della nuova normativa.

La nuova normativa europea sui tappi di plastica

A partire dal 3 luglio 2024, tutte le bottiglie di plastica vendute nell’Unione Europea dovranno avere i tappi attaccati. Questa misura è stata introdotta per limitare la dispersione dei piccoli pezzi di plastica nell’ambiente, che spesso sfuggono ai processi di raccolta e riciclo. L’obiettivo è facilitare il riciclo completo di bottiglie e tappi, contribuendo a ridurre l’inquinamento da plastica.

Origini della normativa

La direttiva europea sulla riduzione dell’impatto di alcuni prodotti di plastica sull’ambiente è stata pubblicata in via definitiva il 5 giugno 2019. L’articolo 6 della direttiva stabilisce che i tappi devono essere attaccati alle bottiglie con capacità fino a tre litri. Questo provvedimento è in linea con l’Agenda ONU 2030 per l’economia circolare, che promuove la riduzione dei rifiuti plastici monouso.

Tappi di plastica attaccati alle bottiglie: perché? Le reazioni dei consumatori e l’impatto sulle imprese

La scelta di mantenere i tappi attaccati alle bottiglie è stata presa per diverse ragioni. Prima di tutto, aiuta a garantire che tappi e bottiglie siano riciclati insieme, migliorando l’efficienza dei processi di riciclo. Inoltre, riduce la dispersione dei tappi nell’ambiente, un problema significativo, soprattutto nelle aree costiere e marine.

I consumatori hanno avuto reazioni miste alla nuova normativa. Alcuni hanno trovato difficoltà iniziali nell’abituarsi ai tappi attaccati, poiché possono rendere meno agevole il consumo delle bevande. Tuttavia, molte aziende hanno introdotto design innovativi che permettono ai tappi di essere ripiegati lungo il fianco della bottiglia, facilitando l’uso.

Per i produttori di bottiglie di plastica, l’implementazione di tappi attaccati richiede modifiche ai processi produttivi e agli impianti di confezionamento, con conseguenti costi aggiuntivi. Tuttavia, l’industria della plastica, che in Italia coinvolge oltre 10.000 aziende e genera un fatturato di oltre 30 miliardi di euro, si sta adattando a queste nuove esigenze.

I benefici per l’ambiente

Dal punto di vista ambientale, i benefici sono evidenti. Ridurre la dispersione dei tappi di plastica contribuisce a diminuire l’inquinamento e facilita il riciclo. Questo cambiamento è particolarmente rilevante in un paese come l’Italia, dove il consumo di acqua in bottiglia è tra i più alti in Europa, con 200 litri pro capite all’anno.

La reazione politica: l’ironia della Lega

La normativa è stata accolta con favore da molti ambientalisti e istituzioni che vedono in essa un passo avanti verso la sostenibilità. Tuttavia, ci sono state anche critiche, come quelle espresse da Matteo Salvini, leader della Lega, che ha definito la normativa come “eco-norme surreali volute da Bruxelles“.

Nella campagna leghista per le europee, uno slogan antieuropeista (“Meno Europa, Più Italia”) è il corredo a un meme danese in cui un uomo beve direttamente dalla bottiglia una bibita prima del 2024 e poi beve la stessa nel 2024, con la seconda immagine che lo vede in una posa ironica, con il tappo di plastica attaccato alla bottiglia che gli solleva il naso. Anche l’ironia della Lega ha fatto discutere. Ovviamente, più di qualche utente ha fatto notare che basterebbe girare la bottiglia per non avere questo inconveniente.

Tuttavia, la Lega è stata in parte responsabile della nuova normativa. Come abbiamo scritto in precedenza, infatti, la direttiva è stata proposta dalla Commissione Europea nel maggio 2018 e, dopo un processo di revisione e approvazione, è stata adottata definitivamente nel maggio 2019. La direttiva è stata accolta positivamente dalla maggioranza degli stati membri, inclusa l’Italia, che all’epoca era governata dal primo governo di Giuseppe Conte, sostenuto dal Movimento 5 Stelle e proprio dalla Lega.