Simonetta Lamberti aveva 11 anni quando, il 29 maggio del 1982, fu uccisa da un colpo di pistola alla testa al posto del papà Alfonso, con cui stava viaggiando in auto verso Cava dei Tirreni, in provincia di Salerno: 42 anni dopo ecco la sua storia, la storia del suo omicidio.

La storia di Simonetta Lamberti: chi era e chi l’ha uccisa

Simonetta era nata a Napoli, ma insieme alla mamma Angela Procaccini e al papà Alfonso Lamberti, viveva nel Salernitano, a Cava dei Tirreni. La prima era un’insegnante; il secondo un giudice. Lavorava come procuratore di Sala Consolina; nell’ambiente era stato soprannominato “Fonzo ‘a manetta’” per la celerità con cui faceva arrestare gente vicina alla camorra.

Era lui, non a caso, il bersaglio dell’agguato in cui il 29 maggio del 1982 la bambina, di appena 11 anni, morì dopo essere stata raggiunta da un proiettile alla testa: insieme erano appena stati a Vietri sul mare; poi erano risaliti in auto per dirigersi a Cava e Simonetta, stanca, si era addormentata con la testa poggiata sul finestrino.

Qualcuno, da fuori, aveva sparato contro la vettura, ferendo sia lei che il padre, che fece di tutto per cercare di proteggerla, invano. Un anno dopo avrebbe dato il nome della figlia persa alla sua secondogenita, Serena Simonetta. Così la stessa ha ricordato qualche anno fa:

Chiedevo sempre a papà di farmi una grattatina sulla schiena, perché mi piaceva tantissimo. Appena smetteva, gli chiedevo di ricominciare ogni volta. E lui non poteva far altro che accontentarmi. È uno dei pochi ricordi dolci della mia infanzia difficile. All’epoca ancora non immaginavo né sapevo di aver perso una sorella a causa della camorra.

Lo riporta il Corriere della Sera in un articolo del 2019.

Il processo a carico dei responsabili

Vista l’attività lavorativa del papà, le indagini sulla morte di Simonetta si concentrarono subito sulla pista camorristica e arrivarono, in breve tempo, all’individuazione dei possibili responsabili. I primi a finire a processo furono Francesco Apicella, Salvatore Di Maio e Carmine Di Girolamo, membri della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo.

Il primo venne condannato all’ergastolo (in primo grado); gli altri due assolti per “insufficenza di prove”. Nel 2011, le rivelazioni del pentito Antonio Pignataro portarono alla riapertura del caso: davanti agli inquirenti l’uomo confessò, in pratica, di aver preso parte all’ideazione dell’attentato al giudice, la cui esecuzione materiale – secondo lui – era stata effettuata da quattro persone su mandato di Di Maio.

Fu condannato, alla fine, a 30 anni di reclusione. Nel 2019 è stato scarcerato e sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora. Qualche anno prima, nel 2015, il papà di Simonetta si era spento a causa di una polmonite.

Le iniziative in memoria della bambina, vittima innocente della camorra

Negli anni alla bambina sono stati dedicati monumenti di vario genere: a Cava dei Tirreni, sua città natale, portano il suo nome sia lo stadio che una scuola; a Bagnoli, nel Napoletano è la biblioteca del “Museo del Mare” ad onorarne la memoria; a Mercato San Severino, nel Salernitano, un presidio dell’associazione Libera.

Raffaele Sardo ne ha scritto in un libro intitolato “”Al di là della notte. Storie di vittime innocenti della criminalità“. Vittime a cui la stessa Libera ha dedicato un vero e proprio elenco, affinché non vengano dimenticate: tra loro compare anche il nome di Francesco Pio Maimone, che l’anno scorso è stato ucciso da un colpo di pistola vagante agli chalet di Mergellina, sul lungomare di Napoli.

In otto, in totale, sono finiti a processo per la sua morte: oltre a Francesco Pio Valda, che è accusato di avergli sparato, sette persone che in vari modi lo coprirono, aiutandolo a disfarsi dell’arma del delitto.