Mai più invisibili“. È questo l’obiettivo dei cittadini che oggi, 28 maggio 2024, si sono ritrovati in Campidoglio per una manifestazione che aveva lo scopo dichiarato di attirare l’attenzione del sindaco Roberto Gualtieri verso i problemi e le criticità da loro denunciati. Da Casal Selce a Pietralata, da Santa Palomba a San Lorenzo: cittadini di una Roma “luminosa, vivace” in lotta per la difesa del territorio e della salute.

Manifestazione dei cittadini in Campidoglio oggi, 28 maggio 2024, Casal Selce contro il biodigestore: “Gualtieri vergognati”

Vengono da tutta Roma e si sono dati appuntamento sotto quel Palazzo Senatorio del Campidoglio per non essere più ignorati da “chi resta chiuso nelle stanze del Campidoglio“.

È questa, infatti, l’accusa più pesante – tra le tante – che rivolgono all’amministrazione del sindaco Gualtieri: l’aver marginalizzato le istanze provenienti dal basso, dalla cittadinanza non allineata, guardando esclusivamente ai “grandi affari“.

In quest’ottica, hanno trovato un terreno di lotta comune territori e richieste diverse, dalla battaglia per la salute dei cittadini di Santa Palomba e Casal Selce – rispettivamente contro l’inceneritore e il biodigestore annunciati dal Comune – a quella per il consumo di suolo degli abitanti di Pietralata, contrari alla cancellazione del parco di quartiere per far posto allo stadio della A.S. Roma.

Manifestazione Campidoglio cittadini

A seguire gli sviluppi della protesta c’è l’inviato di TAG24 Thomas Cardinali che ha intervistato i manifestanti, facendosi spiegare le loro ragioni.

Particolarmente agguerriti, come hanno già dimostrato anche in passato, i cittadini di Casal Selce, in aperto contrasto con la decisione del sindaco di costruire un biodigestore a pochi chilometri dalla discarica di Malagrotta.

A partire da Celestino Leonetti, uno dei simboli della loro protesta, che chiama a gran voce il primo cittadino, urlandogli più volte “vergognati!

Gli fa eco uno dei cittadini della zona che ha spiegato come la manifestazione avesse lo scopo preciso di “chiedere al sindaco di rivedere la sua scelta di localizzare questo impianto a Casal Selce perché la sua localizzazione è una scelta sbagliata in quanto l’aria è tutelata dalla Regione come paesaggio agrario di rilevante valore“.

Ricorda che “il Comune di Roma dispone già di aree industriali sulle quali può essere fatto un biodigestore” e sottolinea la vicinanza con la discarica di Malagrotta che impedisce, per legge, la costruzione di altri impianti per i rifiuti “nel raggio di 6 km da quella zona“.

Denuncia, inoltre, la prossimità con le abitazioni e una scuola, che rendono ancora più complicata la situazione sul piano della salute, come certifica uno studio epidemiologico del programma regionale Eras per il quale il tasso di tumori in quella zona è molto più alto che nel resto di Roma.

Tutto questo, rimarcano furiosi i cittadini di Casal Selce, senza che il sindaco si sia mai confrontato con loro, al contrario della Regione proprietaria dei terreni.

Italia Nostra contro il termovalorizzatore a Santa Palomba: “La zona è inquinata, non si può costruire”

Da Casal Selce a Santa Palomba, località designata per ospitare il termovalorizzatore sul quale il sindaco Gualtieri ha impostato la propria lotta contro il caos rifiuti della Capitale.

Thomas Cardinale ha raggiunto Enrico Del Vescovo, rappresentante di Italia Nostra, sezione dei Castelli Romani, che da sempre porta avanti le istanze della cittadinanza in quell’area contro la costruzione di quello che chiamano ‘inceneritore’.

D. Di discariche ve ne intendete perché la discarica di Albano è nel vostro territorio e proprio lì il sindaco Gualtieri ha previsto la costruzione del termovalorizzatore, nel terreno di Santa Palomba…

R. Sì, il luogo individuato si trova a poco meno di 800 metri dal sito della discarica di Roncigliano che è stata chiusa da poco e ha avuto conseguenze molto gravi, perché la falda è inquinata e questo è evidente in base ai riscontri dell’Arpa Lazio. Tutta la zona è inquinata. Il comune di Albano a dicembre ha approvato un ordine del giorno per chiedere alla Regione di dichiarare quell’area a grave rischio ambientale, proprio a causa dell’inquinamento della falda e per le conseguenze che sono state rilevate sulla salute dei cittadini che abitano nelle vicinanze.

D. Avete avuto qualche risposta?

R. Non abbiamo ancora alcun riscontro su questa richiesta, basata sulla legge n. 13 del 19 luglio 2019 che stabilisce che un’area che presenti delle criticità a livello ambientale deve essere dichiarata area ad elevato rischio di crisi ambientale. Di conseguenza, in un’area simile non si potrebbe costruire un inceneritore, perché avrebbe un impatto devastante sulla zona.

D. Però il sindaco Gualtieri è commissario straordinario per quella zona, quindi la competenza è del Comune, non della Regione…

R. Sì, è vero. Ma l’impatto dell’inceneritore ricade sui comuni vicini, dal momento che l’area si trova esattamente al confine. Si tratta del territorio di Albano ma anche quello di Ardea e di Pomezia. Sono i Castelli Romani le vere vittime di questa operazione.

D. Altro aspetto fondamentale sul termovalorizzatore è che pochi giorni fa qualcuno si è aggiudicato il bando nonostante ci sia un’indagine della Procura su come sono stati acquistati quei terreni.

R. Esattamente, c’è stato un unico ente che ha presentato un progetto ed è l’Acea, insieme a una cordata di cui fanno parte imprese importanti, dalla Hitachi giapponese alla multinazionale francese Suez fino al gruppo Vianini che fa capo a Caltagirone. Una cordata che ha puntato gli occhi su questo affare. La nostra speranza è che il progetto vada in valutazione di impatto ambientale dove noi dovremo batterci per far valere tutte le criticità che ci sono. Senza dimenticare l’indagine della procura che ha messo in evidenza come il terreno – circa 10 ettari – sia stato pagato 7 milioni e mezzo quando il valore di mercato era straordinariamente inferiore e c’erano state altre offerte. Non si capisce, quindi, come mai siano stati spesi questi soldi per un terreno che non li valeva assolutamente.

Manifestazione dei cittadini in Campidoglio, il comitato del ‘No’ al porto crocieristico di Fiumicino: “Devasterà il litorale”

Presenti in Campidoglio anche i cittadini di Fiumicino riuniti nel comitato del ‘No’ al nuovo porto per le navi da crociera che dovrebbe sorgere sul litorale della cittadina.

A unirli alla protesta degli abitanti di Casal Selce e di Santa Palomba c’è la preoccupazione per l’impatto che l’opera avrà sull’ambiente del loro territorio e, ovviamente, il silenzio del sindaco Gualtieri. Inoltre, come dice uno dei membri del comitato, chiedono che il progetto del porto della Royal Caribbean sia tolto dal decreto Giubileo nel quale è stato inserito, “perché non ha nulla a che fare con esso e non sarà mai pronto per il Giubileo“.

D. Quindi l’accusa, come per il termovalorizzatore, è che il sindaco utilizzi i poteri di commissario straordinario per il Giubileo per operazioni che non riguardano il Giubileo?

R. Esattamente. Questo progetto, se avesse seguito gli iter burocratici previsti dalla legge, avrebbe impiegato anni per essere approvato. Invece, grazie ai poteri straordinari per il Giubileo, ha avuto una corsia accelerata e oggi è in fase di valutazione dell’impatto ambientale.

D. Quali danni potrebbe portare il porto al litorale di Fiumicino?

R. Si tratta di una vera e propria violenza ambientale perché il litorale romano non è adatto alla grande portualità. Non ci sono i fondali quindi richiederà dragaggi enormi che devasteranno tutto il litorale dal punto di vista dell’ecosistema marino e dell’erosione. Poi non abbiamo una viabilità adeguata per sostenere il traffico di crocieristi, autobus che a migliaia porteranno i croceristi dall’aeroporto al porto perché non siamo una meta di turismo.

D. Siete mai stati ascoltati dalle istituzioni? Avete mai parlato con il sindaco o la regione?

R. Il nostro primo interlocutore è stato il sindaco di Fiumicino, con cui abbiamo fatto molta fatica per riuscire ad avere un incontro. Però il messaggio principale dev’essere rivolto al sindaco di Roma che, in qualità di presidente dell’Area Metropolitana, ha deciso di inserire quest’opera nel decreto Giubileo.

D. Dalla Regione qualche risposta?

R. In Regione abbiamo avuto alcune commissioni proprio sulle opere del Giubileo e ci sono state varie sessioni di ascolto. Devo dire che la Regione Lazio in parte ci ha ascoltato, anche se poi non ha fatto nulla. Invece questa funzione portuale dovrebbe essere prerogativa della Regione Lazio che, invece, se n’è lavata le mani.

In Campidoglio anche la protesta degli abitanti delle case popolari di Via Galli ad Acilia

Alla manifestazione in Campidoglio ci sono anche i cittadini delle case popolari di via Galli, ad Acilia, che da anni si battono per la messa in sicurezza delle loro case.

Una risposta sembrava arrivata, con i lavori per rendere le abitazioni totalmente agibili, ma subito è spuntata una nuova grana: gli inquilini avrebbero dovuto spostarsi in un residence a La Storta – a circa 40 km dalle loro case – messo a disposizione dal Comune ma con le spese di trasloco ed eventuale immagazzinamento dei mobili a loro carico.

Uno di loro, Enrico Milani, fa il punto sulla situazione con Thomas Cardinali.

D. Lei è uno degli assegnatari delle case popolari a via Galli, in zona Acilia. A che punto è la vostra situazione?

R. Dopo il nostro rifiuto dell’alternativa proposta di andare a 40 km da casa, una settimana fa siamo stati convocati al dipartimento delle politiche abitative dove hanno riconosciuto che la cosa non era fattibile. Ci hanno detto, allora, di aver trovato cinque appartamenti disponibili a Ostia, che già sarebbero due in meno di quelli che servono perché noi siamo sette inquilini. Ma poi è sopravvenuto il solito problema: il trasloco e la messa in magazzino a spese di chi saranno? Non hanno saputo risponderci. Ora si riuniranno e vedranno di cercare una soluzione e ci convocheranno di nuovo per farci sapere se ci sono riusciti.

D. Avete avuto un interlocuzione con il sindaco on con l’assessore alle politiche abitative Zevi?

R. Non con l’assessore Zevi. Solo con l’assessore alle politiche abitative del decimo municipio, Sesa, che è venuto con noi al dipartimento. Ma con gli alti livelli del Comune nessun contatto.

Thomas Cardinali riesce a intercettare anche una signora, uno dei due inquilini esclusi dall’assegnazione degli alloggi provvisori perché in arretrato con i pagamenti. La donna spiega di aver pagato sempre “per sessant’anni” fino al lockdown: Non ho potuto pagare perché senza lavoro ma non è colpa mia.

Dice di voler rimettersi in regola ma, ammette con timore, “probabilmente mi butteranno in mezzo a una strada e questo per me è una vergogna“.

Le lavoratrici del gruppo ‘Notturno Roma – Ostia’ chiedono maggior sicurezza

Tra i comitati di cittadini presenti alla manifestazione in Campidoglio spiccano anche le lavoratrici e i lavoratori del gruppo ‘Notturno Roma – Ostia’. Si tratta di coloro che, da Ostia, tutte le mattine si alzano ancor prima dell’alba per andare a lavorare a Roma a bordo delle linee notturne dell’autobus.

Un viaggio lungo e, spesso, a causa dell’orario, anche piuttosto pericoloso. Hanno chiesto al Comune un intervento che, però, al momento è rimasto senza risposta, come racconta Dina Schintu, una di loro.

D. Qual è il problema? Siete riusciti a parlarne con la nuova amministrazione comunale?

R. Siamo un gruppo di lavoratori e lavoratrici che prendono l’ultima corsa del notturno da Ostia, per arrivare a Roma e poter timbrare alle 6. Prima avevamo problemi con questa linea perché non passava mai. La vecchia amministrazione allora ci cambiò il deposito, quindi si viaggiava meglio ed eravamo più tranquilli. Se saliva qualche ‘soggetto ambiguo’, il vecchio deposito riusciva a interagire con queste persone e non c’erano problemi. Alla nuova amministrazione abbiamo chiesto di anticipare la corsa di 10 minuti, perché il tragitto è veramente lungo. Il risultato è che l’hanno anticipata, ma hanno anche cambiato tutto l’itinerario. Quindi ora ci alziamo alle 3 di mattina per poter prendere l’ultima corsa alle 4:15, e poter arrivare puntuali al lavoro. Ma adesso è diventato veramente pericoloso, perché c’è il mondo dentro questi autobus e nessuno ci protegge.

D. Quali sono state le vostre iniziative?

R. Noi lavoratrici e lavoratori abbiamo fatto un gruppo, siamo stati costretti ad assumere un avvocato e a fare due diffide. Abbiamo chiesto incontri ma a tutt’oggi stiamo ancora così e la situazione è peggiorata.