Bond senza cedola di Comit: molti investitori si domandano se si tratti di un asset d’oro rispetto ad altri strumenti di gestione del risparmio. Scopriamolo.
La stagione delle obbligazioni è sempre più matura e molti risparmiatori amano investire i propri risparmi in obbligazioni senza cedola. Chi ama investire in zero coupon bond avrà considerato la possibilità di detenere nel proprio portafoglio i bond senza cedola di Comit, la cui scadenza è fissata per il mese di febbraio 2028.
L’emittente del bond, Comit, è stato sostituito da Intesa SanPaolo: l’obbligazione senza cedola (ISIN: IT00012000390) è stato immesso sul mercato nel lontano febbraio 1998 e la sua durata è stata fissata a 30 anni. Gli obbligazionisti che detengono il bond senza cedola Comit si domandano a quanto ammonti la sua quotazione attuale e se sia stato un investimento sicuro e remunerativo.
Bond senza cedola di Comit: si tratta di un asset d’oro per gli investitori?
Il bond senza cedola di Comit, oggi Intesa SanPaolo, è un titolo obbligazionario emesso nel mese di febbraio 1998 e con durata prevista pari a 30 anni. La scadenza dell’obbligazione Comit è fissata per il mese di febbraio 2028. Rispetto al suo valore nominale il bond è stato offerto a 18,7 centesimi: ciò implica che un lotto minimo di mille euro comportava un esborso monetario pari a 187 euro. Gli obbligazionisti che hanno acquistato il bond Comit non riceveranno alcun soldo fino alla scadenza del titolo proprio perché si tratta di un’obbligazione senza cedola.
Bond senza cedola di Comit: calcoliamo il rendimento netto
I bond senza cedola Comit possono essere acquistati sul mercato secondario a 87,5 centesimi. I cassettisti che hanno acquistato ed inserito nel portafoglio investimenti l’obbligazione, mantenendola fino ad oggi, hanno realizzato un rendimento di 370 punti percentuali. Si tratta di un rendimento molto allettante anche se è necessario tenere conto di due fattori: l’inflazione e il prelievo fiscale. Per quanto concerne quest’ultimo le aliquote hanno subito un cambiamento nel tempo: fino al 2014 il prelievo fiscale applicato agli interessi era pari a 20 punti percentuali, successivamente l’aliquota fiscale è aumentata a 26 punti percentuali.
Tenendo conto di questa variazione dell’aliquota fiscale dal 20 al 26 percento e del fatto che la quotazione era pari a 60 centesimi alla fine del primo semestre del 2014, possiamo sottolineare il fatto che il rendimento netto registrato è stato pari a quasi 290 punti percentuali. Oltre al prelievo fiscale un altro fattore da considerare è l’inflazione: secondo l’Istat negli ultimi 26 anni il trend inflazionistico è stato di oltre 60 punti percentuali.
Tenendo conto anche dell’inflazione, il rendimento netto è sceso a oltre 220 punti percentuali. Nel caso in cui un obbligazionista avesse intenzione di acquistare i bond senza cedola Comit potrebbe contare su un rendimento lordo pari a 3,6 punti percentuali. Rispetto all’emissione, il titolo obbligazionario senza cedola ha recuperato terreno.
Bond senza cedola Comit: occhio ai rischi
Trattandosi di un’obbligazione senza cedola, il bond Comit espone a determinati rischi che occorre valutare con molta attenzione. I bond senza cedola sono più rischiosi nelle fasi in cui salgono i tassi. Viceversa, le obbligazioni senza cedola sono più generose nelle fasi in cui i tassi si riducono in quanto le quotazioni devono aumentare più rapidamente rispetto ai titoli obbligazionari con cedola.
Nel caso in cui il bond venga rivenduto in anticipo, l’obbligazionista rimane esposto alle maggiori fluttuazioni dei prezzi. I bond senza cedola sono generosi ed interessanti nelle fasi in cui i tassi si riducono, mentre sono poco performanti nelle fasi in cui i tassi aumentano. Gli obbligazionisti non dovrebbero lasciarsi allettare dal maggiore rendimento offerto dal momento che gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo e si potrebbe presentare la necessità di dover disinvestire.