La morte non cancella i peccati né l’opposizione politica. E così l’idea di una commemorazione ufficiale da parte dell’Onu per Ebrahim Raisi, ex presidente iraniano scomparso in un incidente in elicottero il 19 maggio, viene duramente contestata da Narges Mohammadi, attivista e Premio Nobel per la Pace nel 2023, che parla di “pericoloso precedente“.

Morte Raisi, Mohammadi contro la cerimonia all’Onu: “Normalizzano la dittatura”

Una presa di posizione durissima da parte di chi ha sempre lottato contro la violazione dei diritti umani in Iran. Narges Mohammadi non ci sta a vedere l’ex presidente iraniano Raisi, morto dopo un incidente in elicottero lo scorso 19 maggio, celebrato da un’organizzazione come le Nazioni Unite.

Uno scempio per lei che, da sempre, ha lottato per il riconoscimento di diritti fondamentali in Iran, in particolare per le donne, vincendo il Nobel per la Pace lo scorso anno ma finendo anche in carcere per questo suo impegno. E proprio dalla prigione di Evin in cui si trova rinchiusa, Mohammadi lancia il suo ‘j’accuse’ contro la decisione dell’Onu.

“Il giorno della cerimonia commemorativa che l’Onu terrà per il presidente Ebrahim Raisi sarà il giorno della celebrazione dei patiboli, delle esecuzioni e dei massacri del popolo iraniano. Quando i governi del mondo elevano un così palese violatore dei diritti umani, noto come ‘il macellaio dell’Iran’, a una posizione d’onore, come se piangessero una figura amante della pace e della democrazia, di fatto creano un pericoloso precedente”.

Mohammadi denuncia il rischio che una simile cerimonia porta con sé, e cioè la normalizzazione della dittatura che può spalancare le porte all’emergere di figure simili a quella di Raisi anche “in altre parti del mondo“.

Anche altri attivisti iraniani contro la decisione dell’Onu

La voce di Mohammadi non è isolata. Altri importanti attivisti hanno contestato al decisione delle Nazioni Unite.

Un altro Premio Nobel per la Pace, l’avvocato iraniano Shirin Ebadi, che ha vinto il riconoscimento nel 2003, ha chiesto esplicitamente all’Organizzazione di annullare la cerimonia, definendo Raisi “il perpetratore di crimini contro l’umanità“.

Lo stesso ha fatto anche Masih Alinejad, attivista per i diritti umani e delle donne, che ha inviato una lettera al Segretario Generale della Nazioni Unite Antonio Guterres, nella quale ha sottolineato, al pari di Mohammadi, quanto sia sbagliato il messaggio implicito nel celebrare una persona che ha violato i diritti umani.

Vedremo se l’Onu presterà ascolto alla protesta degli attivisti iraniani. O forse, magari, dovrà ascoltare Sara Hossain, che proprio per l’Onu guida la Missione d’inchiesta indipendente sull’Iran e che ha detto chiaramente che la morte di Raisi non dovrebbe far dimenticare le violazioni dei diritti umani commessi in Iran.