La Procura di Belluno ha chiesto il processo per Angelika Hutter, la 33enne di origini tedesche che il 6 luglio del 2023 investì e uccise con un’Audi A3 presa a noleggio il piccolo Mattia Antoniello, 2 anni, il padre Marco, 48 anni, e la nonna materna Maria Grazia Zuin, 65 anni, a Santo Stefano di Cadore. La decisione è arrivata dopo che una perizia ha riconosciuto la capacità processuale della donna, affetta da un vizio parziale di mente.
Chiesto il processo per Angelika Hutter, responsabile della strage di Santo Stefano di Cadore
L’udienza preliminare a carico della 33enne si terrà il prossimo 21 giugno a Belluno. Sarà il primo atto del processo che la vedrà imputata per omicidio stradale plurimo aggravato dall’alta velocità e per lesioni colpose per aver provocato la morte e il ferimento di diversi membri di una famiglia veneziana a Santo Stefano di Cadore. La decisione è arrivata dopo che i periti del gip l’hanno definita “in grado di partecipare al processo“.
Stando a quanto riporta il Gazzettino Veneto, la sua difesa punterà all’assoluzione; nel corso degli accertamenti psichiatrici a cui è stata sottoposta dopo il fermo, Angelika Hutter è stata infatti riconosciuta seminferma di mente. Se deciderà di essere presente in tribunale, secondo il quotidiano sopracitato dovrà essere accompagnata da almeno un operatore della casa “don Girelli” di Verona, la struttura psichiatrica dove si troverebbe attualmente in libertà vigilata, e affiancata da un interprete.
La ricostruzione dell’incidente che costò la vita a tre persone
La strage risale al 6 luglio dello scorso anno. Il piccolo Mattia Antoniello, il papà Marco e la nonna Maria Grazia Zuin stavano passeggiando insieme ad altri membri della loro famiglia – la mamma del bambino, la sorella minore e il nonno – su un marciapiede della via principale di Santo Stefano di Cadore, quando, all’improvviso, erano stati investiti dall’Audi A3 guidata dalla 33enne.
Il motivo dell’incidente? L’alta velocità. Stando alle ricostruzioni, Angelika Hutter sterzò mentre viaggiava a circa 100 chilometri all’ora in un tratto di strada in cui limite è di 50. Una volta tratta in arresto, agli inquirenti aveva detto di trovarsi “in un baratro”: da diverse settimane vagava per il nord Italia, mangiando e dormendo nell’auto che aveva preso a noleggio.
A fine maggio era stata denunciata per “porto di oggetti atti ad offendere” dopo essere stata trovata in possesso di un martello all’interno di un centro commerciale di Bolzano: a perquisirla erano stati i poliziotti intervenuti dopo la denuncia dei colleghi di un commesso con cui la donna, ad un tratto, avrebbe iniziato a litigare in maniera animata mentre acquistava un telefono.
Lo scorso marzo, essendo scaduti i termini di detenzione preventiva, la 33enne è stata scarcerata dalla struttura della Giudecca di Venezia: in attesa del processo a suo carico starebbe ricevendo tutte le cure del caso.
La questione della seminfermità
In virtù della seminfermità che le è stata riconosciuta, Hutter potrebbe ottenere uno sconto di pena, come è accaduto, di recente, anche ad Alberto Scagni, finito a processo per l’omicidio della sorella Alice, consumatosi a Genova il primo maggio del 2022, e condannato, alla fine, a 24 anni e 6 mesi di carcere e non all’ergastolo proprio perché seminfermo.
È la legge a prevederlo, oltre a prevedere l’assoluzione di coloro che siano riconosciuti totalmente incapaci di intendere e di volere. È successo a Silvana Erzemberger, che sparò al vicino di casa per futili motivi e di recente è stata assolta, evitando la condanna (e poi trasferita in una struttura psichiatrica perché socialmente pericolosa).