Blitz dei carabinieri del Noe alla discarica del Tufino: 12 arresti per corruzione e furto aggravato ai danni della città di Napoli. Nel mirino delle indagini dipendenti pubblici conniventi, i quali avrebbero accettato mazzette per smaltire tonnellate di rifiuti illegalmente.

Smantellato racket per smaltire rifiuti: 500mila euro di danni per Napoli e 12 arresti

Scattato alle prime luci dell’alba di oggi, 28 maggio 2024, la maxi operazione dei carabinieri nelle province di Avellino, Napoli e Salerno. Smantellato il racket per smaltire rifiuti e scarti industriali speciali gestito da un’associazione a delinquere.

Oggetto delle indagini la discarica del Tufino, dove l’organizzazione depositava illegalmente scarti pericolosi e rifiuti speciali provenienti dalle lavorazioni industriali. Un ammontare di circa 1mille tonnellate di scarti.

Il lucroso giro d’affari ha provocato un aggravamento fiscale ai danni della società pubblica Sapna per un valore totale di mezzo milione di euro. I militari hanno, perciò, provveduto a sequestrare le due aziende coinvolte nella produzione dei rifiuti.

Gli arresti

A finire in manette 12 persone, fra dipendenti pubblici e autisti, tutti compiacenti e conniventi all’associazione a delinquere. In cambio di cospicue mazzette, gli operatori avrebbero permesso lo smaltimento illecito.

Le indagini sono durate circa 6 mesi, durante i quali i militari hanno potuto appurare non solo l’esistenza dell’organizzazione illecita, ma anche identificare tutti i soggetti coinvolti. La Dda di Napoli ha emesso, così, le misure cautelari, poi eseguite dai carabinieri del Nucleo ambientale.

Le indagini

Gli agenti hanno portato alla luce il consolidato svolgimento delle operazioni illecite. Due aziende private – ora sotto sequestro – avviavano le proprie lavorazioni, producendo di conseguenza rifiuti speciali da smaltire.

Le due società, aggiudicatarie degli appalti per la raccolta dei rifiuti, affidavano tali scarti ai propri autisti, i quali fungevano da anello di congiunzione fra le aziende produttrici e gli operatori ecologici addetti all’impianto.

Bobine di ferro rubate per aumentare i costi

Profitti gonfiati anche da alcuni stratagemmi messi in atto dai conniventi. Infatti, al fine di aumentare i costi e, dunque, i proventi, gli indagati avrebbero rubato bobine di ferro. Queste ultime, solitamente, sono impiegate per l’imballaggio dei rifiuti.

Tuttavia, alcuni dipendenti dello Stir e alcuni autisti occultavano opportunamente le bobine all’interno degli autocompattatori. Il furto ha provocato danni per un valore complessivo di circa 20mila euro.