Si stabilizza dopo tre settimane di proteste la situazione in Nuova Caledonia, al punto che da domani 28 maggio 2024 alle 5 – ora locale – lo stato di emergenza sarà revocato da Parigi. Da quasi un mese l’isola è interessata da forti proteste contro una riforma elettorale che potrebbe estendere il diritto al voto a persone che risiedono sull’isola da più di 10 anni.

La riforma, approvata dall’Assemblea locale, ha suscitato moltissima rabbia nei confronti della popolazione indigena e degli indipendentisti che vedono allontanarsi le ambizioni di autonomia dalla Francia. Qualche giorno fa il presidente francese Macron si è recato sull’isola per parlare alla popolazione.

Revocato lo stato di emergenza in Nuova Caledonia

Troppo presto per parlare di calma ma sicuramente i segnali di distensione rispetto a due settimane fa si vedono. In Nuova Caledonia la situazione sta migliorando e per questo motivo l’Eliseo ha deciso di revocare a partire dalle 5 di domani lo stato di emergenza in vigore nel territorio d’oltremare.

L’aeroporto di Nouméa resterà chiuso fino al prossimo 2 giugno ai voli commerciali, come già stabilito. Nelle prossime ore saranno inviate in Nuova Caledonia altri 480 gendarmi per la sicurezza della popolazione. Macron ha ribadito che la revoca dei blocchi è una condizione necessaria per l’apertura di negoziati concreti. Il capo di Stato francese ha condannato poi le violenze durante le proteste degli scorsi giorni.

Ritrovare il dialogo: le condizioni di Macron

La sfida sarà ora trovare un dialogo fra le forze locali e, magari, arricchire la riforma elettorale riuscendo a renderla più ‘connessa’ al territorio. Speranze già ribadite alla stampa francese nel corso del volo di ritorno da Nouméa.

Dal canto suo Il Fronte indipendentista neocaledone che rappresenta la popolazione indigena kanak ha riconosciuto che l’obiettivo è quello di allentare le tensioni e trovare soluzioni durature per il Paese. Il Fronte ribadisce ancora una volta che è necessario il ritiro della revisione costituzionale del corpo elettorale. Per ora si allontanano le prospettive di un’approvazione della riforma entro il mese di giugno.