Anche da morto, Aleksei Navalny continua a rappresentare una spina nel fianco della Russia, stavolta sotto le sembianze del Consiglio Ue che ha predisposto una serie di sanzioni proprio per la morte del dissidente. Colpita un’agenzia federale e 19 giudici russi, responsabili a vario titolo dell’imprigionamento e della morte dell’oppositore di Vladimir Putin

Navalny, le sanzioni del Consiglio Ue colpiscono giudici e magistrati

Sono passati diversi mesi dalla morte di Aleksei Navalny, scomparso in circostanze mai chiarite del tutto lo scorso 16 febbraio.

Il blogger e dissidente politico era detenuto in una colonia penale di massima sicurezza in condizioni durissime, secondo quanto trapelato durante la sua prigionia. Condizioni che, secondo alcuni, potrebbero aver giocato un ruolo determinante nel causare la morte dell’oppositore del presidente Putin.

Ecco, dunque, che arrivano oggi le prime conseguenze internazionali di una morte che aveva scatenato un’ondata di indignazione a livello mondiale contro il trattamento riservato in Russia ai contestatori del Cremlino. Il Consiglio dell’Unione europea ha sanzionato, infatti, il Servizio penitenziario federale russo e 19 giudici, pubblici ministeri e magistrati di vario genere, ritenuti collegati o, in qualche modo, responsabili della morte dell’attivista.

“Abusi diffusi contro i prigionieri politici”

L’accusa, nei confronti dell’agenzia federale e dei magistrati, è di aver avuto un ruolo determinante nella morte di Navalny, a causa della notorietà degli “abusi diffusi e sistematici contro i prigionieri politici“.

Oltre alla morte di Navalny, nel fascicolo del Consiglio Ue ci sono anche gli elementi relativi alla condanna di un altro attivista nel mirino di Mosca. Si tratta di Oleg Orlov, difensore dei diritti umani e leader di ‘Memorial Human Rights Defence Center’, organizzazione vincitrice del premio Nobel per la pace 2022, anche lui condannato per motivi politici.