Il pericolo adesso è davvero vicino. E la NFL si avvia a passi da gigante verso un clamoroso stop. La paura dei tifosi è diventata realtà: è arrivata la rottura totale tra la lega e i giocatori, e si rischia il blocco della stagione. Sabato notte, il commissioner della Lega di football professionistico americano, Roger Goodell, ha inviato un’email a tutti gli iscritti al sito NFL.com, annunciando la rottura della trattativa tra lega e giocatori.

47 righe per dire al mondo che non si è raggiunto l’accordo tra le parti e non c’è stata nessuna firma del nuovo contratto collettivo di lavoro, che avrebbe dovuto assicurare i prossimi 4 anni di football. Quello che è successo invece si può tranquillamente sintetizzare con due parole: rottura totale.Il problema è di natura quasi esclusivamente economica, tanto da far ritenere ai più che, visto gli enormi interessi in ballo, alla fine, un accordo si sarebbe trovato, così come aveva auspicato anche lo stesso Obama, grande sportivo e tifoso dei Bears.

La National Football League è senz’altro un’azienda florida, e lo spettacolo che produce, perchè non solo di sport si tratta, è il primo negli Stati Uniti, e l’ultimo Super Bowl è stato l’evento televisivo più visto da quando negli Usa esiste la televisione.  Per non parlare dell’espansione che sta avendo anche in altri continenti, Europa in primis. Nonostante questo, i proprietari delle 32 squadre vogliono dare un taglio ai guadagni dei giocatori, molto alti in effetti, ma, va detto, almeno in parte giustificati dagli altrettanto alti rischi che corrono e dalla carriera piuttosto breve che li aspetta. L’altra richiesta è quella di aumentare di altre 2 il numero delle partite, ad oggi 16 in regular season, play off esclusi, com’è ovvio, per aumentare gli introiti.

L’associazione dei giocatori obietta che la NFL è così ricca proprio grazie alle loro gesta, e chiede di vedere i libri contabili delle 32 squadre che comprovino lo stato di crisi lamentato dai proprietari.

Un braccio di ferro che stava andando avanti da diverso tempo ormai,  e che ha coinvolto anche un mediatore federale. Nonostante sia stato spostata per due volte la deadline per la chiusura dell’accordo, il faccia a faccia si è concluso nel peggiore dei modi, con la rottura delle trattative.
I giocatori non hanno perso tempo e, rappresentati da tre autentiche stelle, Tom Brady, Peyton Manning e Drew Brees, hanno subito fatto ricorso alle aule di giustizia.
Diversa le versioni dei fatti, ovviamente. Secondo la NFL, la rottura si deve all’incapacità dei giocatori di accettare un accordo ragionevole. Da parte loro gli atleti replicano di non aver avuto accesso ai libri contabili,  e di non aver visto accettata nessuna loro richiesta. Nell’e-mail che ha spedito, Goodell nega ovviamente di volere il blocco del prossimo campionato, mentre si dice ovviamente molto sconfortato per quanto sta accadendo.
Secondo il commissioner  quella che il sindacato giocatori ha lasciato sul tavolo era una grande offerta. “Eravamo venuti loro incontro praticamente su tutto – spiega il deus ex machina della Nfl – la stagione sarebbe rimasta con un identico numero di partite per almeno altri 4 anni, avevamo previsto un fondo a disposizione degli ex giocatori (per far fronte ai loro eventuali, e non rari, problemi di salute post carriera), stabilita un’equilibrata divisione economica degli introiti, aumentate le misure per tutelare l’incolumità e la sicurezza nel gioco”.

Ma il sindacato degli atleti ha detto un bel no dopo 16 giorni di nervose trattative e, contemporaneamente, si è di fatto sciolto aprendo la strada alla possibilità che ogni singolo giocatore ricorra ai tribunali.

Il disastro sportivo è a un passo, ossia ad un niente dal blocco totale della prossima stagione, che dovrebbe partire a settembre. L’email di Goodell conclude con un residuo filo di speranza: “Continueremo a lavorare perchè si trovi un accordo”. Come, non è dato sapersi. L’unica certezza è che nessuno avrebbe da guadagnare da uno stop al campionato di football professionistico, quasi una religione negli Stati Uniti. Che ora spetta ai giudici far sì che si possa continuare a celebrare ogni domenica.

Maria Luisa Urbano