La pace ha sempre un prezzo da pagare, come nel caso dell’Armenia che dopo l’accordo del 19 aprile per la fine del conflitto nel Nagorno Karabakh sta cedendo alcuni territori di confine al vicino Azerbaigian: le continue concessioni di villaggi di confine non piace ai cittadini armeni che oggi 27 maggio 2024 hanno organizzato nuove proteste contro il premier Pashinyan. I villaggi ceduti all’Azerbaigian erano stati conquistati dall’Armenia negli anni ’90.
In tutto 273 persone sono state arrestate dalle forze dell’ordine armene a Erevan. Tra le principali ‘guide’ della protesta c’è anche il vescovo Bagrat Galstanyan, originario di uno dei villaggi che sono stati restituiti a Baku. Non è stato reso noto il numero preciso di manifestanti presenti ieri in piazza ma si parla di decine di migliaia di persone.
Proteste in Armenia oggi 27 maggio 2024
Continuano le proteste contro il premier Pashinyan dopo la decisione di restituire alcuni villaggi a confine tra Armenia ed Azerbaigian a Baku. Le forze dell’ordine hanno arrestato almeno 273 persone presenti ieri in piazza ad Erevan, molti di loro avevano bandiere del proprio Paese.
La principale motivazione delle proteste è patriottica ma molti cittadini sono preoccupati anche per il fatto che la cessione dei villaggi rischierebbe di consegnare a Baku un punto strategico del Paese dove passa un’autostrada che collega l’Armenia e la Georgia.
Anche la politica contro Pashinyan
Le manifestazioni contro il premier vanno ormai avanti dal 19 aprile quando verso fine aprile è stato raggiunto un accordo per il ritiro delle truppe armene dai quattro villaggi di confine. Qualche giorno fa in piazza sono scese 30mila persone contro questa decisione. Le successive proteste sono state meno partecipate ma hanno visto decine di migliaia di persone manifestare contro Pashinyan.
Si muove anche la politica. I partiti armeni dell’opposizione avevano concordato di chiedere un voto di sfiducia nei confronti di Pashinyan. L’iniziativa però è venuta meno perché mancavano i numeri in Parlamento.
Il Caucaso in questo momento è in fermento. Ci sono state negli ultimi mesi proteste in Georgia contro l’approvazione della legge sulle influenze straniere che sanziona chi per un 20% è finanziato da altri Stati.