È stata uccisa dal fidanzato nella casa in cui convivevano da oltre un anno a Senago al settimo mese di gravidanza: la storia di Giulia Tramontano e del suo omicidio ha sconvolto l’Italia, riportando alla mente di molti quella di un’altra donna, Melania Rea, che nel 2011 fu accoltellata dal marito Salvatore Parolisi a pochi passi da dove la figlia di appena 18 mesi, Vittoria, stava riposando in macchina. Per ricostruirla dobbiamo tornare a un anno fa.

La storia di Giulia Tramontano dalla scomparsa

È il 27 maggio del 2023. Nel pomeriggio Giulia Tramontano esce dall’abitazione in cui vive insieme al fidanzato Alessandro Impagnatiello e si dirige a Milano per prendere parte a un incontro con l’altra ragazza che il 30enne, come ha scoperto da poco, frequenta, una sua collega.

Allegra, questo il suo nome, le rivela di essere rimasta a sua volta incinta del ragazzo e di aver abortito, svelandole che la loro frequentazione va avanti da circa un anno; Giulia, inorridita, si convince a lasciarlo: mentre è all’Armani Bamboo Bar gli scrive, arrabbiata.

Una volta tornata a casa dice ad Impagnatiello che sarebbe andata via e che di loro, di lei e Thiago, lui non avrebbe più avuto notizie: a quel punto il 30enne la coglie di sorpresa e la colpisce con un coltello da cucina fino a lasciarla inerme, per poi provare a bruciarne il corpo nella vasca da bagno e nel box auto collegato al loro appartamento (dopo averlo trascinato sulle scale).

Il giorno dopo va a lavoro; quando torna finge che la 29enne non ci sia più, che si sia allontanata volontariamente mentre lui era assente e ne denuncia la scomparsa. Nel frattempo ha spostato il suo corpo in cantina e ha pulito tutto; quando le ricerche della giovane iniziano, lo carica nel bagagliaio della sua auto e lo abbandona nei pressi di alcuni garage di Senago.

Fa le prime ammissioni davanti ai carabinieri del Ris impegnati a cercare eventuali tracce di sangue nel suo appartamento e li porta sul luogo del ritrovamento del corpo quando è ormai certo di essere stato scoperto. Dice che ha colpito la compagna per evitare di farla soffrire dopo che lei si è fatta del male. In pratica, mente.

Il processo a carico di Alessandro Impagnatiello, reo confesso dell’omicidio della fidanzata

Oggi, nel corso del processo che lo vede imputato per omicidio pluriaggravato, rispondendo alle domande del pm ha confessato di aver ucciso Giulia (colpendola mentre era di spalle, impedendole di difendersi) e di averne occultato il cadavere.

Il tutto mentre era, a suo dire, in uno stato di “insensata follia”. Secondo l’accusa fece tutto lucidamente: da mesi, del resto, somministrava alla compagna incinta veleno per topi, ammoniaca e cloroformio. L’ipotesi (da lui confermata) è che così facendo stesse cercando di procurarle un aborto perché avvertiva la gravidanza come un “ostacolo” alle sue ambizioni lavorative.

Rischia il massimo della pena, l’ergastolo: potrà ottenere uno sconto solo nell’ipotesi remota in cui la sua difesa, rappresentata dagli avvocati Giulia Geradini e Samanta Barbaglia, riuscirà a dimostrare – attraverso una perizia psichiatrica – che non fosse totalmente capace di intendere e di volere al momento dei fatti.

I familiari della vittima si aspettano giustizia. “Nulla ci restituirà Giulia. Abbiamo gridato a voce alta, lo faremo ancora, affinché sia fatta giustizia“, ha scritto sui social stamattina, nel primo anniversario dell’omicidio, il papà Franco, che insieme alla moglie Loredana e ai figli Mario e Chiara, i fratelli della 29enne, si è costituito parte civile.