Lo scorso 23 maggio è uscito nelle migliori sale italiane “Io e il Secco”, l’opera prima del regista Gianluca Santoni. Questa storia, attraverso una bizzarra e insolita amicizia tra un bambino di dieci anni e un ragazzo problematico, affronta il tema della violenza domestica e ci regala un finale che parla di come l’affetto profondo rappresenti la miglior forma di salvezza.

“Io e il Secco”, recensione

Denni (Francesco Lombardo) è ancora piccolo, ma non abbastanza da non riuscire a vedere con disincantata lucidità la realtà familiare nella quale vive. Ha solo dieci anni, ma ha già in volto un’aria cupa e assorta da uomo adulto. Ha un atteggiamento schivo e sfuggente, parla poco e di rado, però quando esprime un pensiero lo fa con una sincerità sconcertante. Spesso se ne sta da solo, girando in bicicletta vicino la spiaggia della sua cittadina, da qualche parte al Nord Italia. Ha gli occhi color nocciola, dalla forma allungata e un po’ all’ingiù, talmente grandi che sembrano riempirgli tutto il viso. Ha i capelli biondi, le labbra sottili e le orecchie a sventola. Ha lo sguardo espressivo, che è come se gridasse di rabbia e dolore, a tal punto che ti ferisce intimamente come una pugnalata al petto, distruggendoti il cuore in mille pezzi.

L’unica persona con la quale riesce a mostrare la sua infinita bontà è la mamma Maria (Barbara Ronchi), che purtroppo è costretto a vedere, da anni, picchiata dal marito (Andrea Sartoretti) estremamente violento e iracondo. Vorrebbe difenderla, proteggerla, portarla via lontano. È spesso così arrabbiato che, con l’espressione contrita, se ne sta in silenzio a pugni stretti, immaginandosi di avere una forza indomabile e distruttiva che non possiede davvero. Accompagna la madre al pronto soccorso ogni qual volta lei ha delle ferite nuove sulla faccia devastata e in lacrime, su quel corpo magro, stanco, ricurvo su se stesso come a volersi nascondere dal resto del mondo. In attimi di dolcezza profonda come il mare aperto, Denni con delicatezza la ricopre di piccoli baci sui lividi, sui graffi, sui punti che saldano quegli squarci sulla pelle martoriata dal dolore.

Quel bambino con la coscienza devastata odia a morte suo padre e per questo motivo un giorno, dopo aver parlato con la sua compagna di scuola Eva (Zoe Trevisan), decide di andare a cercare il cugino di quest’ultima per offrirgli un accordo. Secco (Andrea Lattanzi), così conosciuto da tutti, è il cugino romano di Eva che vive in un piccolo appartamento lugubre delle case popolari insieme al fratello (Alessandro Bernardini), che è agli arresti domiciliari per rapina. L’amichetta gli ha confidato che Secco è un super killer temuto e rispettato da tutti, perciò Denni vuole assoldarlo, con dei soldi rubati al papà e promettendogliene degli altri, per sparare proprio a quell’uomo cattivo e meschino che ha rovinato la vita sua e della madre. Ma Secco è semplicemente un ragazzo cresciuto in una famiglia disfunzionale, coi genitori assenti e un fratello criminale, con un’esistenza allo sbando, che cerca di tirare avanti con dei lavori di fortuna, tipo lo spaccio di sostanze stupefacenti, ma non riuscendo bene neanche in quello. È semplicemente un perdigiorno, goffo e incapace di far del male a nessuno, cresciuto nell’ignoranza e che non è mai riuscito a superare i suoi traumi per divenire un adulto fatto e compiuto.

Secco è altissimo, con le gambe lunghe lunghe e il fisico non particolarmente muscoloso. Si è decolorato i capelli e adesso più che biondi diresti che sono proprio gialli, portandoli rasati ai lati e lasciando una specie di forma a scodella al centro della testa; un taglio buffo che non gli rende affatto giustizia. Ha un viso che cattura l’attenzione, con due occhi affascinanti di un verde brillante e dallo sguardo intenso e lacerante, ha il naso aquilino, con una gobba pronunciata, e le labbra sottili, ma nelle sue mille imperfezioni è davvero bellissimo. Fingendo di accettare l’accordo, ma solo col fine di rubare i soldi del padre di Denni per poter scappare via, i due passeranno insieme dei momenti indimenticabili facendo rapidamente germogliare, nella tragedia, un commovente amore fraterno dove l’uno colmerà le mancanze emotive dell’altro al punto da stringere un sodalizio indistruttibile.

“Io e il Secco”, critica

“Io e il Secco” è l’opera prima del regista e sceneggiatore, trentatreenne, Gianluca Santoni, che lo scorso 23 maggio ha debuttato al cinema con un film dalla storia estremamente drammatica, ma che in molte scene si tinge di una comicità del tutto inaspettata che l’alleggerisce un po’ da quell’insormontabile peso gravoso.

Prima esperienza alla recitazione per il bambino protagonista Francesco Lombardo, che interpreta la parte di Denni con la i, che ciò nonostante ha dato dimostrazione di una grande prova attoriale, mostrandoci un notevole acerbo talento nascente. Quel che colpisce maggiormente della sua interpretazione, senza alcuna preparazione accademica, è la capacità di trasmettere in modo chiaro e vivido tutte le emozioni del suo personaggio. Ho avuto l’occasione di assistere alla proiezione dello spettacolo dopo il quale cast e regista hanno risposto ad alcune domande ed è stato proprio Gianluca Santoni a dichiarare che Francesco Lombardo non ha mai studiato le battute in precedenza, ma che gli venivano comunicate un istante prima di girare le scene, confermando la sua capacità di improvvisazione.

Questa vicenda, scritta dallo stesso regista, non pone l’accento esclusivamente sul gigantesco universo della violenza domestica, che può manifestarsi in infiniti modi, ma piuttosto sul punto di vista di un fanciullo e di come percepisce lui quella destabilizzante realtà. Di quanto poi alla fine i bimbi vedano la morte in maniera altamente superficiale, quasi come fosse un gioco, ma di contro come riescano anche a rendersi conto, spesso più degli adulti, della gravità delle situazioni brutali. Il rapporto di enorme amicizia e viscerale affetto che si genera tra i due personaggi principali, Denni e il Secco, sembra quasi, in verità, una rappresentazione del possibile adulto irrisolto che può diventare un giorno un infante che nasce e cresce in contesti di abuso. Pur provenendo da classi sociali diametralmente opposte e avendo ricevuto due culture assai differenti, è come se entrambi parlassero da subito la stessa lingua: quella di chi si porta dentro una solitudine spirituale che esiste a prescindere da quanta gente si abbia effettivamente intorno.

Recitato bene da tutti gli interpreti devo però porre l’accento sulla bravura di Andrea Lattanzi che, nel ruolo del Secco, ha dato ampia visione del suo pieno talento. Lo vidi recitare per la prima volta al fianco dell’attore Antonio Albanese nel lungometraggio “Grazie Ragazzi”, firmato da Riccardo Milani, e non posso che confermare la mia grossa stima. Devo ammettere che, per merito delle sue ampie capacità, ho un piccolo debole artistico per Lattanzi.
Ottimo inizio per Santoni, assegno al film tre virgola nove stelle su cinque.

Infine ricordo a tutti che se doveste mai trovarvi in situazioni di aggressione e violenza domestica, sia psicologica che fisica, potete contattare il numero di aiuto e sostegno 1522, che ha collaborato con la produzione di questo film.