Sarà Gitanas Nauseda il presidente della Lituania, questo l’esito del secondo turno delle elezioni presidenziali tenutosi oggi 26 maggio 2024. Il capo di Stato ha battuto con il 78% dei consensi la premier Ingrida Simonyte che ha ammesso la sconfitta.

Gitanas è in carica dal 12 luglio 2019 quando vinse le elezioni sempre contro la premier. Quest’anno sia il presidente che Simonyte si sono sfidati al ballottaggio. Il primo turno delle elezioni presidenziali si è tenuto lo scorso 12 maggio.

Elezioni presidenziali in Lituania 2024, riconfermato Nauseda

Gitanas Nauseda è stato rieletto presidente, secondo i risultati parziali. Sono state scrutinate l’80% delle schede e la Commissione elettorale ha detto che il capo di Stato ha ricevuto il 78% dei voti. Un’ora fa l’avversaria Simonyte si è congratulata “con il presidente eletto della Lituania“.

Nauseda ha tenuto poco dopo una conferenza stampa nella capitale Vilnius. Ha affermato che il popolo lituano gli ha affidato un “grande mandato di fiducia“. Il presidente ha detto che farà tesoro dei suoi precedenti cinque anni di esperienza.

Chi è Nauseda: il presidente filoeuropeo della Lituania

Statista filoeuropeo e convinto difensore della causa ucraina, Nauseda è di professione un banchiere ed è diventato famoso grazie alle sue apparizioni televisive come esperto economista fino ad essere eletto nel 2019 presidente. Nauseda è chiamato a rivestire un ruolo fondamentale per il proprio Paese in un momento di grandi tensioni con la Russia: in molti temono che, dopo Kiev, Mosca possa attaccare le Repubbliche baltiche.

Un anno fa il presidente lituano è finito nell’occhio del ciclone quando è emerso che dal 1988 al 1990 – anno dell’indipendenza lituana dall’Unione Sovietica – è stato iscritto al Partito comunista. Il capo di Stato ha detto che si è trattato di “un errore giovanile“.

Sulle politiche economiche Nauseda è considerabile socialista: da sempre è un convinto difensore dello stato sociale e della tassazione per le grandi imprese per finanziare la recente proposta del governo di aumentare la spesa per la difesa fino al 3% del Pil.