Il 7 settembre 1960, al termine della trasmissione televisiva “Serata di gala”, il celebre cantautore e pianista Renato Carosone prende il microfono dalla presentatrice Emma Danieli e annuncia la sua decisione di ritirarsi dalle scene.
Perché Carosone si è ritirato?
Carosone, che ha saputo conquistare il mondo fondendo con maestria i suoni del rock, jazz, swing e be-bop con la tradizione napoletana, conclude la sua carriera all’apice del successo. L’evento, carico di teatralità, suscita clamore e innumerevoli speculazioni. Alcuni settimanali scandalistici titolano: «Carosone si ritira perché ha fatto un voto alla Madonna». In realtà, il brillante artista ha compreso che i tempi stanno cambiando.
Durante il suo soggiorno negli Stati Uniti, ha ascoltato i Platters, osservato i cantanti di rock and roll e percepito un’imminente ondata di cambiamento. Non vuole finire per ripetere se stesso all’infinito, quindi decide di chiudere la carriera, consapevole che un addio al culmine del successo può garantirgli l’immortalità artistica. Come sempre, è guidato dall’istinto e dalla capacità di intuire i gusti del pubblico, un’abilità appresa a quindici anni suonando nell’Opera dei Pupi di Napoli di Don Ciro Perna, detto “’o scudiero”. È lì che impara a sincronizzare la musica con le emozioni delle battaglie dei Paladini contro i Turchi, scoprendo che la musica è la sua vita. Nemmeno la guerra, che lo vede impegnato sul fronte somalo per pochi mesi, lo ferma. Dopo l’occupazione alleata di Addis Abeba, inizia a suonare con una piccola orchestra jazz in un club inglese.
Il ritorno in Italia
Nel 1946 Renato Carosone torna in Italia, «povero come quando sono partito», con una moglie e un figlio. Per sbarcare il lunario, suona ovunque venga chiamato. Nel 1949 forma un trio con il chitarrista Peter Van Wood e il batterista Gegè Di Giacomo. Il gruppo mescola i ritmi americani con la canzone napoletana, conquistando il pubblico. Il suo primo successo è “Maruzzella” del 1955, ma il suo periodo migliore inizia con l’incontro con il paroliere Nisa, pseudonimo di Nicola Salerno, padre di Mogol. Da questa collaborazione nascono brani come “Tu vuo’ fa’ l’americano”, “O’ sarracino”, “Caravan petrol” e, soprattutto, “Torero”, tradotta in dodici lingue e cantata in trentadue versioni solo negli Stati Uniti.
Dopo il ritiro
Dopo il ritiro, Carosone si dedica alla pittura, frequentando regolari corsi all’Accademia di Brera a Milano. Tuttavia, i colpi di scena non finiscono qui. Quindici anni dopo, il 9 agosto 1975, con un concerto alla Bussola di Viareggio, tornerà sui suoi passi e riprenderà a esibirsi in pubblico.