In un momento in cui impazzano Ethereum e meme coin, si torna a parlare di privacy coin. Il motivo è dovuto al fatto che Railgun, un protocollo che si propone di conferire elevati livelli di riservatezza alle transazioni che lo vedono protagonista, ha fatto registrare un notevole aumento del suo utilizzo, tale da destare una certa meraviglia.

Ha infatti conseguito un volume di transazioni tale da superare la soglia del miliardo di dollari. Una tendenza alla crescita la quale avviene in un contesto molto particolare, quello creato dalla repressione delle autorità di sicurezza e di polizia nei confronti di diversi mixer di criptovalute rivali. La domanda che ne consegue è quindi la seguente: cosa avrebbe di particolare, Railgun, per evidenziare questa forte crescita?

La forte crescita di Railgun: a cosa è dovuta?

Una prima risposta alla domanda in questione, è data da quanto accaduto il 22 maggio. Quel giorno, infatti, Vitalik Buterin, la maggiore personalità del gruppo di sviluppo di Ethereum, protocollo di cui è stato cofondatore, ha utilizzato Railgun al fine di spostare 80 ETH, per un valore pari a circa 300mila dollari.

Si è trattato, però, solo dell’ultimo atto in tal senso. Stando ai dati di Arkham Intelligence, Buterin ha infatti effettuato transazioni tramite lo stesso protocollo nel corso degli ultimi sei mesi. Tra le varie operazioni anche il trasferimento di 100 ETH, nel passato mese di aprile.

Proprio Buterin, attraverso i suoi profili sui social network, ha poi postato il proprio commento sui vantaggi garantiti dal protocollo in termini di privacy. In particolare, ha affermato: “Railgun utilizza il protocollo dei pool di privacy, che rende molto più difficile per i malintenzionati unirsi al pool senza compromettere la privacy degli utenti.” Per poi aggiungere che la privacy è normale, affermazione del resto scontata, quando si tratta di criptovalute. Gli asset virtuali, infatti, si propongono proprio da un punto di vista ideologico di garantirla ai propri utenti.

Proprio qui, però, sta il discrimine che ha condotto i mixer di criptovaluta nel mirino delle forze di polizia. Nel caso della blockchain, infatti, la riservatezza è garantita, ma non lo è l’anonimato. A spiegarlo è stata la Bitcoin Association in risposta alle accuse più volte rivolte a BTC, il rappresentare una lavanderia di soldi sporchi. A impedire l’anonimato è il fatto che le transazioni siano iscritte in maniera perpetua sul registro della catena. Una volta appurati i wallet implicati in una operazione, bastano investigazioni abbastanza semplici per capire chi sia implicato nelle stesse.

Il confine tra privacy e anonimato non deve essere varcato

Alcune privacy coin, però, hanno allargato sin troppo i confini delle proprie operazioni. Hanno cioè oltrepassato la linea tra riservatezza e anonimato. Permettendo il secondo, come fa ad esempio Monero, possono in effetti rivelarsi ideali per il riciclaggio di denaro e operazioni criminali, come il traffico di stupefacenti, armi ed esseri umani.

Così come lo hanno in pratica varcato i mixer di criptovalute, il cui rappresentante di spicco è Tornado Cash, non a caso finito nelle liste nere di mezzo mondo. Ora resta da capire se Railgun mira alla privacy oppure all’anonimato totale. Nel secondo caso potrebbe riproporsi, anche se per ora in piccolo, un caso simile a Monero, espulso da molti exchange per evitare problemi con le autorità.

Il volume storico delle transazioni elaborate da Railgun, intanto è aumentato a ritmo esponenziale, dopo il messaggio di approvazione di Buterin. Stando ai dati di Dune Analytics, dal suo lancio nel gennaio 2022, Railgun ha elaborato un totale di transazioni per 1,16 miliardi di dollari. Mentre è DefiLlama a indicare come il valore totale bloccato (TVL) del protocollo sia cresciuto del 146% fino a raggiungere i 76,2 milioni di dollari.

Railgun è stato progettato con un preciso obiettivo: nascondere le transazioni su blockchain e gli indirizzi dei portafogli degli utenti. Per riuscirci, utilizza in particolare prove a conoscenza zero (ZKP), le quali vanno a rafforzare la privacy rendendo possibile la verifica dei dati on-chain senza alcuna necessità di rivelare pubblicamente tali dati.