La Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti ha approvato otto richieste sugli ETF spot Ethereum. Un evento molto atteso e che nei mesi passati sembrava difficile si realizzasse, almeno in questo momento.

Ad ora, la reazione dei mercati all’annuncio non è stata quella che ci si attendeva. Il prezzo di ETH è infatti arretrato di due punti e mezzo percentuali nel corso delle ultime 24 ore. Un dato causato dalla corsa alla vendita dopo i grandi guadagni dei giorni precedenti.

A preoccupare, è però un’altra questione. Tra le tante reazioni alla decisione della SEC, infatti, occorre sottolineare quella di alcuni esperti, secondo i quali essa potrebbe aprire problemi di sicurezza di non poco conto. Problemi derivanti dalla decisione di togliere di mezzo lo staking, in modo da evitare frizioni con l’autorità di sorveglianza dei mercati finanziari statunitensi.

L’approvazione degli ETF spot su Ethereum ora desta preoccupazioni sul fronte della sicurezza

Nel tentativo di togliere di mezzo ogni ostacolo al processo di approvazione dei fondi, le aziende emittenti degli ETF spot su Ethereum hanno deciso di eliminare dal tavolo della trattativa lo staking. Ovvero il deposito di token su una determinata blockchain, al fine di garantirne livelli elevati di sicurezza.

Come è ormai noto, Ethereum nel settembre del 2022 è passato dall’originario Proof-of-Work al meccanismo di consenso Proof-of-Stake. La differenza tra i due protocolli è da individuare nel fatto che il PoS presuppone il deposito di token, al posto della risoluzione di complicati problemi di carattere matematico.

Gli ETH che sono messi in staking sono quelli dei validatori, i quali forniscono un contributo nella protezione della rete. Per questo apporto sono ricompensati in token, subendo invece penalità nel caso in cui non riescano a verificare in tempo le transazioni.

Nel passato, però, sono già emersi problemi di centralizzazione quando singoli validatori hanno acquisito il controllo di ampie porzioni di ETH in staking. Tanto da spingere alcuni osservatori a paragonare Lido, noto fornitore di staking liquido, a un cartello, a causa della sua crescita dimensionale.

Il rischio della centralizzazione

Ora lo staking è tornato ad aleggiare sullo sfondo, alla stregua di un convitato di pietra. Le aziende che hanno richiesto il permesso per offrire ETF spot su Ethereum, infatti, dopo averlo accluso alla propria proposta hanno deciso di toglierlo di mezzo. Il motivo della decisione è la volontà di non dare il destro alla SEC per opporre un rifiuto. In tal modo, però, potrebbero aver aperto una falla nel sistema di sicurezza di ETH.

Ad affermarlo è, per esempio, Ganesh Swami, CEO e co-fondatore della società di analisi dei dati blockchain Covalent. Ecco la sua spiegazione, al proposito: “Rimuovere il linguaggio dello staking dalle richieste dell’ETH ETF è stata una mossa per compiacere la SEC. Ma questa soluzione a breve termine potrebbe causare un problema a lungo termine. Se più ETF utilizzassero gli stessi custodi, questo tipo di centralizzazione causerebbe un aumento della concentrazione, esponendo la rete a rischi operativi come la collusione dannosa.”

Se si guarda agli ETF spot Bitcoin negli Stati Uniti, è possibile notare che Coinbase è il custode del 90% del patrimonio totale dei fondi. Coinbase è già il secondo più grande validatore di Ethereum ed è destinato a essere il custode di almeno sei delle nove aziende che intendono lanciare un ETF su Ethereum.

Un interesse simile a quello riscontrato con gli ETF spot su Bitcoin negli Stati Uniti condurrebbe ad una concentrazione di potere in grado di rappresentare un rischio per la sicurezza. Sarebbe infatti possibile acquisire il controllo della Ethereum Virtual Machine e utilizzarla per fini personali. Un rischio che si staglia con sempre maggior evidenza sullo sfondo, come ricordato da Mona El Isa, CEO e co-fondatrice della società istituzionale DeFi Avantgarde Finance.