Considero un privilegio aver avuto un nonno Cavaliere di Vittorio Veneto. Si chiamava Pietro ed era uno dei fanti che il 24 maggio del 1915 oltrepassarono il confine italo-austriaco puntando verso i territori irredenti del Trentino, del Friuli, della Venezia Giulia. Fu l’inizio della Grande Guerra. Furono scritte gloriose pagine da parte dei nostri soldati e si creò un’identità ed una coesione nazionale fra uomini provenienti da tutte le regioni.
Una canzone leggendaria entrata nella memoria degli italiani
Nel 1918, a prima guerra mondiale finita, un musicista e poeta napoletano Giovanni Gaeta (il suo pseudonimo era E.A. Mario) scrisse la “Leggenda del Piave” nel ricordo del sacrificio, della fame, della tragedia vissuta. “Il Piave mormorava/, calmo e placido, al passaggio/ dei primi fanti il 24 maggio” recita il commovente incipit iniziale della trascinante melodia. L’ho ascoltata decine di volte seduto sulle ginocchia del mio nonno Pietro. Non sapevo, allora, che Giovanni Gaeta era un massone, iniziato nella loggia Unione e Lavoro di Napoli. Si deve a lui se quel 24 maggio del 1915 è entrato nella memoria degli italiani. E mi viene da cantare anche ora “…e il Piave mormorò…”. Ma nel 2015, a Redipuglia, strinsi la mano e abbracciai un fratello austriaco, anche lui nipote di un soldato. E il Piave mormorò parole di pace.
Stefano Bisi