L’ISTAT ha pubblicato un report che evidenzia l’aumento delle “morti evitabili” nei pazienti curati negli ospedali italiani. Questo studio, pubblicato a maggio 2024, analizza la correlazione tra l’offerta sanitaria e la mortalità evitabile, focalizzandosi sugli anni 2007-2009, 2017-2019, e 2020-2021, per comprendere anche l’impatto della pandemia da Covid-19 sulla salute pubblica.

Cosa sono le morti evitabili: definizione

Le morti evitabili sono decessi che avvengono per cause che potrebbero essere contrastate attraverso interventi di prevenzione primaria, diagnosi precoce e trattamento tempestivo. La World Health Organization (WHO) classifica tradizionalmente queste morti in base a malattie o lesioni primarie, ma possono anche essere legate a fattori di rischio prevenibili come fumo, dieta scorretta e comportamenti sessuali a rischio. Questi fattori, solitamente, non sono registrati direttamente sui certificati di morte.

Dati generali sull’aumento delle morti evitabili

Il report ISTAT evidenzia che nel 2021 si sono verificati circa 20 decessi evitabili ogni 10.000 abitanti nelle città metropolitane italiane, con un tasso nazionale di 19,2. Questo rappresenta un incremento significativo del 16,6% rispetto alla media del triennio 2017-2019. L’aumento delle morti evitabili è principalmente attribuibile alla componente prevenibile, che ha registrato un incremento notevole, influenzato anche dagli effetti della pandemia da Covid-19.

Incidenza geografica delle morti evitabili

Nel 2021, l’incidenza standardizzata di morti evitabili nel Sud Italia era superiore alla media nazionale (20,4 contro 19,2 ogni 10.000 abitanti). Le città metropolitane del Sud, ad eccezione di Cagliari, hanno mostrato valori superiori rispetto alla media nazionale. Napoli, ad esempio, ha registrato il tasso più alto con 27,1 decessi evitabili ogni 10.000 abitanti, seguita da Messina e Palermo con circa 23 decessi ogni 10.000 abitanti.

Analisi per genere

Le morti evitabili sono più frequenti tra gli uomini rispetto alle donne. Nel 2021, il tasso di decessi evitabili tra la popolazione maschile nelle città metropolitane italiane era di 26,8 ogni 10.000 abitanti, mentre tra le donne era di 14,7 ogni 10.000.

Influenza della pandemia da Covid-19

La pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto rilevante sulla mortalità evitabile in Italia. Nel 2021, il numero totale dei decessi ha raggiunto 704.000, 66.000 in più rispetto alla media del triennio 2017-2019. Il tasso standardizzato di mortalità nel 2021 era di circa 90 decessi ogni 10.000 abitanti. La pandemia ha contribuito a un aumento della mortalità evitabile, con circa 3,5 decessi ogni 10.000 abitanti nel 2021 attribuibili direttamente al Covid-19.

Accessibilità ai servizi sanitari

L’accessibilità ai servizi ospedalieri varia significativamente sul territorio nazionale. Il 55,5% dei comuni italiani, che ospitano l’84,7% della popolazione, si trova a meno di 15 minuti di distanza dall’ospedale più vicino. Tuttavia, alcune regioni, come la Basilicata e la Sardegna, presentano maggiori difficoltà di accesso, con una quota significativa di popolazione che impiega oltre 30 minuti per raggiungere una struttura sanitaria.

La distribuzione delle strutture ospedaliere è più concentrata nelle città metropolitane come Milano, Roma e Napoli. Tuttavia, regioni come Lombardia, Lazio e Campania, nonostante la loro alta popolazione, sono al di sotto della media nazionale per disponibilità di ospedali in rapporto agli abitanti. D’altra parte, regioni come Umbria, Calabria e Sardegna hanno una disponibilità di ospedali per 100.000 abitanti superiore alla media nazionale.

Differenze regionali nell’accessibilità

Nel Centro-Nord, regioni come Liguria, Veneto, Emilia-Romagna, Lazio e Lombardia hanno una ottima accessibilità ai servizi ospedalieri. Al Sud, invece, regioni come Calabria, Molise e Basilicata mostrano difficoltà maggiori, con una parte della popolazione che deve percorrere più di 30 minuti per raggiungere un ospedale.

Crescita della mobilità ospedaliera

Secondo i dati ISTAT, la mobilità ospedaliera interregionale ha registrato un incremento significativo nel corso degli anni. Nel triennio 2007-2009, il 7,4% delle dimissioni ospedaliere avveniva in una regione diversa da quella di residenza. Questo dato è aumentato nel triennio 2017-2019, con quasi una dimissione ogni 1.000. Sebbene il 2020 abbia visto una riduzione a causa delle restrizioni legate alla pandemia da Covid-19, nel 2021, con l’allentamento delle misure, la mobilità ospedaliera ha raggiunto quasi l’8% delle dimissioni.

La mobilità ospedaliera varia significativamente tra le diverse aree del Paese. I residenti delle città metropolitane tendono a spostarsi meno rispetto alla media nazionale, ma ci sono eccezioni notevoli. Ad esempio, nella città metropolitana di Reggio Calabria, quasi un paziente su quattro ha ricevuto cure mediche fuori regione nel 2021. Anche città come Genova mostrano un significativo flusso di pazienti verso altre regioni per ricevere cure mediche.

Diversi fattori sociali e strutturali influenzano la mobilità ospedaliera. Le persone che scelgono di curarsi fuori regione possono affrontare criticità significative, come l’esposizione a diversi standard di cura e procedure, costi aggiuntivi e barriere economiche e logistiche. A questo va aggiunto il distacco dalla famiglia e dalla rete di supporto abituale, che può influire negativamente sul benessere fisico e mentale dei pazienti.

Morti evitabili e sanità: disuguaglianze sanitarie tra nord e sud

Le disuguaglianze sanitarie tra Nord e Sud sono particolarmente evidenti nelle città metropolitane. Nel 2021, l’incidenza standardizzata di morti evitabili nel Sud era superiore alla media nazionale, con Napoli che registrava 27,1 decessi evitabili ogni 10.000 abitanti. Al contrario, città come Firenze, Bologna e Milano mostrano tassi di mortalità evitabile significativamente inferiori.

Stato di salute della popolazione

Nel 2023, poco più di 7 adulti su 10 dichiarano di essere in buona salute. Tuttavia, ci sono differenze significative tra uomini e donne, con il 75,7% degli uomini che dichiara di stare bene o molto bene rispetto al 69,8% delle donne. Anche l’indice di salute mentale mostra differenze, con un punteggio medio di 69 su 100, che peggiora con l’aumentare dell’età, specialmente tra le donne di 45-64 anni.

Abitudini di vita e salute

Negli ultimi venti anni, c’è stato un leggero peggioramento dell’indice di eccesso di peso tra gli adulti, passando dal 42% nel 2003 al 45,2% nel 2023. L’abitudine al fumo è diminuita, sebbene la tendenza alla riduzione si sia interrotta a partire dal 2020. Il consumo di alcol è rimasto stabile, con un aumento del consumo occasionale e una diminuzione del consumo giornaliero.