Elisa Claps scomparve a Potenza il 12 settembre del 1993; fu trovata morta 17 anni dopo, nel 2010, nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità, il luogo in cui prima di scomparire era stata avvistata in compagnia di quello che si sarebbe rivelato essere il suo assassino: Danilo Restivo. Il suo caso, ancora impresso nella mente di molti, è simile a quello di un’altra ragazza, Cristina Golinucci, scomparsa dopo essere uscita di casa il primo settembre del 1992 all’età di 21 anni. Anche lei, come Elisa, si stava recando in un luogo di culto non molto distante dall’abitazione di famiglia, a Cesena; si pensa che sia stata uccisa. Il suo corpo, però, non è mai stato ritrovato.
La storia di Cristina Golinucci e della sua scomparsa
La scomparsa e le prime indagini
Quando fu avvistata per l’ultima volta, il primo settembre del 1992, Cristina Golinucci aveva 21 anni e insieme alla sua famiglia viveva a Cesena. Alla madre, Marisa Degli Angeli, aveva detto che sarebbe rientrata presto: era diretta presso il vicino convento dei frati cappuccini per incontrare il suo padre spirituale, don Lino Ruscelli.
A casa non sarebbe mai tornata: quando i familiari si misero sulle sue tracce, non vedendola rientrare, trovarono la sua auto, una Fiat Cinquecento di colore azzurro, nel parcheggio adiacente al luogo di culto. Di lei, però, non c’erano tracce. Padre Ruscelli disse di non averla mai incontrata, come se in chiesa non fosse proprio arrivata; più tardi avrebbe cambiato versione, raccontando di essersi addormentato e di non aver sentito, di conseguenza, bussare al portone.
Ai genitori di Cristina, che gli chiesero di poter perlustrare l’area con un cane, nella speranza che li aiutasse a trovare qualcosa, non consentì di entrare, come l’anno successivo, nel 1993, don Mimì Sabia avrebbe fatto con i familiari della 16enne Elisa Claps, proteggendo, di fatto, il suo assassino.
Il colpo di scena: l’arresto di Emanuel Boke
I carabinieri iniziarono subito ad indagare; la svolta arrivò, però, solo diversi anni dopo, nel maggio del 1995, quando la trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” raccolse la testimonianza di una donna che nel giugno precedente era stata aggredita e violentata in una zona non lontana dal punto in cui Cristina era scomparsa.
Il responsabile? Un giovane ghanese di nome Emanuel Boke, che all’epoca della sparizione della 21enne era ospite del convento, dove lavorava come muratore. Finito in carcere per lo stupro, l’uomo, nel corso di un colloquio con don Ruscelli, confessò di aver ucciso la giovane. Poi ritrattò tutto; nel 1998, per mancanza di prove a suo carico, fu scarcerato.
L’archiviazione del caso dopo nuove indagini
L’anno prima il luogo di culto era stato perquisito, invano. Le indagini, conclusesi in nulla di fatto, vennero quindi archiviate. Nel 2004 la Procura decise di dichiarare la presunta morte della 21enne. Poi i riflettori sulla vicenda si spensero ancora.
Si tornò ad indagare nel 2010, quando la madre di Cristina, dopo il ritrovamento del corpo di Elisa Claps nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità di Potenza, chiese agli inquirenti di perquisire il convento con l’aiuto di georadar. Dopo otto mesi l’inchiesta diede nuovamente esito negativo.
L’allora legale della famiglia Golinucci, l’avvocata Carlotta Mattei, disse:
Polizia e magistratura hanno fatto tutto il possibile, ma è all’epoca che non si fece tutto il possibile, privilegiando l’ipotesi della fuga volontaria. Non si presero nemmeno eventuali impronte sull’auto di Cristina. La nostra collina è ricca di boschi incolti, calanchi, pozzi; forse un giorno una ristrutturazione edilizia, chissà, farà venire alla luce quello che da più di 18 anni è nascosto.
I parallelismi con la vicenda di Chiara Bolognesi
Nel febbraio del 2023 la Procura di Forlì ha deciso di aprire una nuova indagine contro ignoti per fare luce sul caso, mettendone in evidenza i possibili collegamenti con quello di Chiara Bolognesi, scomparsa appena un mese dopo e trovata morta nel fiume Savio a 18 anni; un caso inizialmente archiviato come suicidio, su cui ora si sta indagando con l’ipotesi di reato di omicidio.
Si pensa che le due ragazze – che avevano frequentato la stessa associazione di volontariato – possano essere state rapite e poi uccise dallo stesso uomo. Di certezze, però, non ce ne sono: nell’ottobre del 2023, per la nona volta dal 1992, la Procura ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta. Il gip ha deciso di opporsi, chiedendo agli inquirenti di identificare la donna che avrebbe visto Cristina litigare con un uomo nel parcheggio della chiesa.
Gli ultimi sviluppi del caso
Sviluppi significativi, da allora, non ci sono stati. L’ultima notizia, risalente al gennaio del 2024, è quella del ritrovamento, all’interno degli atti datati 1997, di una segnalazione che qualcuno fece a chi allora indagava sulla scomparsa: “Scavate di fronte al parcheggio”.
La madre di Cristina, assistita dall’avvocata Barbara Iannuccelli, continua a battersi affinché si arrivi alla verità. Lo scorso aprile ai microfoni del programma condotto da Federica Sciarelli su Rai 3 ha chiesto a chiunque sappia qualcosa di farsi avanti, avanzando dei sospetti su un uomo che – secondo le ricostruzioni – avrebbe molestato almeno cinque donne e che avrebbe gravitato intorno agli ambienti del volontariato locale frequentati anche dalla figlia.
“Un figlio o una figlia non si possono archiviare. Se c’è qualcuno che ancora si deve liberare la coscienza o vuole raccontarmi delle cose io sono qua: da 32 anni la mia porta è aperta”, ha dichiarato la donna, che domenica 26 maggio sarà ospite della trasmissione “Crimini e criminologia” su Cusano Italia Tv per parlare del caso e chiedere che non venga archiviato di nuovo. Appuntamento dalle 21.30 alle 23.30 sul canale 122 del digitale terrestre. Conducono Fabio Camillacci e Gabriele Raho.