La notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Enrico Mantoan, il 42enne di Padova accusato di essere Fleximan, l’uomo misterioso al quale le forze dell’ordine del Veneto hanno dato la caccia per mesi dopo la distruzione in serie di vari autovelox lungo le strade a scorrimento veloce della regione, ha portato alla ribalta anche la raccolta fondi che Pro Italia, un partito nato due anni fa e che nel prossimo autunno-inverno celebrerà il suo primo congresso, ha organizzato per coprirgli le spese legali. E già: perché, come sostiene Ludovico Vicino, portavoce della segreteria di Pro Italia, “giustizia e legalità spesso non collimano”.
Fleximan: la raccolta fondi per le spese legali di Pro Italia ha superato le 4 mila euro. Il portavoce Vicino: “C’è chi ha donato mille euro, giustizia e legalità spesso non collimano”
Dopo l’iscrizione nel registro degli indagati di Enrico Mantoan, il 42enne di Padova accusato di essere Fleximan e per questo dei reati di danneggiamento aggravato e interruzione di pubblico servizio, Pro Italia, uno dei partiti nascenti della galassia sovranista e libertaria, ha subito annunciato che sarebbe stato pronto a dimostrargli solidarietà concreta. Ludovico Vicino, il portavoce della segreteria, raggiunto da Tag24, spiega in che modo: “E’ dallo scorso gennaio, da quando iniziò la caccia all’uomo, la caccia a Fleximan, che abbiamo deciso di fare qualcosa di concreto per lui. Così, abbiamo dato il via a una raccolta fondi. E oggi siamo arrivati a superare le 4000 euro”.
D E’ stata la prima ribalta pubblica del vostro partito.
R “Abbiamo 55 sezioni sparse in tutt’Italia, 900 militanti, almeno 5000 simpatizzanti. Il caso di Fleximan ci è sembrato emblematico di una legalità che spesso non coincide con la giustizia”.
D Ma è un reato abbattere gli autovelox: diminuire la velocità serve a salvare delle vite…
R “In realtà, un uso così massiccio di autovelox, soprattutto in alcune zone d’Italia, serve solo ai Comuni per fare cassa. I soldi delle multe non vengono utilizzati per la manutenzione delle strade, che è il vero punto della questione. Il tutto si risolve solo in una tassa occulta per i cittadini”
D In ogni caso, state avendo le vostre soddisfazioni.
R “C’è chi è arrivato a versare sul nostro Iban 1000 euro tondi tondi. Ma tantissimi anche solo 5 o 10 euro, tanto per testimoniare che sostengono la nostra battaglia”.
D Una battaglia che non avete paura che sia giudicata una istigazione a delinquere?
R “Assolutamente no. Del resto, quando c’è stata una iniziativa simile per Carola Rackete nessuna procura ha avuto da ridire. Se lo facesse ora, sarebbe un caso di doppiopesismo immotivato”.
D Un caso di doppiopesismo perché vi considerate di destra.
R “Nel nostro logo, ci sono le nostre due parole chiave: lavoro e sovranità. Entrambe fanno parte dell’articolo uno della Costituzione. E destra e sinistra ci sembrano categorie un pò astratte. Noi ci consideriamo dei sovranisti libertari. Ci battiamo anche contro la destra neoliberista e ipersecuritaria”
D Ma dopo l’iscrizione nel registro dei indagati di Mantoan siete stati contattati dal diretto interessato?
R “Sì, siamo in contatto con il suo avvocato, Giorgia Furlanetto. Che ci ha descritto un pò l’assurdità della situazione del suo assistito. Non è vero, come hanno scritto i giornali, che ha confessato di essere lui Fleximan. E non è vero nemmeno che i carabinieri a casa sua gli abbiano sequestrato un seghetto. Solo, come è di prassi, un tablet e il suo smartphone”.
D Ora a cosa serviranno i 4000 euro che avete raccolto?
R “Prima di tutto ad ingaggiare un consulente tecnico forense esperto in informatica che dovrà dimostrare che i movimenti di Mantoan non sono compatibili con le distruzioni degli autovelox”.
D Lo difendete, quindi, anche se in realtà non sarebbe lui Fleximan.
R “Lo facciamo per una questione di principio. Del resto, già a gennaio spiegammo che lanciavamo la raccolta fondi per chiunque sarebbe stato accusato di esserlo”.
D Tanto basta.
R “Intanto, i primi soldi, al di là di quelli della raccolta, glieli abbiamo donati per pagargli una stanza d’albergo. Dopo la diffusione della notizia che era indagato, la casa di Mantoan era letteralmente assediata dai giornalisti. Nessuno ha avuto remore a sbatterlo sui giornali”.