Da alcune settimane, su X stanno circolando post in cui si afferma il possibile fallimento di Bybit. Per cercare di fermare queste indiscrezioni, potenzialmente molto dannose, l’exchange di criptovalute ha quindi deciso di pubblicare la sua Proof-of-Reserve.
Le voci in questione sono state originate dalla circolazione di un grafico, tratto dal sito web di Arkham Intelligence, dal quale in molti hanno ricavato l’impressione di uno stato di avanzata difficoltà per lo scambio. In particolare, a destare preoccupazione era il calo fatto registrare nelle riserve dello scambio.
Per cercare di porre fine alla sequenza di indiscrezioni sul tema, il CEO di Bybit, Ben Zhou, ha quindi deciso di condividere sul social di Elon Musk la prova sulle riserve detenute dalla piattaforma. Aggiungendo un ulteriore commento: le voci riguardo la possibile insolvenza dello scambio non sono supportate da fatti reali.
La pubblicazione della Proof-of-Reserve porrà fine alle voci malevole su Bybit?
La Proof-of-Reserve è stata individuata dagli exchange come un modo di fare chiarezza sulla consistenza delle proprie riserve. Dopo il crollo di FTX è stata proposta da Binance per rassicurare gli investitori e adottata da altre aziende, intenzionate a calmare le acque. Bybit è stato uno di esse e ora ha deciso di avvalersene per fare chiarezza sul suo reale stato.
I dati sulle riserve pubblicati da Bybit sono stati aggiornati proprio nell’ultimo mese. Chi vuole sincerarsene può farlo tramite Nansen e appurare che lo screenshot circolato in precedenza rappresentava semplicemente un falso.
Peraltro, proprio dai dati aggiornati di Arkham Intelligence, sugli indirizzi on-chain appartenenti a Bybit, è possibile appurare la presenza di circa 12,3 miliardi di dollari, di cui più di un terzo in BTC (3,7 miliardi di dollari), con il resto in USDT (2,1 miliardi), MNT (quasi due miliardi), ETH (1,5 miliardi) e criptovalute minori.
Occorre peraltro sottolineare che MNT (Mantle) è da considerare la criptovaluta di Bybit. Nonostante si tratti del token nativo di un ecosistema crypto che proclama la sua decentralizzazione, in realtà dietro al progetto Mantle c’è proprio Bybit. Dei 3,4 miliardi di capitalizzazione del token, quasi due sono da ricondurre a wallet appartenenti a clienti di Bybit. Ma questo è un altro tipo di discorso, che potrebbe essere condotto per un gran numero di progetti, in realtà fortemente centralizzati.
Un dato molto interessante
Proprio dando un’occhiata alla pagina di Arkham Intelligence, salta fuori un dato di estremo interesse. Un grafico, infatti evidenzia come nel corso della bolla del 2021 le riserve complessive di Bybit erano costituite da 4,4 miliardi di dollari. Un importo poi crollato a 1,8 nel mese di novembre del 2022.
Da quel momento è iniziata la risalita dello scambio, che si è intensificata nel passato mese di ottobre. Se ne potrebbe dedurre che Bybit abbia beneficiato del crollo di FTX, calamitando una parte non proprio secondaria degli ex utenti della piattaforma fallita che avevano deciso di rivolgersi ad altri interlocutori.
Altro dato che fuoriesce da una attenta visione, è poi quello relativo alla resistenza evidenziata da Bybit tra il 2021 e il 2022. In quel lasso temporale, infatti, nonostante l’aumento delle richieste di prelievo, la piattaforma non si è mai trovata in reale difficoltà.
Bybit è nella lista nera della AMF, in Francia
Bybit è salito alla ribalta nei giorni passati per un’altra questione, non proprio edificante. La piattaforma, infatti, è stata additata dall’Autorité des Marchés Financiers (AMF) in quanto presente ormai dal 2022 nella sua lista nera.
In pratica, l’azienda non può operare all’interno dei confini transalpini. Eppure lo fa, pur non essendo mai stata registrata in qualità di fornitore di servizi finanziari. Nel ricordarlo, l’autorità di controllo dei mercati francesi ha anche aggiunto un monito, per i trader francesi: prendere ogni possibile precauzione a protezione dei propri investimenti.
L’avviso è stato emanato il passato 16 maggio, seguito da un avvertimento ben preciso: l’ente si riserva infatti di dare vita ad azioni legali contro l’azienda. A renderle possibili è il Codice Monetario e Finanziario su cui si basano i mercati transalpini. Ben presto, quindi, il sito web di Bybit potrebbe essere oscurato da AMF.