Niente giudizio immediato. Bujar Fandaj dovrà presentarsi davanti al giudice per l’udienza preliminare. Il sostituto procuratore di Treviso Michele Permunian ha deciso di adottare una strategia diversa nei confronti del 40enne kosovaro accusato dell’omicidio dell’ex amante Vanessa Ballan, consumatosi lo scorso 19 dicembre a Riese Pio X, contestandogli anche i reati di stalking, revenge porn e porto abusivo di oggetti atti ad offendere.

Salta il giudizio immediato per Bujar Fandaj, il 40enne kosovaro accusato del femminicidio di Vanessa Ballan a Riese

Alla fine di aprile il procuratore di Treviso Marco Martani aveva fatto sapere che “entro la metà del mese di giugno” la Procura avrebbe chiuso le indagini sul femminicidio, chiedendo “il rito abbreviato nei confronti di Bujar Fandaj”.

Stando a quanto riportano diversi quotidiani locali – tra i quali il Gazzettino Veneto e Treviso Today – gli inquirenti avrebbero ora deciso di adottare una strategia diversa nei confronti del 40enne di origini kosovare, contestandogli – oltre all’omicidio aggravato dalla premeditazione – anche i reati di stalking, revenge porn e porto abusivo di oggetti atti ad offendere.

L’uomo, che il 19 dicembre del 2023 uccise l’ex amante 26enne Vanessa Ballan dopo averla colta di sorpresa nella sua abitazione, andrà quindi a processo con rito ordinario, affrontando anche la fase dell’udienza preliminare (non prevista in caso di giudizio immediato). Rischia il massimo della pena, l’ergastolo.

La ricostruzione del delitto

Fandaj ha confessato il delitto; in una lettera indirizzata agli inquirenti dal carcere ha però scritto di aver colpito la 26enne per difendersi da una sua aggressione dopo essersi introdotto nella sua abitazione per un chiarimento, essendo consapevole che la donna non gli avrebbe mai aperto la porta. La Procura non gli crede: tra le mani avrebbe prove schiaccianti.

Stando alle ricostruzioni, la mattina del 19 dicembre scorso Fandaj scavalcò (venendo ripreso da una telecamera di videosorveglianza) la recinzione della villetta in cui l’ex amante abitava insieme al compagno Nicola Scapinello e al figlio e, con l’aiuto di un martello firmato “Sette color”, il nome della sua ditta, frantumò il vetro della portafinestra d’ingresso.

Dopo essersi introdotto in casa, cogliendo di sorpresa Ballan – che al momento dei fatti era da sola -, la accoltellò a morte. L’ipotesi è che fosse venuto a conoscenza della gravidanza della giovane e che, vedendo tramontare definitivamente la possibilità che lasciasse il compagno per tornare da lui, abbia deciso di giocarsi l’ultima carta, minacciandola e poi uccidendola.

Due mesi prima, il 25 ottobre, lei l’aveva denunciato per stalking e revenge porn perché la seguiva, chiedendole insistemente di tornare sui suoi passi dopo che aveva messo la parola “fine” alla loro tresca (iniziata tra le file del supermercato dove lavorava come commessa), tornando dal compagno e mettendolo al corrente di tutto. L’uomo sembrava essersi calmato; poi il gesto estremo.

Un omicidio premeditato

Chi indaga è convinto che il 40enne sapesse esattamente cosa fare; dopo l’omicidio andò a casa a cambiarsi i vestiti sporchi di sangue e si recò al bar, ordinando del caffè e della birra e parlando con gli altri presenti di tatuaggi.

Sembrava “sereno“, avevano riferito i testimoni dopo il suo fermo, avvenuto nei pressi della sua abitazione qualche ora dopo. Ad incastrarlo, il ritrovamento dell’arma del delitto, lavata, all’interno del lavandino della sua cucina e del martello usato per introdursi in casa della vittima accanto al suo corpo.

Si era pensato che il bimbo che la 26enne portava in grembo potesse essere suo; il compagno di Vanessa lo aveva escluso: il test di paternità, alla fine, gli ha dato ragione.