Tre paesi europei, Spagna, Irlanda e Norvegia, hanno annunciato che il 28 maggio 2024 riconosceranno formalmente lo Stato palestinese. In risposta alla decisione storica, Israele ha richiamato i suoi ambasciatori.

Spagna, Irlanda e Norvegia annunciano che riconosceranno lo Stato palestinese il 28 maggio

Da tempo era attesa la decisione dei tre paesi europei che avevano annunciato precedentemente l’intenzione di riconoscere lo Stato palestinese. Il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, aveva proposto il riconoscimento e aveva visitato Dublino e Oslo per coordinare la decisione. Spagna, Irlanda e Norvegia hanno annunciato oggi, 22 maggio che riconosceranno ufficialmente lo Stato palestinese. I leader dei tre paesi hanno anche evidenziato che sostengono la soluzione dei due stati.

La decisione di Oslo non è arrivata all’improvviso. Nel novembre 2023, il parlamento norvegese aveva votato a favore di una mozione che chiedeva al governo di “essere pronto a riconoscere la Palestina” come Stato. In mattinata, il primo ministro norvegese, Jonas Gahr Store, ha affermato che il riconoscimento dello Stato, mentre il conflitto continua, è diventato necessario in un contesto che fa registrare oltre 30mila vittime. Oslo ritiene che la soluzione dei due stati sia il “migliore interesse” di tutte e due parti:

Né il popolo palestinese né quello israeliano possono vivere la propria vita in sicurezza. Ecco perché dobbiamo pensare diversamente e agire di conseguenza. Non possiamo più aspettare che il conflitto venga risolto prima di riconoscere lo Stato di Palestina. Nel mezzo di una guerra, con decine di migliaia di morti e feriti, dobbiamo mantenere viva l’unica alternativa che offre una soluzione politica sia per israeliani che per palestinesi: due Stati che vivano fianco a fianco, in pace e sicurezza.

Pochi minuti dopo la Norvegia, il premier spagnolo ha annunciato che ha fissato la data per il riconoscimento al 28 maggio. Sanchez ha annunciato che la mossa non è un atto contro Israele e lo Stato ebraico ma non è nemmeno un atto a favore di Hamas:

Voglio chiarire una cosa, questo riconoscimento non è contro nessuno, non è contro il popolo di Israele, un popolo che apprezziamo. E tanto meno contro gli ebrei, un popolo ammirevole, la cui storia è legata alla Spagna. Né è a favore di Hamas, come dicono alcuni deputati di Vox, nel tentativo di trarre vantaggio dalla situazione.

Il primo ministro irlandese, Simon Harris, ha annunciato che il Paese ritiene che “la pace permanente può essere assicurata solo sulla base della libera volontà di un popolo libero”. Harris ha aggiunto che la soluzione dei due Stati è “l’unica strada credibile” per la pace.

La reazione di Tel Aviv

Il ministro degli Esteri, Israel Katz, ha richiamato gli ambasciatori in Spagna, Irlanda e Norvegia per consultazioni. Katz ha definito la decisione “follia irlandese-norvegese”, in un post su X, e ha annunciato che Israele è determinata per “ripristinare la sicurezza per i nostri cittadini, smantellare Hamas e riportare a casa gli ostaggi”:

Mando un messaggio chiaro e inequivocabile all’Irlanda e alla Norvegia: Israele non rimarrà in silenzio di fronte a coloro che minano la sua sovranità e mettono in pericolo la sua sicurezza. La decisione odierna invia un messaggio ai palestinesi e al mondo: il terrorismo paga.

La reazione della Cisgiordania

Il ministro degli Esteri palestinese ha accolto con favore la decisione dei tre paesi europei:

Con questo passo significativo, Spagna, Norvegia e Irlanda hanno dimostrato ancora una volta il loro fermo impegno a favore della soluzione dei due Stati e a garantire al popolo palestinese la giustizia attesa da tempo.

Attualmente 142 paesi riconoscono lo Stato Palestinese, tuttavia, sono meno della metà dei paesi europei sono tra loro. Nonostante gli sforzi di Sanchez, il Belgio non ha ancora un piano concreto sul riconoscimento. Gli annunci di oggi hanno un grande valore storico. Spagna, Irlanda e Norvegia forniscono un sostegno simbolico ai Palestinesi ma allo stesso tempo ciò ha una grande rilevanza politica pur non potendo avere ripercussioni dirette sul conflitto in corso.