Esistono veicoli che attraggono maggiormente l’attenzione delle autorità fiscali: se i fondi necessari per acquistarli e mantenerli superano i redditi dichiarati dal contribuente, potrebbe scattare un’indagine. L’interrogativo delle autorità finanziarie è: “Qual è l’origine dell’acquisto di quel veicolo costoso e di lusso, e come si riesce a sostenerlo con entrate dichiarate così modeste?”. Spesso, al contribuente risulta difficile fornire una spiegazione plausibile. Di conseguenza, entra in gioco un sistema di valutazione, specialmente per le auto di alta gamma o considerate di lusso per varie ragioni, come il modello o la sua esclusività. Tuttavia, il contribuente può presentare prove riguardo alle fonti delle sue entrate per evitare un’indagine fiscale. In alcuni casi, è anche possibile classificare i veicoli come beni strumentali, non generatori di reddito ma funzionali all’attività economica svolta.

Quanto incide l’auto sul Redditometro 2024?

Il cosiddetto “redditometro” è una modalità di valutazione fiscale dei redditi dei contribuenti, concentrata sulle persone fisiche e basata su un criterio “sintetico”: l’Agenzia delle Entrate prende in considerazione diversi elementi ritenuti indicativi della capacità contributiva, come autovetture di una certa potenza, e li utilizza per dedurre la presenza di un reddito superiore a quello dichiarato.

La rettifica del reddito dichiarato, con il calcolo dell’ammontare presunto evaso, avviene quando la discrepanza supera il 20% per almeno due anni fiscali consecutivi. Tuttavia, si tratta sempre di una stima e il contribuente ha il diritto di contestarla, dimostrando che la sua disponibilità finanziaria proviene da redditi esenti o soggetti a ritenuta d’acconto, oppure anche dalla vendita di alcuni beni patrimoniali, come un immobile. Di conseguenza, l’Agenzia delle Entrate potrebbe inviare un questionario o convocare il contribuente per chiarimenti presso i propri uffici prima di emettere un avviso di rettifica fiscale.

Redditometro su auto potenti e di lusso

Gli elementi che indicano la capacità contributiva sono stabiliti attraverso specifici decreti ministeriali, rinnovati ogni due anni. Tuttavia, l’ultimo di tali decreti, datato 2015, è valido solo fino a quell’anno e non si applica più per i periodi fiscali successivi. Tra gli indicatori elencati vi erano anche le autovetture di potenza superiore a 185 kW, come i Suv e i fuoristrada, oltre alle auto storiche e d’epoca. Tuttavia, dal 2016 in poi, l’utilizzo di tali indicatori è sospeso.

Per l’Agenzia delle Entrate è semplice individuare i veicoli di proprietà del contribuente attraverso i dati dell’Anagrafe tributaria, che includono le informazioni fornite dal Pubblico Registro Automobilistico (PRA) durante ogni transazione di compravendita di veicoli. In attesa del nuovo decreto ministeriale, una circolare dell’Agenzia delle Entrate ha di fatto interrotto l’utilizzo del metodo del redditometro per gli anni fiscali dal 2015 in poi, quindi al momento non vengono effettuati controlli fiscali sugli acquisti di auto. Gli accertamenti effettuati con il redditometro per gli anni precedenti rimangono validi, ma l’arresto temporaneo non implica che il redditometro sia stato definitivamente abbandonato: potrebbe essere ripristinato non appena saranno emanate le nuove normative.