Il Redditometro costituisce un meccanismo per determinare il complessivo reddito delle persone fisiche. Il decreto emanato il 20 maggio dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale riattiva tale strumento, il quale era rimasto in sospeso dal 2015. Questa riattivazione comprende anche l’introduzione delle tabelle relative agli acquisti, le quali consentiranno di confrontare le entrate con le uscite finanziarie a partire dal 2016. Tuttavia, è inevitabile che questa decisione abbia agitato il governo, specialmente durante la campagna elettorale per le elezioni Europee. Pur presentando notevoli differenze rispetto alle versioni precedenti, il redditometro imporrà un doppio esame ai contribuenti, e solo il chiarimento dei parametri avvierà le procedure di verifica. L’incrocio delle informazioni tra le banche dati sarà cruciale per individuare i potenziali evasori fiscali.
Che cos’è l’accertamento sintetico?
Il redditometro può essere utilizzato per accertare il reddito complessivo solo se risulta superiore del 20% rispetto a quanto dichiarato dal contribuente. L’autorità fiscale indagherà principalmente sui divari più significativi tra le spese e gli investimenti e quanto dichiarato dal contribuente. I dati utilizzati per ricostruire il reddito provengono principalmente dal sistema informativo dell’Anagrafe Tributaria o da altre fonti accessibili all’amministrazione finanziaria, come i pagamenti tracciati. Inoltre, si fa riferimento all’indagine annuale condotta dall’Istat sulle spese familiari suddivise per categorie. Il decreto specifica che le informazioni riguardanti le spese ottenute dall’Anagrafe Tributaria o acquisite durante il contraddittorio con il contribuente sono considerate prevalenti rispetto a quelle calcolate induttivamente.
Questa decisione del governo è stata in parte motivata dalle critiche mosse dalla Corte dei Conti. Nel 2022, solo 352 accertamenti sono stati effettuati, generando un introito di 300 mila euro, di cui il 20% ha avuto esito negativo. Un ulteriore 20% ha comportato un aumento dell’imposta, pari a 5.164 euro. Solo due casi hanno riguardato evasori fiscali con guadagni compresi tra mezzo milione e due milioni e mezzo di euro. Repubblica ha fornito una spiegazione dettagliata del processo di accertamento, che include la somma delle spese sostenute, presunte o certe, l’analisi delle spese dei familiari a carico e delle spese essenziali per garantire un tenore di vita minimo, nonché l’incremento del patrimonio e la quota di risparmio accumulata nell’anno.
Cosa succede dopo l’accertamento fiscale?
Qualora il totale delle spese superi del 20% il reddito dichiarato, il contribuente deve fornire spiegazioni dettagliate all’Agenzia delle Entrate. Questo potrebbe includere eredità ricevute, risparmi accumulati in passato, o redditi esenti come borse di studio, o redditi soggetti a ritenuta alla fonte, come gli interessi sui titoli di Stato. In tal caso, viene avviato un contraddittorio obbligatorio nel quale il contribuente deve dimostrare all’autorità fiscale come riesce a sostenere il proprio tenore di vita. Se le prove fornite non sono convincenti, scatta l’accertamento fiscale.