Sulla pensione anticipata del 2024, uno dei quesiti maggiormente posti riguarda il calcolo di quanto si prende di trattamento mensile e quale coefficiente di trasformazione si deve applicare per l’uscita all’età di 64 anni. La domanda è pertinente perché la legge di Bilancio di quest’anno (legge numero 213 del 2023) ha inserito una finestra mobile di tre mesi che sostanzialmente rimanda la fruizione del primo assegno di pensione.
La finestra, infatti, concerne il periodo di tempo che passa dalla maturazione dei requisiti per il pensionamento e l’effettivo pagamento dell’inps della prima rata del trattamento previdenziale. A tal proposito, quale coefficiente di trasformazione dovrà applicarsi al calcolo dell’assegno? Quello della maturazione dei requisiti (64 anni) o quello più conveniente dell’effettivo pagamento della prima rata di pensione (64 anni e tre mesi)?
Pensione anticipata 2024, quanto si prende con l’anticipata contributiva?
Della questione relativa all’effettivo trattamento di pensione per chi esce all’età di 64 anni con l’anticipata contributiva l’Inps ha fornito chiarimenti nella circolare numero 46 del 2024 in riferimento alle novità introdotte dalla legge di Bilancio 2024. La legge 213 del 2023, infatti, stabilisce un tetto minimo di assegno mensile (soglia) che deve essere rispettato per accedere al canale di pensionamento anticipato.
L’assegno maturato in virtù dei 20 anni di contributi minimi versati deve essere di almeno il triplo rispetto all’assegno sociale in vigore nell’anno di riferimento (2,8 volte fino al 31 dicembre 2023). Per il 2024 la pensione sociale è di 534,41 euro. Pertanto, per rientrare nella soglia minima occorre aver maturato una pensione di almeno 1.603,23 euro.
Come calcolare il trattamento di pensione a 64 anni di età?
Nel calcolo della soglia minima, nonché del trattamento di pensione che il lavoratore riceverà per tutta la sua vita da pensionato, entra in gioco il coefficiente di trasformazione. Si tratta dell’indice che deve essere moltiplicato per il montante contributivo per ottenere, quale risultato, la pensione spettante. Detto coefficiente varia a seconda dell’età di uscita. Quello relativo all’età di 64 anni è differente, anche se di poco, rispetto all’indice applicato all’età di 64 anni e tre mesi. Ma, anche se si tratta di decimali, la differenza sul montante di contributi può avere il suo peso sul trattamento previdenziale di tutta la vita da pensionati.
Pertanto, se il coefficiente di pensione dei 64 anni è pari a 5,184, quello in corrispondenza dei 64 anni e tre mesi è di 5,226. Considerando la finestra mobile di effettiva decorrenza del trattamento di pensione, si ritiene che il coefficiente applicato all’età effettiva di pensionamento, coincidente con il primo pagamento da parte dell’Inps, sia quello da prendere in considerazione ai fini della determinazione di quanto spetti di pensione.
Pensioni anticipate donne, come aumentare l’importo del trattamento Inps?
Nella stessa circolare, l’Inps ricorda inoltre che le donne che vanno in pensione possono aspirare a un coefficiente di trasformazione più alto per effetto di quanto prevede la lettera c), del comma 40, dell’articolo 1, della legge 335 del 1995. Infatti, le lavoratrici che hanno avuto figli possono applicare, a propria scelta, o uno sconto sui requisiti fino a 12 mesi (uscita in anticipo fino a un anno) oppure un coefficiente di trasformazione applicato a un’età più alta rispetto a quella di uscita. E, quindi, a un assegno di pensione più alto.
Nel primo caso, uno sconto fino a 12 mesi (per minimo tre figli) consente di uscire a 66 anni (pensione di vecchiaia) o a 63 anni (anticipata contributiva). Oppure di ricevere un assegno più alto grazie all’applicazione di un coefficiente di trasformazione più elevato di un anno per uno o due figli, o di due anni per un minimo di tre figli. Quindi una donna che esce a 67 anni di età con la pensione di vecchiaia (indice 5,723%) potrà beneficiare del coefficiente di trasformazione dei 68 anni (5,931%) o 69 anni (6,154%) a seconda del numero dei figli.