Non c’è rabbia più devastante di dover sopportare l’ennesima ingiustizia. Sconfortata, arrabbiata e profondamente incredula la signora Ornella Matraxia davanti ai giornalisti di TAG24, madre del giovane Filippo Mosca, condannato definitivamente a 8 anni e 3 mesi di carcere in Romania.
Una condanna attesa, ma che ferisce e distrugge completamente qualsiasi speranza. Arriveranno, infatti, in questi giorni, le motivazioni che hanno spinto i giudici romeni a non assolvere o scontare la pena ai tre giovani amici, in cella da oltre 1 anno.
Condannato a 8 anni e 3 mesi: Filippo Mosca resta in carcere in Romania
Ha la voce rotta da troppe lacrime trattenute, un’esistenza vissuta “in superficie“, come la stessa Matraxia dice ai giornalisti di TAG24. Cosa aspettarsi da una madre, il cui figlio è rinchiuso, ingiustamente, in un altro Paese e senza la possibilità di poterlo abbracciare? Null’altro che rabbia e dolore:
“Il 17 maggio era data importante, però, è andata come ci aspettavamo. Alla fine l’appello è stato proprio rigettato, per cui la sentenza resta quella. Quindi 8 anni e tre mesi. Non hanno (i giudici romeni ndr.) neanche guardato le carte, hanno solo rigettato l’appello da parte degli avvocati, aspettiamo ancora le motivazioni alla base di questa decisione“
Così esordisce, infatti, la donna, dopo un altro mese di aspettative e speranze infrante. Una sentenza di condanna definitiva e con essa la notizia che Filippo, Luca e la loro amica dovranno scontare il carcere duro in un nuovo penitenziario in Romania.
“È dura da digerire, non riusciamo a rassegnarci a questa cosa. Adesso pensiamo semplicemente al trasferimento in Italia e poi una volta qui si vedrà. Faremo il ricorso alla Corte europea. Questi saranno i prossimi passaggi. Nel frattempo, Filippo è stato spostato nel nuovo carcere, ma ancora non so in che condizioni sia né come sia la cella né quali siano le nuove regole“
Ornella Matraxia: “L’attenzione mediatica non è bastata”
Eppure, in Italia molte testate hanno raccontato e continuano a parlare della storia di Filippo e di Luca, ma l’attenzione mediatica non è bastata affinché si facesse abbastanza pressione per riportare i ragazzi a casa.
“Speravo almeno in una riduzione di pena, che i giudici sentissero un po’ il fiato sul collo, vista l’attenzione mediatica che comunque c’è stata. Invece no, loro sono andati diritti per la loro strada, hanno deciso fin dal momento del primo arresto e poco conta che tutto quello che è scritto in sentenza siano falsità, provate falsità. Non hanno considerato assolutamente le traduzioni sbagliate, le prove che Filippo non si trovava dove dicevano loro. Non hanno considerato nulla. E basta, insomma, è stato pesante“
Le parole della madre di Filippo confermano quanto già si temeva da qualche tempo, e cioè che a niente sarebbero servite le traduzioni corrette, le prove a favore dei due giovani siciliani. Passata sotto silenzio, persino la confessione firmata dell’amica, unica colpevole di quanto sta accadendo alle famiglie Mosca e Cammalleri.
“Non sono riuscita a parlare con nessuno per qualche giorno perché è veramente difficile da digerire. È anche difficile reagire. Difficile fare forza a lui lì dentro. È arrabbiatissimo. Ma anche molto, molto rassegnato“
Ha confessato a TAG24 la signora Matraxia.
L’ottimismo degli avvocati, ma la madre replica: “Non ci credo più”
D: Avevo sentito il fratello di Luca, Pietro, e mi aveva detto erano tutto sommato speranzosi, perché l’avvocata che sta lì in Romania, era ottimista. Cosa è andato storto?
R: Io non mi sono fidata più degli avvocati, già da dicembre. Da quando è stata emessa la sentenza in primo grado, perché allora loro ci hanno assicurato che, vista l’inesistenza delle prove, non avrebbero potuto condannare mio figlio. E io ci ho creduto. E così non è stato. Da lì ho capito che gli avvocati parlano e basta, probabilmente perché più lontano si va e più guadagnano, no?
Ho smesso completamente di fidarmi quando in quell’udienza, l’ultima dell’appello, ho visto i giudici mandare fuori i funzionari dell’ambasciata. Non è stato un bel segnale. Mandare via i funzionari di un’ambasciata, che poi sono i rappresentanti del governo italiano…per me è stato un atto veramente molto forte da parte del Tribunale.
Speravo e contavo in un intervento da parte del nostro governo, che potesse in qualche modo fare pressione sui colleghi e quindi smuovere un attimino le cose. Ho sempre chiesto un processo giusto. Né più né meno. Non ho mai chiesto la luna. Io ho semplicemente detto: “guardate con coscienza queste carte, controllate le prove che avete in mano e rendetevi conto della di di quello che sta succedendo“. Cosa che non è stata fatta. Pietro è più giovane, probabilmente il suo amore per il fratello lo porta anche ad illudersi un attimino di più rispetto a me che sono comunque una donna di 56 anni. Ho un’esperienza diversa, ho vissuto diverso.
A Filippo dicevo sempre di cercare di mettere in conto il fatto che le cose potranno andare male e, quindi, dobbiamo cercare di gestire le cose al meglio. Piuttosto che instillare una speranza e poi una dargli una batosta ancora più grande. Per cui il nostro atteggiamento è stato quello, cioè cercare di pensare al peggio. Il peggio è arrivato e per quanto fossimo pronti non siamo stati pronti abbastanza perché il colpo è stato duro.
Il trasferimento in Italia
Come la madre di Filippo ha detto ai giornalisti di TAG24, il prossimo passo riguarda il trasferimento in Italia di tutti e tre i ragazzi. Non solo il giovane 29enne, quindi, ma anche di Luca e della loro amica:
“Questa è la direzione che abbiamo già intrapreso con l’avvocato, Amida Decina, che è quella che si occuperà del trasferimento. Spero davvero che possa rientrare in Italia nel più breve tempo possibile. Su questo mi dicono che la Romania sia abbastanza veloce, per cui nell’arco di 2-3 mesi al massimo. dovremmo riavere i ragazzi, ma io non credo più neanche a quello. Ormai, mi hanno tolto ogni tipo di speranza“
Filippo e Luca, quindi, sconteranno la condanna a 8 anni e 3 mesi di carcere duro in Romania, ma come spiega la signora Matraxia:
“Finora, non abbiamo mai avuto una notizia positiva o un segnale. Solo porte sbattute in faccia, quindi, anche per il trasferimento davvero temo che che si andrà per le lunghe. E Filippo dovrà stare là. Non so neanche in che condizioni. So che farà il carcere duro.
Nel nuovo penitenziario non ci sono visite senza vetro, l’ora d’aria è limitata, non si faranno attività fisica. Filippo e Luca hanno fatto e faranno il carcere duro, quello che noi riserviamo al 41 bis. Per noi è importante che loro rientrino in Italia, quantomeno per avere condizioni di detenzione migliori e poi andare avanti e procedere con la Corte europea. Faremo i due ricorsi CEDU, quello per il mancato diritto di difesa e quello per la dignità umana. Però sono pratiche lunghe, che non si risolvono nell’arco di mesi, ma stiamo parlando di anni“