L’unico dispiacere è quello di non vedere il responsabile di così tanti morti innocenti di fronte ad un tribunale internazionale, questo è il commento in un’intervista a Tag24 dell’attivista della ong Iran Human Rights Mahmood Amiry-Moghaddam alla morte dell’ottavo presidente dell’Iran Ebrahim Raisi.
Il capo di Stato è morto lo scorso 19 maggio dopo lo schianto del suo elicottero per cause ancora in corso di accertamento. Assieme a Raisi c’era anche il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian. In tanti si chiedono ora cosa possa succedere a Teheran: tante le prospettive future del regime iraniano da anni barcollante a causa delle continue proteste da parte dei movimenti per i diritti delle donne e per la pessima gestione dell’apparato statale.
Moghaddam commenta la morte di Raisi
Il colpo di grazia ad una dittatura ormai in rovina da qualche anno? Può darsi, nulla è detto. Ciò che è sotto gli occhi di tutti è che la maggior parte degli iraniani – sia residenti in Iran che fuori – è contenta della morte di uno degli esponenti di punta del regime teocratico. Oggi si è tenuto il funerale di Raisi in Iran a cui hanno partecipato i sostenitori della Repubblica islamica.
Se il vento del cambiamento soffierà più forte dopo la morte in circostanze strane del presidente Raisi è tutto da vedere. Per ora resta la speranza di un futuro migliore per l’Iran con la consapevolezza di quanto costruito negli ultimi anni. L’attivista della ong Iran Human Rights Moghaddam ha spiegato a Tag24 cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi.
D: Cosa significa per l’Iran e per gli iraniani la morte del presidente Raisi?
R: “Credo che molti iraniani avrebbero preferito vedere Raisi rispondere di fronte ad una corte internazionale per i suoi crimini contro l’umanità. Ora che è morto molte famiglie delle vittime del regime iraniano sono contente, non si tratta della felicità per la morte di un uomo ma per il fatto che Raisi è coinvolto nell’esecuzione di tantissimi oppositori e nell’arresto di tanti altri. Lui decideva chi viveva e chi moriva, molti corpi delle vittime del regime sono stati nascosti ai famigliari.”
“Sono in contatto da ieri con i famigliari di chi è stato ucciso dalle autorità iraniane. Qualcuno spera che Raisi abbia provato la stessa paura della morte nel momento dello schianto che hanno provato le sue vittime prima di essere giustiziate.”
La fine di un’epoca? “Il presidente non ha molto potere in Iran…”
D: Da due anni il regime teocratico è minacciato da proteste e dalla voglia di cambiamento. Con il 19 maggio potrebbe di fatto essere finita un’epoca?
R: “La morte di Raisi purtroppo cambia ben poco dato che il presidente nella Repubblica islamica non conta molto e non ha molto potere, potranno sostituirlo con un’altra persona che come in tutti i sistemi totalitari non gode del supporto del popolo…”
D: La morte del presidente però destabilizzerà ulteriormente il regime?
R: Attualmente l’Iran è una dittatura molto instabile. Dal 2017 ci sono state proteste che sono state sospese solo durante la pandemia e sono riprese nel novembre 2022 e per tutto il 2023. Il regime è messo male ed ha perso molto supporto da parte del popolo. L’attuale classe politica al potere è corrotta ed incompetente e ci tengo a sottolineare l’aggettivo ‘incompetente’. Non sono capaci di far fronte ai problemi dei propri cittadini!”
D: In che senso? Ci sono esempi di questa incompetenza?
R: “Faccio un banale esempio: durante i periodi di siccità manca l’acqua, quando invece piove ci sono alluvioni ed il governo non ha mai disposto piani per far fronte a questi problemi. Si tratta di un esempio ma fa capire l’assenza di competenze da parte di un regime incapace di ascoltare i propri cittadini. L’unico strumento che ha l’attuale classe politica per rimanere al potere è la repressione, basti pensare che nell’ultimo mese 120 persone sono state giustiziate in Iran. Quattro condanne a morte al giorno per creare paura negli oppositori”.
Il futuro dell’Iran: cosa succederà dopo la morte di Raisi?
D: Si sa già chi è il sostituto di Raisi?
R: “Dovranno esserci delle nuove elezioni in 50 giorni, come previsto dalla legge. Il leader supremo non ha molta scelta: sarà probabilmente scelto un ex candidato alla presidenza che dovrà essere fedele al regime e all’ayatollah”.
D: Le circostanze della morte sono state molto sospette, tantissime persone mettono in dubbio il fatto che si sia trattato di un incidente. Cosa ne pensi?
R: “Negli ultimi giorni ci sono molte teorie del complotto sulla morte di Raisi. Certo quando vivi in un Paese come l’Iran e senti che due elicotteri che trasportano due degli esponenti principali del regime hanno lo stesso problema allo stesso momento qualche domanda te la fai. Non sappiamo se c’è qualcuno dietro, qualcuno pensa che Raisi volesse diventare il prossimo ayatollah ed è una posizione molto ambita…è una possibilità ma per ora è inutile speculare a riguardo”.
D: Le donne sono le grandi protagonisti della rivoluzione iniziata negli scorsi anni. In questo momento in che condizioni si trovano?
R: “Dopo le proteste iniziate negli scorsi anni è iniziata una vera e propria rivoluzione nel Paese. Le donne continuano la loro disobbedienza civile pretendendo un posto nella società contro il regime che comunque continua ad arrestare le oppositrici. La verità è che le proteste hanno rafforzato le donne convincendole che esiste una vita migliore, dall’altra parte c’è una dittatura che con gli arresti vorrebbe destabilizzare chi la pensa diversamente”.
D: E per quanto riguarda la comunità Lgbt?
R: “Gli omosessuali non sono riconosciuti e vengono visti come persone malate, se si guarda alle leggi il sesso fra due uomini è punito direttamente con la morte, quello fra donne con le frustate e dopo un certo numero di volte con la morte. Non viene riconosciuta l’omosessualità ma il sesso fra omosessuali è visto come un grave reato.”