Complice l’imminente corsa alle elezioni europee, nelle ultime settimane è tornata
prepotentemente alla ribalta l’annosa discussione sulla separazione delle carriere tra pubblici
ministeri e giudici, storica battaglia delle camere penali dell’avvocatura e oggi sostenuta dal
Ministro Nordio nonostante la forte avversione della magistratura associata.

Separazione carriere pm – giudice

Nella mia trascorsa veste di magistrato e di Presidente dell’ANM ho, più volte, espresso la
ferma contrarietà alla separazione delle carriere privilegiando l’idea della unicità delle carriere. Ciò
sul presupposto che un pubblico ministero, autonomo ed indipendente dal potere politico e che alla
stregua del giudice condivide la cultura della giurisdizione, maggiormente può garantire i cittadini
in attuazione dell’art. 3 della Costituzione che sancisce che la legge è uguale per tutti.
Ma cambiare idea si può considerando che:

  • quanto alla osmosi tra le funzioni, le carriere tra pubblico ministero e giudice sono già
    separate nei fatti perché, all’interno dell’ordine giudiziario, i passaggi da una funzione
    all’altra sono sempre più rari complice la progressione in carriera che impone una spiccata
    specializzazione delle funzioni stesse (come emerge dai dati statistici del CSM, chi esercita
    le funzioni di giudice non diventerà mai Procuratore della Repubblica di un importante
    ufficio giudiziario
    ma continuerà la sua carriera da giudicante per poi ambire a dirigere un
    Tribunale);
  • quanto alla cultura della giurisdizione, sono sempre più rari i casi in cui il pubblico
    ministero sia portato a cercare prove favorevoli all’imputato. Ciò soprattutto quando nello
    svolgimento delle indagini preliminari, all’accertamento della verità si sovrappone un
    appiattimento del pubblico ministero sulle informative della polizia giudiziaria
    sovente
    trasfuse, nella loro totalità, dapprima nelle richieste di misura cautelare, poi nelle ordinanze
    cautelari emesse dai giudici per le indagini preliminari e da ultimo nelle sentenze emesse dei
    giudici, compresi quelli della impugnazione;
  • quanto al fatto che il nostro modello ordinamentale a carriera unica è un modello invidiatoci
    dagli altri Stati, è un argomento vero ma non sufficiente. Infatti, la separazione delle carriere
    è tipica dei sistemi caratterizzati da un processo accusatorio
    come avviene ad esempio in
    Portogallo, caratterizzato da carriere separate e da un pubblico ministero indipendente,
    Spagna, Germania, Svezia, Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Australia, Giappone, India.
    In conclusione, anziché lanciare il ballon d’essai del controllo politico sull’azione del
    pubblico ministero, ciò di cui il Paese ha bisogno è di realizzare compiutamente le
    condizioni necessarie a garantire la terzietà ed imparzialità di chi è chiamato a giudicare
    ridisegnando il ruolo dell’accusa e così riportarla su un piano di parità rispetto a quella della
    difesa.

Tutto questo, sarebbe decisamente più coerente con il dettato costituzionale che proprio
questi principi richiama nell’art.111 della nostra Costituzione.

Luca Palamara