Quest’anno decorre il centenario dall’assassinio di Giacomo Matteotti, avvenuto il 10 giugno 1924. L’anniversario della sua morte è un simbolo importante per l’Italia antifascista. Un evento significativo come un’altra data: il 30 maggio 1924. In quel giorno Giacomo Matteotti pronunciò il suo ultimo discorso in Parlamento. Fu il preludio dell’avvento del regime fascista e delle sue nefandezze. Il segretario del Partito Socialista Unitario, eretto a nemico del regime, venne assassinato per le sue idee di libertà e democrazia, da una squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini. Una condanna a morte rivendicata pubblicamente dal Duce stesso, il 3 gennaio 1925, di fronte alla Camera dei deputati, a livello storico, morale e politico.

Il parlamentare aveva denunciato, senza paura, le intimidazioni, i pestaggi e le illegalità messe in atto dai fascisti, in occasione delle elezioni che poi decretarono la vittoria del partito di Mussolini. Matteotti ne chiese l’annullamento, la conseguenza fu la morte. Proprio il 10 giugno, venne rapito da una squadra fascista e brutalmente ucciso. Il suo corpo fu ritrovato nelle campagne fuori Roma solo il 16 agosto. Il cadavere, seppellito in una fossa a Quartarella, a pochi chilometri dalla capitale, fu rinvenuto dal brigadiere Ovidio Caratelli. 

Tag24, per celebrare la memoria di Matteotti come uomo e politico, ha intervistato, Anna Steiner, la bisnipote. Il padre di Anna era il nipote di Velia Titta, la moglie di Giacomo. Velia era la sorella minore della nonna paterna di Anna, Fosca. La Steiner è una docente presso il Politecnico di Milano nel Laboratorio di Design e comunicazione.

Centenario Matteotti, il ricordo della bisnipote Anna Steiner: “Fu l’ultimo Parlamentare prima del ventennio”

D: Il 10 giugno ricorrerà l’anniversario dell’assassino di Giacomo Matteotti, cosa rappresenta la sua figura oggi? Quale tipo di valore ha nella società attuale?

R: La mia risposta è inevitabilmente legata anche ad una visione personale, data la mia storia. In questo momento in particolare, in Italia e nel mondo, la figura di Matteotti assume un ruolo ancora più attuale e significativo.

Nel tempo presente, non solo è in atto una revisione di quanto accaduto nel ventennio fascista, ma anche una riscrittura di questa storia, accompagnata da una sostanziale cancellazione. In questo momento si cerca, sotto più punti di vista, di presentare il regime fascista e Mussolini, come una fattispecie di cui discutere nel merito, evidenziandone come parti criticabili, solo i fatti avvenuti negli ultimi anni.

Come ad esempio le leggi razziali del ’38, considerate un “errore” del regime da un lato, e dall’altro, una derivazione del nazismo. Una visione completamente antistorica. La figura di Matteotti indica proprio l’inizio del regime. E’ stato l’ultimo parlamentare, quando ancora il regime non era formalizzato e il Parlamento era aperto, insieme alle diverse forze politiche e partiti allora presenti .

Matteotti, membro del Partito Socialista Unitario, è stato l’unico ad intervenire con grande coraggio per denunciare il fatto che il Parlamento fosse stato snaturato dal Duce. Denuncia altresì le violenze delle elezioni del 6 aprile 1924 che, come detto da lui stesso, “avrebbero dovuto rendere invalide le elezioni”, dato che non si svolsero democraticamente.

Con l’intervento di Matteotti del 30 maggio 1924, il Parlamento riuscì ad avere una voce chiara sul fatto che le ultime elezioni non fossero state libere. Proprio lì, in quel momento nacque il regime. Un fatto storico di portata fondamentale, che ha formalizzato il fascismo.

Anna Steiner: “L’assassinio di Matteotti fa capire la differenza tra democrazia e regime”

La bisnipote di Giacomo Matteotti, nel corso dell’intervista ricorda l’importanza fondamentale della storia e delle sue chiavi di lettura. Un focus sull’omicidio Matteotti come spartiacque tra democrazia e regime nell’Italia che ha visto gli albori del fascismo.

“La storia può essere letta in modo completamente distorto, se ci si limita a parlare di Mussolini come statista, delle opere di bonifica fatte su territorio italiano, o banalmente i fatti legati all’ordine pubblico, come la celebre frase “quando c’era lui i treni arrivavano in orario” e altre uscite analoghe. In questo modo si riduce quanto accaduto nel regime, sia a livello temporale che storico; si mette in atto una distorsione dei fatti.

E i fatti sono che dopo l’uccisione di Matteotti, Mussolini stesso, nel gennaio del 1925, si assunse la totale responsabilità – anche morale – di quanto accaduto, davanti alla Camera e passarono le “leggi fascistissime”.

Da lì l’abolizione della libertà di stampa, il confino per i dissidenti politici, le persecuzioni, uccisioni e incarcerazioni di tutti coloro che erano contrari al regime, non importa che fossero liberali, socialisti o comunisti. Il discorso legato alla figura di Matteotti è molto attuale perché fa capire la differenza tra la democrazia e il regime, tra fascismo e antifascismo“.

Centenario delitto Matteotti e il monologo di Scurati del 25 aprile, Anna Steiner: “Un Governo che non si dichiara esplicitamente antifascista calpesta la Costituzione”

D: A proposito di antifascismo, cosa pensa di quanto accaduto in occasione della Giornata del 25 aprile? La vicenda legata alla censura da parte della Rai del monologo dello scrittore Antonio Scurati ha creato tante polemiche… L’Italia ricorda ancora di essere antifascista? Le istituzioni hanno agito nel modo giusto o avrebbero potuto e dovuto fare qualcosa di più?

R: Io penso che il Governo avrebbe dovuto dire altro. Oggettivamente il 25 aprile è una festa che sancisce la liberazione dal Nazifascismo. Quello della censura del monologo di Scurati è stato un caso estremamente eclatante, che ha ancora una volta sottolineato la posizione già esplicita di questo Governo. A mio avviso questa scelta non dovrebbe essere istituzionalmente tollerata.

Un Governo che non accetta di dichiararsi esplicitamente antifascista, un presidente del Consiglio – parlo di Giorgia Meloni – che addirittura dice “io non sono né fascista né antifascista, mi dichiaro a-fascista“, calpesta così la nostra Costituzione. L’antifascismo è nel DNA della nostra Carta, dei suoi articoli. La Costituzione Italiana è nata dalla Resistenza al Nazifascismo.

E’ stata una vicenda molto grave. Non è stato fatto abbastanza secondo me dal Governo, anche rispetto alle celebrazioni del centenario di Matteotti. Nel 2023 era stato sancito un decreto legge, che tra l’altro porta il nome di Liliana Segre, che stanziava circa 700 mila euro per le celebrazioni del centenario di Matteotti e pare, alla fine, che non sia stato messo nelle condizioni di essere attuato.

Il quadro si chiude così: questo Governo da una parte dichiara la sua esplicita impossibilità e non volontà di essere costituzionalmente antifascista, e dall’altra resta impassibile di fronte ad una ricorrenza così importante come quella di Matteotti. E questo non perché è caro a me o alla mia storia, ma perché è stato l’ultimo parlamentare, prima del regime fascista, che ha ricordato l’importanza del Parlamento, denunciando l’irregolarità delle elezioni. Il regime fascista fu messo in crisi dalla morte di Matteotti, rischiò di crollare pesantemente.

La bisnipote di Matteotti e il suo messaggio ai giovani: “Non siate mai indifferenti. L’indifferenza ha consentito le tragedie più grandi della storia recente”

D: Spesso si ricorda ai giovani quanto sia importante studiare la storia per non commettere gli stessi errori del passato. Figure importanti come quella di Giacomo Matteotti, celebrazioni di grande rilevanza storica come il centenario della sua uccisione o la giornata del 25 aprile, sono tutti elementi essenziali per l’ossatura democratica di un Paese. Vuole lanciare un messaggio ai giovani?

R: Io insegno ancora, nonostante l’età, nel Dipartimento di Comunicazione della facoltà di Design del Politecnico di Milano e ho sempre a che fare con i giovani. Io ho ragazzi del primo anno di università, quindi di 19-20 anni circa, e trovo che loro siano molto più sensibili di quanto non si dica in realtà. Sono volonterosi e curiosi di conoscere una storia che non viene loro raccontata, né in una forma coinvolgente, e ultimamente potremmo dire, proprio in nessuna forma.

Quindi il messaggio che vorrei dare a loro è di mantenere questa loro sensibilità, preservare la loro curiosità. Oggi hanno tantissimi strumenti, oltre i programmi strettamente scolastici, ai rapporti con i docenti. Internet è una grande risorsa, offre la possibilità di collegarsi in vario modo e di valutare determinati eventi attraverso un confronto.

I ragazzi sono molto attenti, più di quanto non si dica. Il mio messaggio quindi è continuate ad essere così, non siate mai indifferenti, perché l’indifferenza ha consentito le tragedie più grandi della storia recente. Poi è naturale che nei ragazzi alberghi uno spirito di ribellione, è conforme alla nature delle cose. Se così non fosse, non ci sarebbe dialettica nel futuro. Ma insieme alla ribellione c’è una gran voglia di ascoltare.

Un aneddoto sulla famiglia Matteotti, Anna Steiner: “Quando divenni maggiorenne un bigliettino mi cambiò la vita…”

D: Ci racconta un aneddoto o un ricordo che le è particolarmente caro a proposito della storia della sua famiglia e Giacomo Matteotti?

R: Voglio raccontare un episodio che mi è molto caro e che risale a quando sono diventata maggiorenne. Nel lontano 1968 io ho compiuto 21 anni, il 25 maggio. Allora ero una studentessa iscritta all’università. Ricordo che con mio padre, insieme a tutta la famiglia, abbiamo festeggiato.

C’è stato uno scambio di regali e con grande contentezza, mio padre mi ha preso da parte e mi ha mostrato qualcosa di speciale. Io a quel tempo frequentavo l’università e gli ambienti dei movimenti studenteschi del’68 e le proteste al Politecnico di Milano. C’era un gran fervore per la guerra in Vietnam, ero stata ad una manifestazione l’anno precedente, in cui per la prima volta avevo visto, con i miei stessi occhi, la polizia caricare noi ragazzi.

Avevo parlato delle violenze della polizia e di tutto il resto con la mia famiglia e con mio padre. Sapevano del mio impegno. Durante la festa della mia maggiore età, mio padre mi prese da parte per mostrarmi alcuni documenti importanti della nostra storia famigliare. Aprì davanti a me una serie di libri, in uno di questi c’era un biglietto piccolissimo, di carta molto ingiallita e leggera. Era dedicato a mio padre e mia madre. Diceva: ‘L’ultimo pensiero a voi due, credo di essere entrato in una fase di serenità, mi raccomando, prudenza, basta uno in famiglia’. Queste parole erano firmate da mio zio che io non ho mai conosciuto, che nel 1924 aveva portato in spalla la bara di Matteotti.

Da giovanissimo mio zio si era appassionato al diritto, aveva contribuito a scrivere un documento contro le leggi razziali e per una spiata, fu segnalato e catturato a Milano, mentre camminava per le vie del centro. Fu portato al carcere di San Vittore e da lì poi a Fossoli, dove c’era un campo di smistamento. La destinazione poi fu Mauthausen ed infine un altro campo, dove morì. Quel biglietto, a me tanto caro, veniva da Fossoli, il campo dove venivano raccolti tutti gli ebrei, ma anche gli oppositori politici, i disabili, gli omosessuali.