E’ bastato poco alla Lazio per riscoprirsi lucente, una questione di testa, e di questo deve ringraziare per forza di cose Igor Tudor. Una sorta di Re Mida giunto dalla Croazia, con l’obiettivo di risollevare le sorti di un gruppo con il morale a terra dopo le dimissioni di Maurizio Sarri, ma che in poco tempo è riuscito a ritrovare energia e volontà. Che non è bastato per poter compiere quel miracolo chiamato Champions League, ma ha dato una nuova veste al gruppo.

Più pragmatico e meno bello da vedere, ma con tanta grinta. Grazie al metodo Tudor: si attacca e si difende insieme, si corre il triplo e si pressa a tutto campo. Della serie, chi si ferma è perduto. Ma nessuno lo sta facendo, a parlare sono i risultati: con il rendimento attuale, la Lazio sarebbe prima in classifica (in coabitazione con Inter e Atalanta), grazie a cinque vittorie, due pareggi e una sola sconfitta in otto partite. Questione di testa, che però è anche la criptonite dei biancocelesti, visto che sulle azioni aeree la squadra ha palesato non poche difficoltà. Ma tutto si può aggiustare, è innegabile che il cambiamento positivo ci sia stato, ecco perchè non si dovrà sbagliare in vista del mercato estivo. Che per forza di cose verrà finanziato da qualche cessione, ma bisognerà essere pronti. Così come bisognerà avere garanzie dal punto di vista tecnico, con il ds Fabiani al lavoro per prolungare subito il contratto di Tudor.

Lazio, tra concretezza e problemi di “testa”

La testa è stata un problema di questa stagione per la Lazio, con Tudor che ha sicuramente dato nuovo equilibrio da questo punto di vista. E i risultati si sono visti, così come anche quelle pecche che tutt’ora permangono. Un concetto oggettivo, che nonostante l’ottimo cammino del tecnico croato, non ha permesso ai biancocelesti di poter mettere le mani sulla seconda qualificazione Champions consecutiva.

Il motivo è presto detto: ad oggi il rendimento della Lazio è da vertice, solo Inter e Atalanta tengono il passo dei capitolini. Tudor è riuscito a racimolare 17 punti in 8 partite, molto meglio delle ultime sette di Sarri prima delle dimissioni post Udinese, dove la squadra aveva raccolto solamente 6 punti in 7 uscite. Un balzo in avanti importante, che non è bastato per l’Europa che conta, per una questione di testa. Non si parla di concentrazione, bensì proprio dell’azione materiale.

A tal proposito sono finite sotto la lente d’ingrandimento i due match con Roma e Monza. In entrambi i casi la Lazio è stata messa alle corde dalle incornate degli avversari: contro i giallorossi fu Mancini ad indirizzare il derby grazie al colpo di testa che ha portato la Roma a fare sua la stracittadina; con il Monza invece è stato Djuric a dividere la posta in palio con due inzuccate che hanno sancito il 2-2 finale. Due partite per un totale di un punto solo, che ha pesato e non poco visto che ora i baincocelesti devono sperare quantomeno nell’Europa League. Tradotto: tocca essere più cattivi sulle palle inattive.

Il futuro di Tudor

Sta di fatto che nonostante la testa della Lazio, la mano di Tudor si è vista, permettendo alla squadra di risollevarsi da quello che sembrava diventare un campionato anonimo. Così non è, con i meriti che vanno al tecnico croato, giunto a Roma nel segno di “facciamo parlare i fatti”. La risposta è stata importante, ma ora serve continuità.

L’ex Marsiglia ha davanti ancora un anno di contratto, ma Fabiani è stato chiaro, l’obiettivo è quello di continuare con Tudor a lungo, senza lasciare le cose in sospeso. Ecco perchè il direttore sportivo è già al lavoro per ottenere un prolungamento, anche solo di un anno in più, così da rimanere tranquilli. Ma il discorso verte anche su un altro punto, ovvero l’organizzazione. Perchè il mercato non vedrà grosse spese, vista l’assenza dei soldi della Champions, quindi bisognerà essere strategici, insieme a qualche cessione importante, così da ottenere maggiore liquidità.

Tudor in tal senso chiede garanzie. Molti rimarranno, così come altri andranno via, non funzionali al suo tipo di gioco. Serviranno sostituti all’altezza, non tanto a livello di nome (se così fosse, ancora meglio) quanto di duttilità. Vuole essere ascoltato il croato, non vuole accontentarsi, altrimenti la situazione in merito alla sua permanenza verrebbe messa in discussione. Ma questo la Lazio non lo vuole.