Sit-in a piazzale Clodio prima della nuova udienza del processo Regeni in cui sono imputati quattro 007 egiziani, accusati del rapimento e dell’omicidio del ricercatore friulano, avvenuto nel 2016.

Presenti oggi 21 maggio 2024, oltre ai genitori di Giulio, al legale della famiglia, Alessandra Ballerini, e al politico Gianni Cuperlo, anche la segretaria del PD Elly Schlein.

Il dibattito di oggi si focalizzerà sui depistaggi che la National Security Egiziana ha messo in campo: saranno ascoltate le testimonianze dei carabinieri del Ros che si recarono a Il Cairo.

Processo Regeni, udienza del 21 maggio 2024: presente la segretaria PD Elly Schlein

L’Egitto non è un paese sicuro e lo ha dimostrato in ogni modo. Siamo qui semplicemente per stare al fianco della famiglia Regeni e di quel popolo giallo che si è mobilitato in tutti questi anni per avere verità e giustizia

sottolinea Elly Schlein.

Le responsabilità saranno qui accertate ma è veramente vergognoso che sia sempre mancata una collaborazione. La famiglia ha sempre detto che questa battaglia non è solo per Giulio, ma per tutte quelle persone che hanno subito cose analoghe. Sicuramente continueremo a batterci per giustizia e verità per Giulio, ma anche con il pensiero a tutte quelle violazioni dei diritti fondamentali che in Egitto si continuano a perpetrare

conclude la segretaria del PD.

I depistaggi sulla morte di Regeni, la testimonianza del colonnello del Ros Panebianco

Nella scorsa udienza del 2 maggio 2024, seguita come sempre dall’inviato di TAG24 Thomas Cardinali, hanno testimoniato l’agente dello SCO, Alessandro Gallo, che ha partecipato alle indagini per la morte di Giulio Regeni; il colonnello Vincenzo Nicolì e il colonnello del Roc Loreto Biscardi.

Oggi, come anticipato dall’avvocata Ballerini, si svolge un’udienza “impegnativa” sui depistaggi. Nell’aula Occorsio del tribunale di Roma viene ascoltata la testimonianza di Onofrio Panebianco, colonnello del Ros dei carabinieri.

Panebianco riferisce che il colonnello egiziano che nel marzo 2016 diresse la perquisizione nell’appartamento della sorella di un componente del gruppo di rapinatori uccisi in una sparatoria- indicati come gli autori dell’omicidio del ricercatore- era in contatto telefonico

con il colonnello che risulta essere la figura centrale nella ricerca informativa su Giulio Regeni quando lui era ancora in vita.

Panebianco quindi evidenzia come tutta la vicenda potesse essere un modo per scaricare le responsabilità della morte di Giulio.

Noi abbiamo iniziato quindi a pensare che la sparatoria, il ritrovamento dei documenti e anche le telefonate, potessero essere attuate per attribuire la morte di Giulio a qualcun altro che non fossero gli apparati di sicurezza egiziani. Nell’ambito delle numerose rogatorie con l’Egitto avevamo chiesto anche i tabulati telefonici degli ufficiali di polizia che erano stati coinvolti nella sparatoria e nella perquisizione

aggiunge l’ufficiale del Ros.

Tutta l’attività investigativa si può leggere contestando la posizione egiziana, perché noi abbiamo acquisito numerosi elementi indiziari che fanno emergere in pieno il coinvolgimento del colonnello che risulta essere la figura centrale nella ricerca informativa su Giulio

è la risposta di Panebianco alle contestazioni degli avvocati degli imputati. Il colonnello racconta inoltre:

La sera del 10 giugno ci dissero di fare una missione a il Cairo con un volo di Stato in una delegazione composta dalla polizia giudiziaria e dall’Aise, il generale Caravelli capeggiava la delegazione. Lui salì delle scale, andò di sopra e scese sotto, riprese i mezzi e in Italia l’Aise ci consegnò degli oggetti che poi scoprimmo non essere di Giulio, era paccottiglia, tranne il tesserino universitario. Rimanemmo con un pugno di mosche.

L’italiano residente al Cairo Davide Castratori: “La truffa dei falsi poliziotti coinvolti nel caso Regeni”

Davide Castratori, italiano residente in Egitto, testimonia raccontando della truffa subita da finti poliziotti: gli stessi componenti della banda a cui sono stati trovati addosso oggetti di Giulio.

Il 20 febbraio 2016 ho visto un furgoncino bianco costeggiato lungo la strada. Si è aperto il furgone e 4-5 persone sono uscite mostrando un distintivo chiedendomi di salire. A quel punto è iniziata una peregrinazione di un’ora e mezza. Mi interrogavano e mi accusavano di finanziare i Fratelli Musulmani per un omicidio di un agente di polizia. Mi hanno chiesto quanti soldi avessi a casa, ho dovuto dire dove abitassi e ho dovuto chiamare mia moglie per accertare i contanti. Non siamo andati a casa con il furgoncino, ma in un sobborgo del Cairo dove ho sempre vissuto per 20 anni. Lì mi è stato chiesto di ritirare i soldi dalla banca, lì ho avuto la prontezza di capire che la storia non reggeva. Io ho dovuto dare i soldi, li hanno contati e controllati. Poi siamo tornati al Cairo e mi hanno lasciato vicino al mio ufficio simulando di aver ricevuto una chiamata. In ufficio non ho ritrovato i miei soldi, ma un pacchettino di fogli di carta.

Il pm Colaiocco: “La tutor di Giulio Regeni ha accettato di deporre”

La docente dell’Università di Cambridge, Maha Abdelrahman, tutor di Giulio Regeni nel periodo in cui il ragazzo era al Cairo,

ha accettato di deporre sulla vicenda. È la prima volta che lo fa. Sarà disponibile in video conferenza perché non può venire in Italia per motivi di salute di un parente

è l’annuncio del procuratore aggiunto di Roma Sergio Colaiocco.

Il pm annuncia inoltre di avere l’audio di un testimone ‘Z’ che avrebbe spiegato come il passaporto del ricercatore 28enne sia stato piazzato in casa dei finti rapitori di Giulio.

Il file sovrascritti della metropolitana del Cairo: “Un fatto molto grave”

Nel corso del processo depongono anche due consulenti tecnici che spiegano come, nella metropolitana del Cairo, sia stato cambiato il software del sistema di video sorveglianza il 3 marzo 2016. Il materiale del 25 gennaio, che Regeni avrebbe dovuto prendere la sera del suo rapimento, era stato quindi sovrascritto.

Non ci è mai capitato che lo stato di un sistema di sicurezza sotto sequestro venisse sovrascritto senza farne una copia forense. Tutto ciò è molto grave. Dopo un lavoro di ricostruzione è stato evidenziato come non c’erano più file integri del 25 gennaio, non esistevano file disponibili. Successivamente il team ha controllato anche gli altri file delle altre date, tra il 26 e il 29 gennaio ci sono file con una data di creazione differenti da una data di ultima modifica. Questo significa che il file è stato visto. C’è un buco di 20’ per i video tra le 19:48 e le 20:08

spiegano.

L’avvocato Ballerini al termine dell’udienza: “Dimostrati depistaggi”

L’avvocato della famiglia Regeni Alessandra Ballerini, al termine dell’udienza, sottolinea come tassello dopo tassello stiano emergendo

sempre di più, in senso lato, i depistaggi egiziani. Oggi si è riparlato della sparatoria che ha coinvolto la presunta banda criminale di cinque persone che ovviamente non hanno a che fare con il sequestro, la tortura e la morte di Giulio Regeni. Ma che, appunto, è stato uno dei depistaggi più sanguinosi messi in atto dagli egiziani. Siamo sempre di più mettendo a fuoco le loro responsabilità.