Il presidente dell’Iran, Ebrahim Raisi, il ministro degli Esteri, Hossein Amir-Abdollahian, ed altri alti funzionari iraniani hanno perso la vita in un incidente in elicottero avvenuto la scorsa domenica nella zona montuosa al confine con l’Azerbaigian. Tag24 ha intervistato il giornalista e blogger Antonello Sacchetti per parlare dell’incidente e degli scenari futuri politici in Iran dopo la morte di Raisi. Sacchetti, autore di diversi libri, cura un blog chiamato “Diruz” dal 2012, dove approfondisce i temi legati all’Iran. Ha anche un canale YouTube interamente dedicato alla Repubblica islamica.

L’intervista a Antonello Sacchetti sulla morte del presidente dell’Iran Raisi

La morte del presidente iraniano Raisi e degli altri funzionari di alto rango è avvenuta in un momento di crescenti tensioni regionali e di malcontento nella politica interna. Lo scontento popolare era stato segnalato anche alle elezioni legislative dell’1 marzo che avevano registrato la più bassa affluenza della storia iraniana. Dopo l’annuncio ufficiale della morte di Raisi, la guida suprema iraniana ha nominato Mohammad Mokhber come nuovo presidente ad interim del paese. Il paese eleggerà il prossimo presidente entro 50 giorni.

D: Chi era Ebrahim Raisi e che importanza ha per l’Iran?

R: Non aveva una carriera politica lunghissima. Veniva dalla magistratura. È stato uno dei primi e più giovani magistrati della Repubblica islamica, quando si crearono i tribunali rivoluzionari. Il suo nome era anche legato a un passaggio molto drammatico e molto cruento della storia dell’Iran, cioè le esecuzioni dei prigionieri politici che nel 1988 erano nelle carceri iraniane.

Successivamente ha avuto una carriera soprattutto nella fondazione del santuario dell’Imam Reza nella città di Mashhad che è una delle due città sante dell’Iran nel nord-est e nella provincia di Khorasan. Da lì è cominciata la sua scalata verso il potere. Attraverso questa fondazione aveva ottenuto un ruolo importante nella nomenclatura della Repubblica islamica.

Nel 2017 aveva già provato a concorrere per la presidenza ed era stato sconfitto da Rouhani. Non ha mai goduto di una grande popolarità perché non aveva un particolare carisma né particolari doti comunicative, anzi, forse venne candidato come presidente proprio per la sua non eccessiva presenza. Era, però, molto vicino alla guida Khamenei. Si pensava a lui come ad uno dei suoi possibili successori. La sua presidenza era quasi come una sorta di tirocinio in vista dell’attribuzione del ruolo di guida. Quando ci furono le rivolte del Movimento “Donna, vita e libertà” si diceva che fosse una figura così insignificante che non c’era nemmeno uno slogan contro di lui nelle manifestazioni.

D: Però Raisi è stato uno dei promotori dei regolamenti sull’abbigliamento?

R: Lui apparteneva sicuramente a una parte religiosa del potere che insisteva per il mantenimento di quelle regole affinché venissero osservate in modo più stringente. La sua gestione di quella crisi non fu particolarmente brillante oltre che criticabile dal punto di vista della giustizia.

Rimase piuttosto imbarazzato e in difficoltà quando iniziarono le proteste sia a livello interno sia livello internazionale. Nei primissimi giorni delle manifestazioni si trovava a New York per l’assemblea generale delle Nazioni Unite e aveva fissato un’intervista televisiva con la Amanpour per la CNN. Alla fine declinò in quanto aveva chiesto che la giornalista indossasse l’hijab. Fu anche abbastanza ingenuo e non ci fece assolutamente una bella figura a livello internazionale.

Nell’ultimo anno, comunque, si era speso anche a livello delle relazioni internazionali a cui aveva dato priorità. Stava essenzialmente curando i rapporti di buon vicinato con i paesi confinanti. Anche la visita ufficiale in Azerbaigian che gli è costata alla vita rientrava in questa agenda politica.

Il ruolo del capo dello stato in Iran

D: Quali sono i poteri del presidente in Iran? È una figura rappresentativa come Italia?

No, il potere esecutivo è rappresentato dal presidente e dal suo governo. Spesso si attribuiscono tutti i poteri alla Guida. In realtà non è proprio così, la Guida ha un ruolo sicuramente importante e di maggior potere ma non è un potere assoluto. Il presidente è in grado di indirizzare le stagioni politiche del paese, basti pensare alla stagione riformista quando ci fu quella di Khatami a cui poi seguì Ahmadinejad e poi Rouhani. Basta esaminare questi tre presidenti per accorgersi di come la politica internazionale iraniana sia cambiata nel corso delle varie presidenze.

Se volessimo analizzare l’organizzazione giuridica tecnica, non si tratta nemmeno realmente di una repubblica presidenziale in quanto il presidente ha la sua squadra di ministri che devono ricevere la fiducia del parlamento. Ogni singolo ministro deve ricevere la fiducia. Capita spesso che dei ministri, anche importanti, scelti dal presidente non siano poi accettati dal Parlamento. È un sistema complesso in cui, spesso, per la stessa funzione ci sono di fatto due ruoli. Questo è stato pensato per rendere più difficile l’esercizio assoluto del potere.

Come può cambiare la politica di Teheran

D: Cosa ci si aspetta dopo la morte di Raisi? Sappiamo che Mohammed Mokhber è il presidente ad interim. Come si muoverà?

R: L’Iran avrà 50 giorni entro i quali dovranno essere indette le nuove elezioni. Questa fase sarà gestita da Mokhber che è il presidente ad interim insieme al capo della magistratura e al presidente del parlamento. C’è però una complicazione in tutto questo che l’Iran è reduce dalle elezioni legislative. Il nuovo parlamento si sarebbe dovuto insediare il 27, quindi tra una settimana. In questo momento sembra tutto abbastanza complicato e rallentato perché per eleggere il nuovo presidente del parlamento deve prima riunirsi il parlamento. Questa è una fase che ancora non è proprio chiarissima.

C’è un altro fattore destabilizzante: Raisi sarebbe stato, con ogni probabilità, il presidente dell’Assemblea degli esperti cioè l’altro organo per cui si è votato il primo marzo. Questo organo è quello che eleggerà la prossima Guida, quando Khamenei non sarà più in grado di esercitare il suo ruolo. Quindi la morte di Raisi, è un duro colpo sia nel lungo termine che nell’immediato. Ha creato dei vuoti a cui la politica iraniana dovrà trovare una soluzione. Soprattutto il fronte più conservatore dovrà ripensare sia a chi potrebbe essere il proprio candidato alle elezioni presidenziali, probabilmente a luglio, sia a chi potrà essere la prossima Guida.

Scenari futuri per la politica estera

D: Se pensiamo alla politica estera iraniana potrà cambiare qualcosa o comunque ci sarà una continuità?

R: Si parla ormai da qualche giorno di un possibile accordo con gli Stati Uniti sulla questione nucleare. Tutte e due le parti avevano ammesso che fossero in corso queste trattative tramite l’Oman. Non credo che la morte del ministro degli Esteri e del presidente cambierà sostanzialmente la linea politica però sicuramente la rallenterà. È per forza di cose una battuta d’arresto alla politica iraniana.

Altri incidenti simili

D: Lei ricorda un altro episodio simile a questo che ha coinvolto i politici di alto profilo in Iran?

R: Partendo dal presupposto che sia stato un incidente è stato anche molto puntuale. In passato, in realtà, non c’è un’evento simile, c’è stato, però, l’omicidio del presidente iraniano, Mohammad Ali Rajai, appena dopo un mese dalla sua elezione nell’81. In quel caso era stato un attentato dinamitardo, quindi una situazione diversa da quella attuale.

Questo tipo incidente di elicottero mi ricorda di più cioè che era accaduto nel vicino Pakistan al presidente Muhammad Zia-ul-Haq morto in un incidente aereo. Ancora di più mi viene in mente la morte di Enrico Mattei, ormai parliamo di 60 anni fa, ma insomma, anche quello fu un incidente aereo molto sospetto e direi, anche in quel caso, molto puntuale per come eliminò un personaggio che sicuramente non era gradito a molti.