Un paradiso del Pacifico in subbuglio: in Nuova Caledonia potrebbe essere approvata una riforma elettorale che estende il voto anche a chi vive sull’isola da più di dieci anni. Lo scorso 15 maggio il disegno di legge è stato approvato dall’Assemblea nazionale con 351 voti a favore. Ad opporsi alla riforma c’è la sinistra indipendentista. Nel frattempo Parigi accusa l’Azerbaigian di aver organizzato le proteste in corso sull’isola: diverse bandiere azere sono comparse in piazza a Nouméa.

C’è il timore che l’approvazione della riforma vincoli ulteriormente l’isola alla Francia nei prossimi anni allontanando così il sogno di molti autoctoni – i kanak – di raggiungere la tanto agognata indipendenza da Parigi. In passato ci sono stati diversi referendum falliti per ottenere l’autonomia. Negli scorsi giorni sono morte 5 persone: tre abitanti e due gendarmi. Oggi è l’ottavo giorno di proteste contro la riforma.

La riforma elettorale spacca la Nuova Caledonia: scontri ed evacuazioni

Città in fiamme, manifestanti caricati dalle forze dell’ordine e il ritorno – ancora una volta – della parola ‘indipendenza’ nella piazza di Nouméa, divenuta un vero e proprio terreno di scontri negli ultimi giorni. Tanta la preoccupazione soprattutto da parte di Australia e Nuova Zelanda. Da anni l’isola è una meta turistica di cittadini dei due Stati oceanici che ora si vedono costretti a salire su voli di evacuazione per scappare da un paradiso trasformatosi in inferno.

Sono 300 gli australiani bloccati in Nuova Caledonia, restano in attesa dei soccorsi anche 50 neozelandesi. In totale sono tremila le persone rimaste sull’isola che necessitano di tornare nel proprio Paese. Mentre proseguono gli scontri nella capitale Nouméa e nei centri abitati i lealisti spingono per l’approvazione finale della riforma elettorale.

A conferma che l’isola sia spaccata ormai in due ci sono le recenti dichiarazioni dei filofrancesi che affermano che sospendere il testo su richiesta del movimento pro-indipendenza equivarrebbe a schierarsi con il terrorismo. Ad affermare ciò è il deputato del partito ‘Rinascimento non indipendentista‘, Nicolas Metzdorf, in una conferenza stampa.

Le recenti dichiarazioni di Macron: “Si tornerà alla calma”

Chiari progressi sulla sicurezza” ha detto il presidente francese Emmanuel Macron riferendosi alla situazione in corso sull’isola otto giorni dopo l’inizio di questa esplosione di violenza in reazione alla riforma costituzionale.

Molta tranquillità traspare anche dalle parole dell’Alto Commissario locale Louis Le Franc che in un comunicato stampa parla di un progressivo ritorno alla calma e all’ordine. Parole che non sembrano rispecchiare la realtà dei fatti. A Noumea ci sono ancora barricate e scontri e sembra ancora lontana la riapertura dell’aeroporto della capitale e la ripresa dei commerci con gli Stati vicini.

L’accusa all’Azerbaigian

Parigi punta il dito contro Baku. Secondo il ministro degli Interni francesi Gerald Darmanin le proteste sono finanziate dall’Azerbaigian: sono compare infatti diverse bandiere dello Stato caucasico nelle piazze in subbuglio. Baku non ha accettato le dichiarazioni di Darmanin di ieri sul canale ‘France 2‘. Quasi immediata la risposta da parte del portavoce del ministero degli Esteri azero che ha smentito ogni vicinanza alle proteste neocaledoni.

Da un lato l’Azerbaigian avrebbe interesse a ‘guidare’ il movimento indipendentista per fare un danno d’immagine alla Francia. In caso di indipendenza Parigi teme di poter perdere il suo ruolo nell’Oceano Pacifico.