In occasione della presentazione del libro del giornalista Claudio Tito ‘Nazione Europa’, oggi, è intervenuto anche il padre nobile del Partito Democratico, Romano Prodi. Lo sguardo del Professore, per forza di cose, si è concentrato sulle prossime elezioni europee. Così, dopo aver consigliato la segretaria Elly Schlein di non mettere il suo nome nel simbolo (consiglio accettato) e di non candidarsi nella consapevolezza di non poter andare a svolgere attività politica all’europarlamento (consiglio non accettato), questa volta, si è rivolto al capolista dem della circoscrizione Nord Est, il Governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, per dispensare le sue dritte.

Elezioni Europee 2024, il consiglio di Romano Prodi al candidato Stefano Bonaccini: “Deve essere cattivo”

Il Professore, che nel suo lungo curriculum, oltre a vantare il fatto di essere stato per due volte presidente del Consiglio, ha anche avuto la guida della Commissione Europea, evidentemente, dopo i consigli dati alla Schlein, si trova bene nei panni del padre nobile e non smette di dare consigli. Oggi, il più importante lo ha rivolto al capolista Pd della circoscrizione Nord-Est, Stefano Bonaccini, pronunciando queste parole:

“Il primo consiglio che do a Bonaccini è quello di vincere. Poi, gli dico anche di essere cattivo in Europa. Questo è il momento in cui le mediazioni, il dar voce anche al dissenso più estremo e il diritto di veto non sono più compatibili con l’Europa del futuro”.

Per Romano Prodi è scoccata l’ora di imporre una democrazia decidente anche nelle istituzioni dell’Unione Europea. Altrimenti, il rischio è quello dell’immobilismo e di una conseguenziale debolezza a tutto vantaggio degli altri grandi blocchi geopolitici del mondo, a cominciare da quello rappresentato dalla Cina e da quello americano:

“Il cambiamento del mondo ci porta alla resa dei conti. Bisogna fare grandi battaglie. E una di queste è senz’altro quella per abolire il diritto di veto e per una politica estera comune”

Per l’ex premier ideatore dell’Ulivo, quindi, la prossima legislatura di Bruxelles non potrà essere quella della moderazione, ma delle grandi, definitive scelte:

“Ci sono momenti in cui la mediazione si fa con un salto in avanti. Siamo arrivati all’estremo momento di questa condizione”.