Tether è stata spesso vita come un problema, per gli Stati Uniti. Un problema collegato al fatto che in più di un’occasione l’azienda non rispettava le dichiarazioni ufficiali sui dollari reali messi a garanzia di quelli emessi sotto forma di USDT.
La notizia che si è diffusa da poche ore potrebbe però spostare in maniera significativa la percezione dell’azienda agli occhi dell’opinione pubblica. Tether, infatti, ha superato la Germania nelle partecipazioni in titoli del Tesoro statunitense. Tanto da risultare al momento il 19° tra i maggiori detentori globali di titoli del Tesoro statunitense, davanti alla Germania e subito dopo la Corea del Sud.
Tether detiene ben 91 miliardi di titoli del Tesoro USA
Ammonta a ben 91 miliardi di dollari il corrispettivo di titoli del Tesoro USA detenuti da Tether. Un dato tale da porre l’azienda guidata da Paolo Ardoino al 19° posto tra i detentori degli stessi. Se sino ad oggi molti politici statunitensi hanno additato la società alla stregua di un pericolo, la realtà sembra profilarsi in maniera molto diversa.
La possibile riabilitazione di Tether, e un rapporto più disteso con la politica a stelle e strisce, potrebbero arrivare anche dalla constatazione di un mercato obbligazionario che sta mutando in maniera considerevole.
Basterebbe in effetti vedere il dato relativo alla Cina, per comprendere meglio quanto sta accadendo. Rispetto allo scorso anno, infatti, il gigante asiatico ha deciso di ridurre la propria esposizione da 869 a 767 miliardi di dollari. Mentre anche il Giappone, che detiene la quota maggiore in assoluto (1,2 mila miliardi di dollari) sta riconsiderando la sua e potrebbe decidere di ridurla per far fronte alla svalutazione dello yen.
Dismissioni le quali devono in un modo o nell’altro essere compensate. E chi, meglio delle stablecoin collegate in misura paritaria al dollaro USA potrebbe farlo? Una constatazione la quale, peraltro, fa capire meglio il crescente impatto delle stablecoin sulla scena finanziaria globale. Tanto da spingere più di qualcuno a porsi una precisa domanda: cosa potrebbe cambiare per Tether e le altre aziende che sono già entrate o stanno per entrare in questa particolare nicchia di mercato?
Tether, tra sospetti e proposte di legge che potrebbero intaccarne la posizione
Per Tether si tratta di un momento molto particolare. L’azienda, infatti, si trova nuovamente sotto attacco, anche se stavolta non per una questione collegata alle riserve di dollari effettivamente possedute. Gli attacchi in questione, infatti, riguardano l’utilizzo di USDT da parte delle bande criminali. In particolare quelle del sudest asiatico, che lo utilizzano per movimentare i capitali provenienti da attività illecite.
A testimoniarlo è stato di recente un rapporto elaborato dalle Nazioni Unite, cui l’azienda ha risposto con veemenza. Sin qui, però siamo ancora sul semplice danno d’immagine, tale da non implicare conseguenze finanziarie.
Quelle che invece potrebbero verificarsi nel caso in cui venisse portato avanti il disegno di legge presentato da Cynthia Lummis e Kirsten Gillibrand, proprio sulle stablecoin. Un provvedimento il quale mira a varare un quadro legislativo all’interno del quale questo genere di criptovalute siano in grado di proteggere realmente i consumatori.
Perché la legge sulle stablecoin potrebbe danneggiare USDT?
Se la protezione dei consumatori è naturalmente importante, c’è però una parte del provvedimento in questione che rischia di mutare in profondità il quadro. La nuova legge, infatti, renderebbe possibile l’ingresso delle banche nel settore. Banche che, però, non possono detenere asset riconducibili ad entità estere.
Tether, in effetti, è proprio una di esse. Le banche interessate, di conseguenza, dovrebbero dismettere le proprie partecipazioni in USDT. Se è vero che l’azienda afferma di poter far fronte agevolmente a questa ipotesi, ha comunque già iniziato a guardarsi intorno per riuscire a diversificare il proprio portafogli d’investimento. Individuando l’intelligenza artificiale come possibile campo di espansione.
Resta naturalmente da capire quale incidenza potrebbe avere la legge Lummis-Gillibrand sulle partecipazioni in titoli del Tesoro USA di Tether. Considerato quanto sta accadendo, ovvero le dismissioni di quelle cinesi e quelle possibili del Giappone, la domanda è sempre più attuale.